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By:Federico Cappello

 

 

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Chiesa  San Giovanni Battista   (C. POPOLO)

Il Vescovo Mons. Aurelio Zibramonti nel 1590, aveva riunito tutta la zona settentrionale al di là del Po, alla parrocchia di Balzola; ma i fedeli del "Rabeto" trovavano difficoltà per i sacramenti e per le funzioni: la chiesetta di S. Giovanni era insufficiente e fatiscente. Invano avevano chiesto il distacco al Vescovo chiedendo di essere riuniti a Casale e poi ai dodici vescovi che si succedettero nell'arco di 75 anni.

Fu poi il duca Vincenzo I Gonzaga ad autorizzare, nel 1602, la costruzione di una nuova chiesa su un terreno donato dal conte Francesco Gorno e da suo figlio Ferrante, mantovani, che avevano avuto una vasta concessione ducale al "Rabeto". Seppure la chiesa non era ultimata, il vescovo Mons. Tullio Del Carretto la consacrava, sempre a San Giovanni Battista, il 12 ottobre 1603, costituendola in parrocchia.

La chiesa subì danneggiamenti nel '600 specie da parte delle soldatesche spagnole e imperiali acquartierate nell'Oltre Po al tempo dei vari assedi alla Cittadella di Casale. Le cronache ricordano che il 13 agosto 1655 soldati francesi e savoiardi provenienti da Palazzolo e Morano, che avevano saccheggiato, asportarono dalla chiesa quei arredi in essa contenuti. Nel 1739 il re Carlo Emanuele III di Savoia infeudava la contrada del "Rabeto" al conte Bernardino Morelli (che aggiunse la specifica "di Popolo", il quae in apposito atto notarile fece firmare ciascun capo famiglia una formale sottomissione. Il conte Morelli concesse poi un lauto contributo alla chiesa di S. Giovanni che appariva in cattivo stato. Il De Conti annotava nel 1794  " Chiesa di S. Giovanni a Popolo fondata nel '600 oltre il Po ed eretta contemporaneamente in Parrocchia succursale della Cattedrale. Venne rifabbricata ed ampliata nell'anno 1780 sul disegno di architetto di poco nome, ma non affatto privo di gusto. L'icona di San Giovanni Battista in fondo al coro non è pittura affatto sprezzabile, come pure quella di S. Vincenzo Ferrerio in uno degli altari laterali. Sul distretto di questa Parrocchia vi abitano circa 900 anime"

In effetti il disegno della chiesa fu eseguito dal trinese Giuseppe Tricerri come "stuccatore, capomastro da muro, progettista". Nel contratto firmato dai rappresentanti del Popolo risultano prescrizioni: la chiesa doveva essere simile a quella di Balzola e come quella doveva avere i due vasi dell'acqua santa. Ora non troviamo alcuna somiglianza con la costruzione del Magnocavalli a Balzola. La facciata è scompartita da due altissime lesene centrali e due angolari, con il frontone triangolare. Il campanile ha una copertura sagomata poco abituale.

La chiesa era stata riconsacrata nel 1802 al termine dei lavori. L'interno è a croce latina con due sfondati nel transetto e due altari laterali, entrambi con pale di Orsola Caccia: l'uno è dedicato alla Madonna del Rosario e l'altro a S. Vincenzo Ferreri e S. Gaetano. La tela del Rosario è interessante perchè sotto alla Madonna ed ai santi Domenico e Caterina da Siena, compare un particolare della battaglia di Lepanto, ed in primo piano il simbolo domenicano del cane con la face accesa in bocca. Intorno vi sono formelle con i "Misteri". Sull'altra tela è raffigurato un miracolo romano (è dipinta la Piramide di Cestio) dei due Santi patroni; in cielo vi sono gli angeli musicanti. Sulla cornici in stucco figurano i versetti "Tu honorificentia propria" e "Vidi arternum angelum volantem per mediam coeli" . Sull'altare, sormontato da un grande Crocefisso pensile, è posta una statua settecentesca della Madonna del Rosario, tutta dorata. Sulla porticina del tabernacolo è figurata la Resurrezione di Gesù dal sepolcro aperto. Ai lati del presbiterio vi sono affreschi monicromatici (forse opere dei fratelli Aceto di Occimiano) raffiguranti "Gesù tra i fanciulli" e "L'ultima cena". Nel coro vi è una tela sagomata nella cornice in stucco con "La predicazione di S. Giovanni Battista": ieratico è il gesto del profeta che indica il cartiglio "Viam Domini" alle genti incredule. Negli spicchi della volta dell'abside figurano il forma di angeli le tre Virtù Teologali, Fede (con la croce), Speranza (col raffio dell'ancora) e Carità ( col bimbo in braccio). Nelle vele delle volte figurano i quattro Evangelisti e i quattro profeti mariani, Mosè, Aronne, Elia e Geremia. Sui cieli delle volte, fra azzurri e nuvole cariche di angioletti, figura il Trionfo del battista e l'Ascensione di Gesù con i cartigli "Plusquam propheta est"  e "Ecce Agnus Dei". Nel coro, in noce intarsiato (come il bel pulpito) è posta una statua policroma della Madonna Addolorata. La chiesa conserva vari reliquari in legno dorato ede argentato. La bussola d'ingresso viene acquistata nel'800 dalla chiesa di S. Stefano. Moderna ma attraente è la vis Crucis in ceramica opera del Bagna. Sopra all'arco dell'organo vi è il versetto 146 dei Salmi "Deo Nostro ut iucunda decoraque laudatio".

Ricordo che nella frazione vi sono altre chiesette: la Madonna delle Grazie al Cantone Castello, S.Giovanni Battista al Corno, S. Lorenzo al Cantone Brina e il Bambino di Praga eretta nel 2°Rondò nel 1968.

Federico Cappello

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Ultimo aggiornamento: 11-01-09 . Testi &  grafica  sono di esclusiva proprietà di:  Federico Cappello. In assenza di esplicita autorizzazione scritta, la riproduzione  anche parziale di qualsivoglia materiale pubblicato su questo sito è vietata dalle vigente legge 633/41 sul diritto d'autore e di quelle successivamente intervenute per regolare la materia