Due itinerari nella Milano Ambrosiana
(romana e paleocristiana)

Itinerario I

Da piazza del Duomo si raggiunge piazza della Scala - sede di una porta romana ai tempi dell'impero - e si percorre via Filodrammatici, in via Bossi al n. 4 (palazzo della Beni Immobili Invest, già sede del Banco dei Medici del sec. XV. Resti degli Horrea, granaio della città. Vasta costruzione (m. 20x68) in due piani (volte su pilastri al piano inferiore), costituita di due edifici come gli horrea di Aquileia e di Treviri e ampia complessivamente m. 59x68.

Si vedono una parte del muro occidentale, alcuni pilastri ed elementi architettonici.Ha struttura di mattoni su fondazioni di calcestruzzo di ciottoli. E’ da rilevare un ritmo di paraste esterne, che sotto la gronda erano legate da arcate, come in San Simpliciano. Età di Massimiano (286-305).

Si ritorna in piazzetta Bossi; in via del Lauro (lungo questa strada passava un tratto delle mura urbane più antiche della città), al n. 7, nell’autorimessa delle Assicurazioni Milano (chiedere autorizzazione, tel. 88401): resti di Aula per il culto imperiale di età flavia (69-79 d.C.), forte struttura di ciottoli con alternanza di filari di mattoni. Dietro l’aula un tratto delle mura urbane.

Allo sbocco di Via Broletto era la porta settentrionale della città (Porta Comacina). Si percorre Via Ponte Vetero e Corso Garibaldi fino a piazza delle Crociate e si raggiunge la Basilica di San Simpliciano. E’ la «Basilica Virginum», iniziata da S. Ambrogio, ma consacrata dal suo successore, che ha voluto esservi sepolto. Nel 398 accolse le reliquie dei martiri dell’Anaunia (Trentino). Rielaborata in età longobarda e romanica e nell’ ‘800, consiste in un’aula a pianta di croce, poi divisa da pilastri in tre navate (l’aula longitudinale ha m. 21.70 x 56.70).
Notare il ritmo esterno di arcate e paraste, ben visibile sul braccio settentrionale e lungo il lato Sud dalla piazza. E’ la più vasta basilica costruita da S. Ambrogio, che conserva quasi tutte le strutture antiche. Fine del IV sec.

Raggiunta piazza Cordusio, si passa nelle vie G. Casati e G. Negri e piazza degli Affari. In via S. Vittore al Teatro n. 14 (chiedere autorizzazione all’economato della Camera di Commercio, tel. 85151/44.34). Qui si trovano i resti del Teatro Romano. Costruzione in ciottoli, di cui si vedono specialmente le fondazioni di un tratto della cavea. Notare le incassature dei panconi usati per contenere la terra, assai umida al tempo della costruzione. La scena (lunga 60 m.) era volta a occidente perché fosse ben illuminata nel pomeriggio. Diametro dell’edificio m. 94. Età tardo repubblicana.
Altri elementi (pilastri delle arcate esterne) sono nel sotterraneo del n. 7 della stessa via. Si percorrono le vie
S. Vittore al Teatro e S. Maria alla Porta e in via Brisa si vede dall’alto l’Edificio romano di via Brisa. Con l’anfiteatro sono gli unici resti romani di scavo conservati all’aperto. E’ un complesso di strutture di grande interesse planimetrico: un’aula circolare cui si accordano ritmicamente altri ambienti minori tutti riscaldati. (Resti del Palazzo imperiale?) Può essere di età tetrarchica (286-305) o costantiniana (306-337).

Si prosegue in Largo Ansperto e via B. Lumi: Torre di Ansperto, così detta perché rialzata a campanile del Monastero Maggiore voluto dall’arcivescovo Ansperto (868-881). Tutta la parte inferiore, anche se modificata, costituisce una delle torri terminali del Circo prossima ai carceres, donde partivano le quadrighe. Si nota sul fianco un timpano in mattoni che poggiava con colonne su due mensole (resta la destra).

In Corso Magenta n. 15 il Museo archeologico civico espone una parte del ricco patrimonio archeologico della città (per cui vedi anche nei sotterranei della Rocchetta nel Castello Sforzesco). Da rilevare: Artemide da Via Nerino; Venere del tipo Landolina, da via S. Dalmazio; Torso di Ercole del tipo Farnese da S. Vito al Pasquirolo; Ritratto virile in marmo, (l’imperatore Massimiano?) da Monza; Ritratto virile in bronzo da Lodi; musaici romani policromi da via Nerino, da San Giovanni in Conca, dal corso Europa (Terme Erculee), complesso di musaici di tre ambienti contigui da via Circo.

Nel giardino: l’unica Torre della cinta muraria di Massimiano (286-305) che sia conservata. Ha 24 lati ed è alta m. 16,60; notevole il tratto delle mura urbane collegato, di cui resta una possente fondazione nel sotterraneo del Museo. La cinta di Massimiano si collegava a Sud al Circo.Sul lato orientale della città invece si staccava dalle mura repubblicane in via delle Ore e per il Verziere, Largo Augusto e le vie Durini, Monte Napoleone, Monte di Pietà, dell’Orso raggiungeva la porta Comacina in via Broletto.

Fra le mura e il museo resti di edifici di età flavia. Si riprende la via B. Luini e la via Cappuccio e si volta a sinistra in via Vigna.Al n. 1, lungo tratto del muro orientale del Circo, grande edificio di m. 85 x 470 che si estendeva fino appunto in Via Circo, dove se ne vedono altri elementi della parte ricurva. La parete ha traccia delle arcate delle volte resecate, sulle quali si impostavano le gradinate. Nell’Italia padana avevano il Circo solo Mediolanum e Aquileia. Forse età di Massimiano (286-305).

Proseguendo si volta in via Morigi (sede di varie scoperte di resti di edifici della città romana). Al n. 2, nel portico, è conservato un tratto di pavimento di abitazione romana, composto con pietre bianche con cornice a minute tessere. E il più antico visibile ora a Milano (I sec. a.C.). Nella vicina via Torchio al n. 1 muro ricurvo del circo. Per Via S. Marta e via S. Maurilio si raggiunge via Nerino, sul percorso del cardine massimo (cardo maximus) della città antica. Al n. 2 (rivolgersi al portiere) è conservato in luogo un mosaico bianconero a scutulae (squame). Appartiene ad una stanza assai modesta (m. l,85 x 3,30), molto profonda (m. 4,65) anche rispetto al livello antico. E’ forse un forziere?

Si ripercorrono le strade già fatte fino alla via Cappuccio, poi per via S. Valeria, al n. 3 (rivolgersi al portiere). Memoria paleocristiana di Santa Valeria mausoleo privato (dei Valeri) nel cimitero detto dei Martiri. Si notano i muri perimetrali (m. 7.50 x 7.25) e alcune suddivisioni. Nelle vetrine, oggetti provenienti dallo scavo (sec. IV d.C.).

Si prosegue e si entra dalla porta settentrionale nella Basilica di Sant’Ambrogio costruita fra il 381 e il 386, ricostruita sullo stesso perimetro nel IX e XII secolo nelle attuali forme romaniche. Della basilica paleocristiana restano una base e una ipobase di colonna lungo la navata settentrionale (sinistra), un tratto di muro all’attacco dell’abside e forse le due colonne che aprono l’abside. Nella basilica da rilevare: il grande sarcofago marmoreo «a porte di città» (la città celeste) che è sotto il pulpito (fine sec. IV).
Sulla fronte (verso la navata laterale): Missio apostolorum (Cristo barbato manda gli apostoli a evangelizzare); sul lato posteriore: Cristo imberbe, docente fra gli apostoli seduti; sul lato verso l’altare: Elia sulla quadriga che lo porta i cielo, Noè e la colomba, Mosè riceve la legge. lato opposto: sacrificio di Isacco; discepoli che seguono un maestro.
E il
più importante sarcofago cristiano dell’italia settentrionale. In fondo alla navata sinistra, tomba di Pipino d’Italia, figlio di Carlo Magno (777-810). In fondo alla navata destra: sarcofago detto de santi Nabore e Felice (dalla demolita chiesa di Francesco Grande) con arresto di Pietro e arresta di Gesù, condotto da Pilato (XII secolo).

Si passa nel sacello di San Vittore in ciel d’oro, costruito nel IV sec., decorato con mosaici parietali nella prima metà del V; nel cupolino, Vittore, martire di. Milano; sulle pareti il vescovo Materno fra i martiri Nabore e Felice e il più antico ritratto di S. Ambrogio fra i martiri Gervaso e Protaso. Nella cripta loculi di S. Vittore e di S. Satiro, fratello di S. Ambrogio, un sarcofago romano.

Uscendo dalla porta principale della Basilica, attraversato l’atrio (varie iscrizioni romane e paleocristiane alle pareti) si esce sul piazzale (a destra colonna romana in marmo con capitello ritenuta dal sec. XVII resto di una villa imperiale extraurbana) si prende la via San Vittore. Nella piazza San Vittore, Museo della Scienza della Tecnica, nei chiostri si vedono due grosse strutture murarie: parte delle fondazioni di un grande (100 x l32) recinto fortificato ottagonale con torri angolari, detto

Fortezza di San Vittore, costruito a difesa di un mausoleo ottagonale imperiale (costruito da Massimiano), dove è stato sepolto Valentiniano (±392), simile a Sant’Aquilino. Il mausoleo è servito di esempio architettonico al battistero di S. Ambrogio. Del mausoleo resti in un sotterraneo (accesso dalla casa parrocchiale), del recinto altri resti con nicchie nell’orto delle Suore (di Via S. Vittore 18). Il recinto è stato usato come cimitero (iscrizioni e tombe in un ambiente del Museo).

Itinerario Il

Per una porta a sin. dell’ingresso principale del Duomo (orario 10-12 e 15-17 chiuso lunedì) si scende sotto il sagrato della chiesa: Resti del Battistero di San Giovanni alle Fonti costruito da S. Ambrogio nei primi anni del suo episcopato (374-380 ca.) ispirandosi a un mausoleo romano simile a sant’Aquilino.
L’edificio ottagono, celebrato da versi dello stesso S. Ambrogio (v. lapide nel testo originale con traduzione) ha m. 19,30 sulla diagonale (ogni lato misura m. 7,40) e poteva esser alto m. 17. Nell’ antiquarium si vedono migliaia di tessere d’oro policrome, che ornavano la volta, ed elementi della decorazione parietale. La
vasca battesimale ottagona ha perduto i gradini d’accesso e gran parte del rivestimento marmoreo; notare larghi tratti del bel pavimento e i canali connessi con la vasca. Molte tombe erano state disposte nei pressi per accostarsi all’abside maggiore della basilica cattedrale, dedicata al Salvatore e a S. Tecla (compagna di predicazione di S. Paolo), di cui si conservavano reliquie (si vede l’abside, del V sec., rinforzata da muri romanici). Dietro l’abside altra abside più ristretta, d’età costantiniana (primi decenni IV sec.). A nord dell’abside del Duomo di Milano, resti del Battistero più antico di Milano.

Nella stazione Duomo della Metropolitana dietro alcune vetrate: Accesso al presbiterio dell’antica cattedrale (sec. V), con resti di pavimenti a lastre di marmo bianco e nero e di mosaico pavimentale. Un pozzo serviva per gli usi della chiesa. Nella stazione anche un tratto di strada romana, da Via Mercanti.

Uscendo dal Duomo prendere il Corso Vittorio Emanuele. Sotto i portici settentrionali al n. 13: statua marmorea romana detta Omm de preia (di pietra), personaggio togato che ha avuto per Milano la funzione di Pasquino a Roma: reggere satire e critiche ai governi stranieri.

Davanti alla chiesa di San Carlo, in un sottopassaggio (ora chiuso) arcata di un ponte romano sul quale passava la strada antica ora sotto il Corso (il ponte è stato spostato dalla sua sede per il passaggio della metropolitana). Attraversare il grande edificio con imponenti strutture di ferro: ci si trova nell’area delle Terme Erculee, il vasto edificio termale costruito da Massimiano (286-305) fuori della città repubblicana e difeso da nuove mura, che ne ampliarono la superficie. Il porticato delle Terme, celebrate dal poeta Ausonio (ca. 310-393), era ampio più di quattro volte l’area del piazzale dov’è la chiesa di S. Vito al Pasquirolo (tratti de muri perimetrali nel giardino). L’edificio termale seguiva a Sud: il frigidario sorgeva ove ora è la chiesa, davanti alla quale nel 1827 è stata scoperta una statua di Ercole. In un sotterraneo (rivolgersi alla Soprintendenza Archeologica, tel. 89400555) sono conservati tratti del musaico pavimentale di una sala, resti di un ipocausto e, lungo la chiesa, parti del pavimento marmoreo del frigidario.

Oltre la vicina piazza San Babila, in fondo al Corso Venezia, dietro il Planetario, è la sede della distrutta basilica ambrosiana di San Dionigi.

Proseguendo in corso Europa, si attraversa il Verziere (qui passava la cinta murale di Massimiano) e per piazza Santo Stefano e via Festa del Perdono si raggiunge il piazzale di San Nazaro in Brolo e il corso di Porta Romana. Attraversato il Mausoleo Trivulzio (ispirato a un mausoleo romano, si entra nella Basilica di San Nazaro o degli Apostoli, costruita da S. Ambrogio fra il 382 e i 386 a pianta di croce in memoria del martirio di Cristo e della maggior parte degli Apostoli, coperta a volte e dotata di tiburio in età romanica. Notare l’imposta delle colonne e le absidiole poste all’imbocco dei bracci (all inizio del braccio destro, la tomba di Dioscuro, medico amico di S. Agostino) l’iscrizione con i versi di Ambrogio, un capitello tardoromano e, nell’area dietro la chiesa, molti sarcofagi disposti in prossimità dell’abside, che conservava le reliquie di S. Nazaro.

Risalendo il corso di Porta Romana (la via romana sottostante correva fra due portici colonnati, come in grandi città dell’Asia Minore si giunge in piazza Missori. Resti della chiesa romanica di San Giovanni in Conca. Nella cripta una cisterna romana e resti della basilica paleocristiarìa (V sec. ?) a una navata, con grande abside e con paraste esterne sul tipo di San Simpliciano.

Si percorre il corso Italia, si volta in Via Barellai e poi in via Amedei. Al n. 4 (rivolgersi alla Soprintendenza Archeologica tel. 89400555) in un sotterraneo: mosaico in origine ampio m 6,50 x 26 di un’aula di culto cristiana (fine sec IV): notare il pannello con scena di pesca con gustosi particolari, due cervi alla pastura, ottagoni e croci decorative. Alle pareti, mosaici provenienti da Piazza Borromeo, forse di un oratorio cristiano.

Si ripercorre il tratto di via Amedei e si volta in via dei Cornaggia, che è sulla linea delle mura repubblicane (notare l’angolo retto della strada) e si passa a destra in via Olmetto. Al n. 6, si conserva una parte di Strada romana che passa esattamente sotto la via Piatti a m. 2,50 di profondità.

Si ripercorre via Olmetto e si volta a destra in via San Vito. Al n. 26 in un seminterrato è il più lungo tratto conservato delle mura urbane (m. 32) erette alla fine della repubblica romana (terzo quarto del I secolo a.C.). Hanno un forte zoccolo in pietra arenaria e la cortina è in mattoni, con rastremazioni successive. Il tratto più conservato è alto m. 2,70, ma dovevano essere alte almeno il triplo.
Avanti al muro si conserva un rafforzamento del V sec. con conci dell’Anfiteatro. Nel piazzale detto
Carobbio (quadruvium, incrocio di strade) era la Porta Ticinensis, della quale dietro l’agenzia di viaggi Ceitur è conservata la torre rotonda che era a sinistra dell’ingresso antico.

Si entra nel corso di Porta Ticinese e si vedono assai presto le Colonne e la Basilica di San Lorenzo, il più imponente edificio superstite della città antica e la basilica paleocristiana a pianta centrale più vasta e complessa dell’Occidente. Le 16 colonne (da un tempio romano, probabilmente, in Piazza S.M. Beltrade) erano pronao all’atrio quadriportico, ora interamente perduto. Notare l’arco che si apre al centro a nobilitare l’ingresso. La basilica è stata riformata nel sec. XVII, ma i muri perimetrali e le quattro torri sono antichi e le grandi absidi a logge che si aprono sulla sala centrale riprendono il ritmo antico. La torre di NE è interamente conservata (alt. 30 m.). La volta antica era rivestita di mosaico figurato a fondo d’oro. La chiesa era basilica palatina, costruita alla fine del IV sec., prima che la capitale dell’occidente passasse a Ravenna (nel 402). A destra è il mausoleo ottagonale - Sant’Aquilino - destinato a tomba imperiale. Questo e il mausoleo di Spalato (Dalmazia) sono i più integri mausolei del tipo che ci siano conservati dall’antichità; S. Aquilino ha una caratteristica loggia esterna sotto il tetto.

L’atrio «a forcipe» conserva resti della decorazione a mosaico (profeti, apostoli, martiri, costituivano la "Gerusalemme Celeste"). Per un ricco portale marmoreo (di età flavia) si entra nel mausoleo dove due nicchie conservano il catino musivo: Elia sulla quadriga lascia il mantello a Eliseo (molto guasto) e Gesù docente fra i dodici apostoli (notare Pietro e Paolo ai lati) perfettamente conservato (princ. del V sec.). Notare il grande sarcofago in marmo greco (sec V). Per una scaletta dietro l’altare di S. Aquilin (cappella aggiunta nel sec. XVII) si visitano le fondazioni del mausoleo, che, come per tutta la basilica sono composte con otto strati di conci di ceppo (da cave della Bergamasca) provenienti dalla demolizione della cerchia esterna dell’Anfiteatro.

Rientrati in chiesa, a Est è un altro ottagono, c all’interno ha pianta di croce, custodia delle reliquie di S. Lorenzo e di S. Ippolito. Si esce dalla porta Nord attraverso un terzo ottagono, (S. Sisto) più piccolo, tomba episcopale e si va nel piazzale della Vetra per osservare esternamente l’animato complesso degli edifici laurenziani.

Ritornati sul piazzale delle Colonne si attraversa la Porta Ticinese medievale e per via De Amicis al n. 17 (antico chiostro di S. Maria della Vittoria) si vedono le fondazioni di alcuni muri radiali dell’Arena, anfiteatro romano, poco più grande dell’Arena di Verona (assi m. 125 x l55), dalla quale provengono i conci di ceppo, fondazioni della basilica di S. Lorenzo, che costituivano le arcate della cerchia esterna, erette sul grosso muro semicircolare visibile nello scavo.

Si riprende il corso di Porta Ticinese e si raggiunge S. Eustorgio, basilica romanico-gotica sorta su di un cimitero paleocristiano. Dietro l’altare maggiore, l’abside della basilica paleocristiana e, sotto la chiesa, tombe, sarcofagi e iscrizioni cristiane del cimitero antico. Usciti sulla piazza, per le vie Scaldasole, Conca del Naviglio, Marco da Oggiono, Ariberto, si giunge a San Vincenzo in Prato, basilica paleocristiana cimiteriale assai rifatta e falsata con capitelli romani di riporto sulle colonne e iscrizioni sepolcrali cristiane.

 


Torno a Casa