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La libertà di Giuda

   
   
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Giotto, Bacio di Giuda
 
Padova Cappella degli Scrovegni


- La voce Giuda Iscariota della Wikipedia

- La voce Giuda Iscariota della Enciclopedia Cattolica (inglese)

- Una recensione de La Gloria, con notizie sulla vita di Giuseppe Berto, su Lankelot.com 

Nel cuore del cuore di Giuda

Il National Geographic ha annunciato che sta finanziando parte del restauro del ritrovato apocrifo Vangelo  di Giuda, riaprendo la discussione sulla più problematica  figura del Vangelo. Torna così alla memoria l'ultimo romanzo di Giuseppe Berto, centrato sulla figura di Giuda.


Nel 1978, poco prima di morire, Giuseppe Berto pubblicò un libro intitolato La Gloria (lo stesso titolo usato da D’Annunzio per una sua tragedia, ma con un senso tutto diverso). Tema del libro è l’avvento e la morte di Gesù, narrato dal suo traditore, il discepolo Giuda Iscariota, che in un racconto lucido e drammatico porta alla luce le ragioni vere del suo gesto: non il più vile tradimento della storia, ma l’accettazione di una missione terribile, necessaria perché si compia il destino disegnato da Dio. Giuda è complice di Gesù, partecipa con il suo sacrificio al sacrificio del figlio di Dio, è come Lui inserito in un disegno superiore che si compie per la salvezza dell’uomo.

 Questa tesi eretica di Berto non è in realtà isolata: si aggiunge a un filone letterario che a partire dal Romanticismo cerca di riabilitare la figura di Giuda (p.e. nel dramma Giuda di Ratti, 1923, nel racconto Tre Versioni di Giuda, di Borges, 1944). Già molto tempo prima, nei primi secoli dopo Cristo, la condanna della Chiesa era calata sull’eresia gnostica dei “cainisti”, che ipotizzando un Giuda complice di Gesù nel suo disegno di salvezza, anticipavano di circa diciotto secoli il tema del romanzo di Berto.

Il Vangelo di Giuda, uno dei testi espresso da questa eresia, è stato rinvenuto in Egitto negli anni Settanta, guarda caso proprio gli anni in cui Berto ha concepito il suo romanzo. Si tratta di un papiro di 66 pagine in lingua copta, che è riemerso con clamore in questi giorni, per opera del National Geographic e di una mercante d’arte svizzera. Si è così riacceso il dibattito sulla figura di Giuda, anche se come si è visto la tesi del Giuda traditore per missione era già nota e aveva trovato una compiuta enunciazione persino in un romanzo italiano di trent’anni fa. Ma si sa che l’abilità dei media è riportare ciclicamente alla ribalta notizie e mode. Del resto, è noto che tutto è già stato detto (e anche fatto). 

Andando poi a vedere nel dettaglio, l’eresia dei “cainisti” non appare solo, come dice Messori nel suo articolo di commento sul Corriere, uno degli infiniti deliramenta della fantasia orientale. Qualche buon motivo lo avevano: le difficoltà interpretative poste dalla figura di Giuda sono reali e pesanti. La domanda fondamentale che ci si pone davanti al suo gesto è chiara: era libero Giuda di non tradire? Poteva comportarsi diversamente davanti ai trenta denari che sono diventati il simbolo dell’avidità?

 Tutti e quattro i Vangeli ufficiali riportano la predizione che Gesù fece durante l’ultima cena: uno dei dodici l’avrebbe tradito. A questa affermazione, gli apostoli costernati lo assalgono di domande: sono forse io, Signore? Signore, dicci chi.

Gesù sapeva il nome, conosceva i tempi e il modo. Nella stessa cena, quando tutto ancora doveva compiersi, davanti a Pietro che gli offre la vita, prevede con esattezza che in realtà lo avrebbe rinnegato tre volte prima del canto del gallo.

Ma se Gesù sapeva e poteva predire, allora tutto era già scritto e quindi Giuda non era libero di scegliere, quando ha tradito, e dunque, non è nemmeno colpevole. Nel Vangelo di Giovanni il tradimento di Giuda è davvero spiegato con un determinismo che non lascia scampo: Gesù dice: “Quello che mi tradirà è colui al quale io darò questo boccone”, intinge il pane e lo dà a Giuda Iscariota, figliuolo di Simone. E allora, dopo quel boccone, dice Giovanni, Satana entrò in lui. Sono le stesse parole utilizzate da Berto nel suo romanzo. E' Gesù che sceglie l'apostolo traditore e lo consegna a Satana. Allora, come si può pensare di condannare Giuda? 

Il problema, in realtà, è ancora più profondo. Se tutto è stato scritto, siamo solo gli attori di un copione, e la nostra libertà è nulla, per quanto ci illudiamo. E se Dio può prevedere con esattezza, allora sembrerebbe che sia così, la storia è già scritta. La libertà dell’uomo presuppone un limite nell’onnipotenza del creatore del mondo: siamo liberi se lui non conosce il nostro destino.

                                                                                                      (23/4/2006)

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