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Calcio e letteratura

   
   



Un mondo alle corde
 per la fuga di un calciatore


Storie di calcio: cinque titoli per una biblioteca d'autore.

Pensare con i piedi di Olsvaldo Soriano (1995). Trent'anni di storia argentina vissuta attraverso l'incontenibile passione calcistica dell'autore.

- Azzurro tenebra, di Giovanni Arpino (1977). La disfatta della nazionale italiana ai mondiali del 1974 in Germania. Un romanzo amaro sul calcio e sul mondo che lo circonda. 

Febbre a 90°, di Nick Hornby (2001). La via anglosassone al tifo sfrenato, una passione divorante e inseparabile dalla vita.

- Selvaggi e sentimentali. Parole di calcio, di Javier Marias (2002). Gli articoli di calcio che lo scrittore spagnolo, insospettabile tifoso, ha scritto per El Pais nel corso di vent'anni.

- Storia critica del calcio italiano, di Gianni Brera (1975). Partita per partita, una storia del calcio italiano, scritta dal giornalista che più ha caratterizzato il modo di raccontarlo.


Una nutrita bibliografia di quanto è stato prodotto in tema di calcio (libri, film, videogiochi, dischi) è contenuta nella calcioteca.  


Scrittori calciatori: non poteva mancare, nel paese in cui ogni abitante è uno scrittore mancato e un commissario tecnico incompreso, il sito della Nazionale di Calcio Scrittori: l'Osvaldo Soriano Football Club.  

Scrivere con i piedi: quando il calcio incontra la letteratura

Dal classico  Pensare con i piedi di Soriano, a Febbre a 90° di Nick Hornby, non sono pochi i testi di narrativa ispirati o dedicati al mondo del calcio. Ma già Leopardi, nel 1821, aveva scritto la canzone A un vincitore nel pallone. 


Quando mi è venuto in mente di scrivere una storia su una società che va in pezzi perché un beniamino delle folle sparisce, ho subito pensato a un calciatore. Forse perché è difficile trovare un'altra cosa "futile" come il calcio che sia in grado di legare a sé l'interesse e la passione di tanta gente, di ogni ceto e censo sociale (donne incluse: probabilmente il calcio è lo sport con il maggior numero di tifose). Tanto che non so quanti lo considerino davvero un gioco (eppure si dice "il gioco del calcio"): semmai potrebbe essere una versione incruenta (ma neanche tanto) della guerra, combattuta con strategie e tattiche e tutto l'ardore di cui si è capaci, al comando di un "generale" che osserva e dà ordini fuori dal campo di battaglia, come gli antichi  condottieri. O più prosaicamente come una rissa tra un branco di bravi pagati per dar lustro al signorotto di turno. Gli scrittori, che pensano in grande, gli piace invece vederlo come una metafora della vita: "Tutto quello che so della vita, l'ho imparato dal calcio" arrivo' a dire Albert Camus, e non erano ancora i tempi di Zidane e compagni. In tema, Fernando Acitelli ha intitolato il suo canzoniere del calcio mondiale (185 ritratti in poesia di calciatori famosi) La solitudine dell'ala destra come si può indovinare, non intende certo alludere alla frustrazione del giocatore che non sa a chi passar palla. Molto prima di lui, nel 1821, Leopardi aveva scritto la canzone classicheggiante (pesantuccia) A un vincitore nel pallone, in elogio all'atleta vittorioso, il cui vigore vorrebbe riuscire ad applicare nelle cose della vita. Metafore a parte, il pallone di cui parla Leopardi è ancora ben lontano da quello che si intende oggi: è uno sport più simile alla pallavolo o al tennis. Ma dopo avere inventato la palla, gli uomini, a partire dall'omerica Nausicaa, si sono ingegnati a trovare tutti i modi possibili per giocarci. Il calcio, ufficialmente, risulta inventato nel 1860 in Inghilterra: stando ai testi sacri, arrivò in Italia nel 1880, anche se già nel XV secolo ci si azzuffava in una specie di calcio-rugby. Nessun dubbio comunque sulla data del primo campionato nazionale: fu nel 1898, a Torino, in un sola giornata: se lo disputarono quattro squadre (tre torinesi e una genovese) e lo vinse, entrando nella leggenda, il Genoa Crickett and Football Club, italianissima squadra dal nome tutto inglese. Questo lontanissimo e mitologico esordio è raccontato da Dario Voltolini, insieme alle imprese di Platini, agli esordi di Franco Baresi, a Italia-Germania di Città del Messico e a molto altro ancora, nella raccolta di racconti intitolata 10 (intervista all'autore nel Cafè letterario), in omaggio alla maglia magica del gioco del calcio. Per una dettagliata storia del calcio si può vedere il sito Cronologia, che per altro contiene anche una altrettanto dettagliata storia della letteratura mondiale. Le incursioni degli scrittori nel campo del calcio (non nel "campo di calcio": anche questa sarebbe una bella storia da scrivere) sono raccontate da Claudio Agostoni nell'articolo on-line Calcio e letteratura, che ho trovato ripreso in questa pagina,  arricchito con un contributo di Darwin Pastorin e la già citata intervista a Dario Voltolini. Più ristretto l'intervento anonimo sul sito dell'Università di Bologna, dove sono approfondite le cinque poesie sul calcio di Umberto Saba e le teorie calcistiche di Pasolini. Secondo Pasolini, il calcio praticato in Europa, tutto teso all'organizzazione del gioco di squadra, equivale a un discorso in prosa, mentre il calcio sudamericano, che si affida all'estro dei solisti, è poesia. E quando prosa e poesia si scontrano, chi vince? Stando alle statistiche, si direbbe la poesia (anche se il gioco "prosastico" della Germania potrebbe dire la sua. E l'Italia? Siamo una via di mezzo, abbiamo inventato i poemi in prosa del calcio). Ancora di Darwin Pastorin (con Paolo Collo) una rassegna  pubblicata sul sito di Einaudi alla vigilia dei disgraziati mondiali coreanici-giapponesi. Vi compaiono molti interessanti testi (tra cui Il grido silenzioso, del giapponese Kenzaburo Oe) tutti più o meno "contaminati" dal calcio. Ma l'interesse degli scrittori per il calcio è solo una faccia della medaglia: dall'altra parte va registrata la passione, sul piano della produzione non meno feconda, di calciatori e affini per la scrittura. A conferma della teoria secondi cui gli uomini aspirano a diventare famosi soltanto per  pubblicare un libro. Dunque, tra i calciatori scrittori troviamo stelle di primissimo piano: Diego Armando Maradona, primo fra tutti, con Io sono El Diego: autobiografia confessione, fuori e dentro il campo, del più discusso asso del pallone. Tra i campioni di casa nostra, Paolo Rossi ha intitolato la propria storia Ho fatto piangere il Brasile. Chi non ricorda? Più tecnico il libro con cui Johan Cruyff spiega il suo modo di vedere il calcio. E il titolo non potrebbe essere più eloquente: Mi piace il calcio ma non quello di oggi. Infine, è in uscita il libro del migliore arbitro del mondo, il commendator Collina, ormai ricercato dagli sponsor come una vera stella. Bisogna riconoscere al calcio un altro primato: riesce a rendere famosi persino gli arbitri.

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Il calcio è lo sport di squadra più sparagnino che ci sia. Il gol è un evento raro, quando accade bisogna difenderlo con i denti. In questo, in effetti, un po' assomiglia alla vita (Enzo Bearzot).