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Considerazioni medico-sportive sulla dilatazione del seno coronario: descrizione di un caso clinico

 

G. Scibilia, D. Fugazzotto, L. Messina, L. Magaudda

Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport – Università degli Studi di Messina

U.O. di Medicina dello Sport – Az. Ospedaliera Universitaria di Messina

 

 

INTRODUZIONE: La diagnosi di malformazioni cardiovascolari congenite asintomatiche, prive di ripercussioni emodinamiche, può sfuggire anche ad una corretta visita medico-sportiva di routine. Spesso gli esami detti di secondo livello possono invece svelare questo tipo di patologie. Tra queste rientrano alcune malformazioni del sistema venoso che determinano un afflusso ematico superiore alla norma nel seno coronario, con successiva dilatazione dello stesso.

CASO CLINICO: Giungeva alla nostra osservazione, per la valutazione della idoneità alla pratica spostiva agonistica, un atleta, praticante calcio, di anni 18. La familiarità risultava positiva per malattie cardiovascolari (ipertensione arteriosa); la raccolta dei dati anamnestici personali non risultava significativa. L'esame obiettivo risultava nella norma, tranne che per il rilievo di soffio cardiaco sistolico 1-2/6 su tutti i focolai. L'elettrocardiogramma mostrava turbe della conduzione intraventricolare destra. I rimanenti esami strumentali erano negativi.

In seguito alla presenza del soffio cardiaco e delle turbe elettrocardiografiche veniva praticato esame ecocardiografico. Questo rivelava normali dimensioni delle camere, pareti ventricolari eucinetiche, normale morfofunzionalità valvolare. Il seno coronarico risultava dilatato. Questo reperto veniva interpretato come persistenza di vena cava superiore sinistra con sbocco in seno coronarico.

Il test ergometrico non mostrava alterazioni.

Per avere maggiore certezza della diagnosi, abbiamo quindi richiesto un ecocardiogramma transesofageo che confermava la diagnosi di persistenza della vena cava superiore sinistra.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI: Il seno coronario ha l’aspetto di una vena corta e larga, la cui tonaca media contiene tessuto muscolare, formato da fibre simili a quelle miocardiche disposte circolarmente alle quali si applicano, esternamente, fibre oblique che provengono dall’atrio. Può aumentare notevolmente il proprio volume nel caso in cui in esso si riversino, per anomalie del processo di sviluppo embrionale, strutture venose come le vene polmonari o, più frequentemente, la vena cava superiore sinistra persistente. La presenza, a sviluppo ultimato, di quest'ultima è conseguente alla mancata obliterazione, durante lo sviluppo embrionale, delle vene cardinali anteriore sinistra e comune sinistra e del corno sinistro del seno venoso, da cui trae origine il seno coronarico. Essa decorre nel torace parallela alla vena cava superiore destra, anteriormente all’ilo del polmone sinistro e sbocca nel seno coronario, determinandone una marcata dilatazione. Nei soggetti portatori di questa anomalia la vena cava superiore di destra può anche mancare. Quando è presente, le due vene cave possono avere le stesse dimensioni, oppure una di esse (generalmente la sinistra) può essere più piccola della controlaterale. In queste condizioni, generalmente l’orifizio del seno coronario è molto ampio, favorendo un adeguato deflusso in atrio destro dell’aumentata quantità di sangue che vi scorre. Non creandosi così modificazioni emodinamiche degne di nota i soggetti affetti da questa anomalia sono asintomatici e anche l'esame obiettivo risulta negativo.

Talvolta, nella parete tra il seno coronario e l’atrio sinistro, è presente un difetto che comporta uno shunt sinistro-destro, creando una condizione equiparabile ad una comunicazione interatriale.

Nei casi di sbocco anomalo delle vene polmonari, alcune o tutte le vene polmonari non comunicano con l’atrio sinistro e sfociano invece nelle vene sistemiche maggiori (inclusa la vena cava superiore sinistra), nel seno coronario o direttamente nell’atrio destro; generalmente è presente anche un difetto del setto interatriale, che condiziona la sopravvivenza dei neonati affetti da questa patologia. In questi casi, infatti, l'alterazione del quadro emodinamico appare evidente già nei primi mesi di vita, manifestandosi con cianosi e dispnea, segni ascoltatori di iperafflusso del circolo polmonare ed elettrocardiografici di ingrandimento delle sezioni destre cardiache.

Da quanto sopra esposto risulta che il rilievo ecocardiografico di una dilatazione del seno coronario in un soggetto asintomatico è presumibilmente da ricondurre alla persistenza della vena cava superiore sinistra e non rappresenta una controindicazione alla pratica sportiva, anche agonistica, di sport ad alto impegno cardiovascolare, perché le anomalie che possono esserne alla base non determinano, di norma, apprezzabili conseguenze emodinamiche, in assenza di patologie concomitanti.

 

BIBLIOGRAFIA:

  1.  Persistent left superior vena cava: case report and literature review. Sarodia B.D., Stoller J.K.Respir Care 2000 Apr; 45(4):411-6

  2. Transesofageal echocardiography in the diagnosis of the persistent left superior vena cava. Podolsky L.A., Jacobs L.E., Schwartz M., Kotler M.N., Ioli A. J Am Soc Echocardiogr 1992 Mar-Apr; 5(2): 159-62

  3. Atlante di anatomia, fisiopatologia e clinica. Netter, F.H. CIBA-GEIGY EDIZIONI, 1988, Vol I

 

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