Indice


LA GUERRA DEI TRENTANNI

Regolamenti
E-Mail Bibliografia
Ultime Modifiche Link


La Guerra di Gradisca (1615-1617).

Guerra dei Trentanni.


Gli Uscocchi.
L'Imperatore Ferdinando I d'Asburgo accoglie numerosi profughi balcanici, in fuga dai turchi, e concede loro di stabilirsi in Carniola e Dalmazia con sussidi e privilegi in cambio del servizio militare. I profughi slavi stanziati sulle coste inziano a compiere scorrerie ai danno del commercio Veneziano, e sono chiamati "Uscocchi" ("rifugiati").
Venezia protesta invano, è costretta a potenziare la difesa dei convogli e compie spedizioni punitive contro i rifugi dei pirati ma gli imperatori Massimiliano II e Rodolfo II proseguono la stessa politica.
La perdita della nave del rettore di Cattaro ed il rapimento del provveditore di Veglia (1612) spingono Venezia a bloccare i porti austriaci inducendo Ferdinando duca d'Austria ad accettare un trattato (II 1613) con la quale si impegna a trapiantare i pirati ma che non è rispettato.
Gli uscocchi proseguono le scorrerie. Presso l'isola di Lesina catturano e giustiziano il patrizio veneziano Cristoforo Venier (V 1613). Alla conferenza di Linz, l'Austria chiede la liberalizzazione della navigazione in Adriatico, ma Venezia rifiuta (VIII 1613).

L'Inizio della Guerra di Gradisca.
La flotta veneziana blocca Trieste (1614), il cui presidio è rafforzato dal capitano Sebastiano Zuech (II 1615). Il castello di San Servolo, sul ciglione carsico, è saccheggiato da due insegne di fanti veneziani che nel ritorno sono intercettate presso il rio Ospo da 240 archibugieri tedeschi che causano loro una decina tra caduti e feriti.
Il provveditore Benedetto da Lezze con 1.000 cavalieri e fanti veneziani occupa il castello di San Servolo.
Truppe uscocche e croate guidate dal colonnello Wolfang Francipane conte di Tersatto saccheggiano il territorio di Monfalcone. Il presidio veneziano che si limita a sparare alcuni colpi di cannone dalla rocca (autunno 1615).
Sul carso triestino, tra Corgnale (odierna Lokev, SLO) e Piedimonte (odierna Podgorje), si radunano 1.200 fanti croati, 500 uscocchi e 500 cavalieri, fronteggiati da 3.000 veneziani guidati dal provveditore Benedetto da Lezze. Le parti si scambiano reciproche scorrerie (X 1615).
Il duca di Savoia offre a Venezia un'alleanza ma il senato rifiuta.

La Battaglia di Zaule, 24 XI 1615.
Il provveditore Benedetto da Lezze con una galera ed alcune navi minori sbarca nel vallone di Muggia 3.800 veneziani, ai quali si uniscono 6 squadroni guidati dal capitano Fabio Gallo, occupa le saline di Zaule (24 XI 1615) ed inizia a distruggerle.
Dall'altopiano carsico interviene il capitano Daniel Francol, seguito dal conte di Tersatto e dagli archibugieri guidati dal capitano Sebastiano Zuech. I veneziani, colti di sorpresa, fuggono verso le navi. Il provveditore Lezze taglia i ponti delle saline dietro di sé, bloccando la fuga a parte delle sue truppe. La galera veneziana apre il fuoco con i cannoni colpendo sia i nemici che gli amici. Fabio Gallo fugge a piedi.
I veneziani lasciano 4-6.000 caduti ed annegati (ne dichiarano 120) ed una bandiera. Gli austriaci hanno 10 caduti, tra i quali il voivoda Verdonoviz, capo dei croati, ucciso da un colpo di cannone della galera.

Il Conflitto si Estende in Friuli.
Procedono le scorrerie e gli incendi sul carso triestino ed in Istria (XI-XII 1615).
Il provveditore di Palma (odierna Palmanova) mobilita le milizie del Savorgnan e quelle friulane e dispone di 3.000 uomini con i quali si attesta sull'Isonzo (20 XII 1615) ed inizia le scorrerie attorno la fortezza asburgica di Gradisca.
Due galee e 40 barche armate veneziane sono respinte da Moschiena dalla milizia locale e croata. I veneziani saccheggiano l'Istria arciducale (25-30 XII).
Il maestro di campo Pompeo Giustiniani esce da Mariano e da Cormons con fanti e cavalieri veneti e sorprende a Lucinico gli arciducali, che fuggono abbandonando le tavole imbandite. Giustiniani fa erigere fortificazioni sul monte Medea, a Lucinico e Sagrado, fissando il quartier generale a Cormons. Gli arciducali guidati da Adamo Trautmansdorf occupano le alture di fronte, rafforza la guarnigione di Gradisca, guidata da Rizzardo conte di Strassoldo, e tiene la riserva a Gorizia. Gradisca è rinforzata con compagnie di archibugieri carinziani (20 I 1816).
Mercenari italiani, tedeschi, dalmati, croati, schiavoni, francesi combattono in entrambi gli eserciti. Per Venezia combattono anche mercenari greci e levantini mentre per gli Asburgo combattono i mercenari spagnoli.
Giorgio Vivo con alcune bande di uscocchi si infiltra tra le difese veneziane e saccheggia il monfalconese (25-30 I), sfuggendo ai cavalieri veneti.
I veneziani fortificano Mariano da dove saccheggiano i sobborghi di Gradisca (30 I). Il capitano Daniele Francol con 30 cavalieri e la compagnia di Karlstadt effettua una sortita ma è attaccato da tre direzioni dalla cavalleria veneziana guidata da Pompeo Giustiniani, dal capitano udinese Daniele Antonini e da Tristano Savorgnan che avvolgono i tedeschi e li sbaragliano senza fare prigionieri. Francol è tra i caduti.
Trautmansdorf rafforza Gradisca con un corpo di veterani valloni e presidia Caporetto.

Il Primo Assedio di Gradisca.
I Veneziani avanzano a Farra ed investono Gradisca con opere d'assedio (24 II 1616), disturbati dalla cavalleria arciducale da Gorizia e Lucenico. Sono messe in posizione tre grandi colubrine, 4 cannoni e tre colubrine minori (5 III), altri pezzi dalla parte di Farra, che danneggiano le mura, gli edifici e mettono a tacere l'artiglieria avversaria, tranne la colubrina "cerbero" dal castello.
Gli assalti alle brecce sono respinti con gravi perdite. È quindi inziato il lavoro di mina al rivellino del torrione "San Giorgio".
I capitani arciducali Vivo, Zweck e Kuinzhi effettuano una sortita con alcune compagnie schiavone, sorprendono i veneziani nelle trincee e ne uccidono 400 (21 III). Pompeo Giustiniani si salva grazie all'intervento di alcune compagnie di corsi da Farra.
La mina scoppia senza effetto, riprende il bombardamento ma la piazzaforte riceve rinforzi di uomini e materiali.
I veneziani lanciano un'altro inutile assalto (25 III) nel quale solo i corsi si distinguono. Giustiniani toglie l'assedio e ripiega a Mariano (29 III).

La Battaglia di Lucenico, 2 V 1616.
I veneziani spargono la voce dell'apertura di trattative e frattanto riordinano le truppe. È formato un corpo di 200 galeotti ai quali è offerto il perdono; sono assoldati 4.000 francesi, sono contatti l'elettore palatino Friedrich di Wittelsbach ed il principe del Wüttemberg. Pompeo Giustiniani è affiancato da Francesco Martinengo e Ferrante de Rossi.
Marcantonio di Manzano, gli squadroni di cavalleria di Camillo Trevigliano ed un gruppo di albanesi riprende le scorrerie sul Collio passando a fil di spada 60 miliziani e ciddadini del castello di San Floriano e dei dintorni (20 IV 1616).
Trautmansdorf, ricevuti rinforzi, passa l'Isonzo e si fortifica tra Lucinico e Gradisca. I veneziani attaccano all'alba su tre colonne da Mariano, Corona, San Lorenzo e Mossa, guidati da Orazio Baglioni: a sinistra gli albanesi, al centro i mercenari di Ferrante de Rossi e del conte Fulvio di Porcia, a destra la cavalleria di Francesco Martinengo e Camillo Trevigliano, per un totale di 4.000 uomini (2 V). Gli albanesi occupano le trincee sopra Lucenico ma si fermano a saccheggiare i caduti mentre le altre colonne sono accolte da un nutrito fuoco, lasciano gravi perdite e sono costretti a ritirarsi.
I veneziani, colpiti da malattie, riducono le attività militari mentre gli austriaci ricevono rinforzi.

La Guerra sull'Arco Montano.
Il provveditore Barbarigo è sostituito da Antonio Priuli (2 VI) che ottiene truppe fresche friulane e dalmate, rafforza le fortificazioni campali e compie scorrerie diversive in Istria, richiamando parte delle forze avversarie. Gli austriaci rispondono con altre scorrerie nel monfalconese (15-16 VI).
Nel Monfalconese gli eserciti si fronteggiano estendendo i trinceramenti. Le truppe scelte corse ed albanesi al soldo veneziano attaccano il forte Stella (5 VIII), sulle alture di fronte a Fogliano, chiamato così per la sua forma esagonale, ma sono respinte con gravi perdite.
La guerra si estende sull'arco montano. I veneziani saccheggiano i territori di Caporetto e Tolmino (VII 1616), Il capitano mercenario inglese Schmit con 400 uomini, al soldo del vescovo di Bamberg, con altrettanti regolari austriaci occupano Pontebba con un colpo di mano (4 VIII), contrattaccati dalle milizie di Marcantonio di Manzano che riprendono Pontebba e Malborghetto (13 VIII), raggiunti dalla cavalleria guidata da Giacomo Antonini che saccheggia i dintorni di Tarvisio. I veneziani poi ripiegano su Pontebba e ne rafforzano le difese. Camillo Tevigiano con numerosi stradioti da Cividale effettua una scorreria nella valle dell'Isonzo da Caporetto e Tolmino (20 VIII).
Gli austriaci, colpiti dalle malattie, perdono un terzo delle milizie quindi si ritirano sulla sponda sinistra dell'Isonzo (28 VIII). I veneziani occupano Lucenico, abbandonata dagli avversari (4 IX). Anche gli ultimi avanposti austriaci ripassano l'Isonzo infiltrandosi di notte tra le postazioni veneziane (8 IX).
Pompeo Giustiniani piazza 4 cannoni e 2 colubrine contro forte San Pietro (sul monte Fortin) ed inizia il bombardamento (10 IX) inducendo il capitano Sibel ad offrire la resa (19 IX). Il presidio esce con l'onore delle armi.

Guerra di Posizione e Scorrerie.
La guerra si riduce a scaramucce e deboli assalti ai rispettivi trinceramenti attorno i colli di Lucenico (XI 1616), oltre a tentativi di effettuare scorrerie in profondità.
I veneziani respingono una sortita da Gradisca (20 XI).
Camillo Trevigliano con cavalieri croati, albanesi e dalmati passa l'Isonzo e sorprende l'accampamento dei Valloni presso Gorizia, lo devasta ma è respinto dall'intervento di truppe guidate dallo spagnolo Baltasar Marradas (24 XI). I cavalieri riparano a stento a Lucinico. Gli austriaci a loro volta superano l'Isonzo per una rapida scorreria (28 XI).
Trautmansdorf passa l'Isonzo presso Lucenico con una dozzina di squadroni, Montecuccoli, Marradas e la fanteria del conte Damperre, affrontato dai cavalieri di Camillo Trevigliano. I capelletti veneziani disordinano le proprie corazze costrette a ripiegare sui fanti corsi che dopo la prima salva non possono aprire il fuoco a causa della mischia. Francesco Giustiniano tenta invano di porre ordine. Trautmansdorf è ferito al braccio e rinuncia a proseguire l'attacco. I veneziani lasciano numerosi caduti e prigionieri, tra i quali Francesco Giustiniano.

Il Nuovo Comandante Veneziano.
Giovanni de Medici assume il comando dell'esercito veneziano, affiancato dal provveditore generale Antonio Lando (I 1617).
Per gli austriaci giungono consistenti rinforzi di fanteria e cavalleria dalla Stiria, Carizia e Carniola, guidati da Mattia marchese d'Austrio, figlio naturale dell'Imperatore. Le scorrerie in forza degli austriaci oltre l'Isonzo si intensificano (dal 12 I), alle quali i veneziani rispondono con l'erezione di nuovi forti.
Gli austriaci attaccano Lucenico ma sono respinti dalle artiglierie lasciando gravi perdite (30 I). I veneziani attaccano a loro volta i trinceramenti avversari a San Martino di Quisca e Vipulzano (5 II), ma sono sono disturbati sui fianchi dagli uscocchi e respinti dai difensori, aiutati dai cittadini. La ritirata veneziana è disturbata fino a Mariano.
Gaspar von Dornberg capitano di Tolmino con i pochi miliziani a sua disposizioni e numerosi paesani armati effettua una scorreria fino a Cividale (24 II).
I veneziani spostano il comando a Castions ed iniziano le opere d'investimento di Gradisca (II 1617) che Trautmansdorf provvede a rafforzare con milizie fresce, munire di viveri e munizioni (15 II). La cavalleria austriaca disturba i lavori veneziani.
Giovanni de Medici lancia una massiccia offensiva (1 IV). I veneziani attaccano in forze forte Stella ma sono respinti dal piccolo presidio guidato dal capitano Entico Paradis. L'Isonzo è forzato in sei punti tra Podgora e Mainizza ma l'artiglieria austriaca ed il pronto intervento della fanteria respinge i ripetuti assalti. Marcantonio di Manzano scende da Stregna verso Cividale ed occupa Ronzina, minacciando il fianco avversario, ma non è raggiunto da Lorenzo Tadini da Caporetto ed è costretto a fermarsi. Un distaccamento corso assalte il Torrione sul ponte di Gorizia ma è respinto. Solo il forte di Vipilzano è catturato con numeroso bottino ma al prezzo di gravi perdite.
I veneziani assaltano nuovamente il ponte del Torrione e sono respinti con gravi perditee (11 IV).
L'arciduca Ferdinando invia un contingente del vescovo di Gurk ed uno della carniola guidato da Erward von Auesperg. I patrizi goriziani stipendiano una compagnia di cavalli ed è assoldata una banda di moschettieri dal Tirolo guidata dal capitano inglese Enrico di Brus.
Marradas con un reggimento di cavalleria scelta ed uno di fanti spagnoli è inviato in Istria, libera Gallignana (14 V), occupa Fianona (20 V) con tutto il naviglio presente nel porto, saccheggia il territorio di Albona e torna sull'Isonzo.

L'Offensiva Veneziana.
A Monfalcone sbarca il conte Giovanni Ernesto di Nassau con 4.000 mercenari olandesi, portando gli effettivi veneziani a 20.000 uomini. Giungono anche alcuni volontari inglesi.
I Veneziani si preparano per una massiccia avanzata (1 VI): Giovanni de Medici ed il comando si trasferiscono a Monfalcone; Govanni Martinego da Mariano per Cassegliano raggiunge San Pier d'Isonzo; all'ala destra la cavalleria di Ferdinando Scoto da Mariano per Fratta e Monfalcone raggiunge Vermegliano, raggiunto dai fanti guidati da Orazio Baglioni; i mercenari olandesi avanzano verso le alture del Carso; i fratelli Francesco e Carlo di Strassoldo con 200 corazze, 300 archibugieri, due squadroni di cavalli ed uno di fanti mercenari prende posizione tra Farra e Mainizza, raggiunto da due grosse compagnie di cavalli, una di Cividale ed una di Udine.
All'alba (2 VI) gli olandesi occupano San Martino del Carso. Gli austriaci abbandonano tutte le posizioni tra Gradisca e le alture, che sono occupate dai veneziani. Camillo Trevigliano con un migliaio di uomini impegna gli austriaci presso Gorizia. Sei galee bombardano il castello di Duino.
Il giorno seguente (3 VI) gli olandesi investono il forte delle Donne (sul Monte San Michele) e dopo l'arrivo dell'artiglieria di Martinego aprono una breccia ed ottengono la resa dei 42 difensori. Dopo due giorni anche i 400 uomini del Forte Imperiale si arrendono agli olandesi in cambio di libero transito (5 VI).
I veneziani erigono alcuni ridotti, piazzano una quarantina di pezzi e si preparano ad investire il parco di Rubbia, quartier generale austriaco. Capitani e civili goriziani iniziano ad evacuare la città ma Enrico di Nassau rifiuta di proseguire l'assalto per la stanchezza dei suoi uomini (6 VI).
Gli austriaci si rianimano e rafforzano le difese ma durante un'ispezione Trautmansdorf è ucciso da un colpo d'artiglieria (7 VI). Gli succede lo spagnolo Baltasar Marradas che fa catturare ai veneziani falsa corrispondenza facendo loro credere che Gradisca sia ben munita.
Gli austriaci respingono un assalto al parco di Rubbia (9 VI), ritentato e nuovamente respinto (12 VI) con Enrico di Nassau che è tra i feriti, frattanto riescono ad introdurre viveri a Gradisca. Sono respinti anche il terzo furioso assalto (20 VI) ed il tentativo di avvolgimento per Merna, a causa della resistenza del capitano Melgruber al passaggio del Vipacco (22 VI).

Il Secondo Assedio di Gradisca.
I veneziani rinunciano ad ulteriori offensive ed intensificano il blocco di Gradisca. Le perdite e le malatie riducono i loro effettivi, gli olandesi sono dimezzati. Giungono nuovi rinforzi austriaci guidati da Albert von Wallenstein.
Gli austriaci in tre colonne da Farra, Gradisca e Gorizia assaltano il campo delle milizie albanesi di Camillo Trevigliano, infliggono gravi perdite, compresi i comandanti Marcantonio di Manzano, Pietro Avogadro e Leonardo Gualdo, e portano rifornimenti a Gradisca (VII 1617).
Una colonna austriaca attacca i veneziani che bloccano forte Stella (22 VII) e li sconfigge duramente; Orazio Baglioni è tra i caduti. Gli austriaci riprendono inoltre le trincee sul Monte San Michele. Lando si salva a stento.
Giovanni de Medici lascia il comando per motivi di salute, sostituito dal principe Luigi d'Este (24 VII).
Da forte Stella sono inviati di notte rinforzi e viveri alla piazza di Gradisca (VIII-IX 1617), attorno i quali i veneziani innalzano altri forti e batterie. Albert von Wallenstein porta nuovi rinforzi e rifornimenti al forte Stella ed a Gradisca (22 IX).

La Mobilitazione Spagnola.
Pedro Giron duca di Osuna viceré di Napoli attacca la flotta veneziana a Gravosa e le infligge gravi danni (1617). Una nave spagnola, guidata dall'inglese Ruperto Eliata, sbarca a Trieste 150 uomini (13 VIII).
Venezia raduna una flotta di 86 galee e navi minori, assoldando anche corsari inglesi ed olandesi.
Sono aperte trattative di pace a Parigi (IX 1617), mediate dalla Francia e dal papa. Pedro di Toledo governatore spagnolo di Milano si sposta con parte delle truppe a Crema, sui confini veneziani (X 1617).
Rizzardo da Strassoldo compie una sottita da Gradisca ma riesce solo a distruggere alcune opere ed impossessarsi di pochi attrezzi (4 XI).

La Pace di Parigi.
Le trattative iniziate a Madrid portano ad una tregua (28 XI) che permette a Baltasar Marradas di introdurre viveri nella piazza.
I mercenari olandesi si ribellano (I 1618), forse istigati da agenti di Pedro Giron duca di Osuna viceré di Napoli, e si calmano dopo alcune concessioni.
Il trattato di Parigi è ratificato a Madrid (1 II 1618) e pubblicato (24 VI) determinando lo status quo ante. L'Austria si impegna ad allontanare gli uscocchi dalla costa e Venezia a rendere le piazze occupate.

La Congiura Spagnola.
Il senato veneziano fa giustiziare alcuni mercenari francesi assoldati a Napoli, accusati di congiurare con l'ambasciatore spagnolo Alonso de La Cueva y Benavides marchese di Bedmar per assassinare il doge e favorire un intervento spagnolo (1618).
La flotta napoletana risale l'Adriatico ma è gravemente danneggiata da una tempesta.
Il marchese di Bedmar è richiamato in Spagna.
Pedro Giron duca di Osuna viceré di Napoli, accusato da Venezia di tramare contro di lei e di mirare all'indipendenza dalla Spagna, è richiamato a Madrid (1620) e muore in prigionia.

Indice Regolamenti Bibliografia Inizio Pagina