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NOTE SUL CINEMA ITALIANO

 

GLI ANNI CINQUANTA 1950-1959

 

Si prepara il boom economico!

All'inizio di questo decennio si conclude l'esperienza del cinema neorealista oramai in evidente crisi. Una crisi che forse era iniziata con la sconfitta elettorale del Fronte Popolare nel 1948, perchè, come insegna l'esperienza, al mutare della situazione politica, mutano presupposti e condizioni del lavoro degli intellettuali i quali, pur nella loro libertà di coscienza debbono tener conto del mercato, dell'economia che lo sostiene e dei finanziamenti.

 - Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson

Negli anni '50 imperversa Totò, utilizzato a getto continuo da molti registi: Ludovico Bragaglia, Mario Mattoli, Camillo Mastrocinque, Steno, Mario Monicelli, Rossellini, De Sica, Antonio Musu, ecc.

 - Totò

Escono anche otto films all'anno di Totò, come nel'50, nel '54, nel '58! e non si può pretendere che siano tutti all'altezza delle sue non comuni capacità. La critica del tempo lo considera poco più di una marionetta dalla comicità surreale, non ne vede la straordinaria drammaticità, non scorge la poesia dell'artista come, invece, seprà fare più tardi Pasolini.

 - Peppino De Filippo

La produzione di films italiani è consistente: nel '50 di 104; nel '51 di 107; nel'52 di 148; nel '53 di 161; nel '54 di 201; nel '55 di 133; nel '56 di 105; nel '57 di 129; nel '58 di 137.

Cinecittà, invece, funziona con ritmi ministeriali, nel '50 i films realizzaiti si contano sulle dita di una mano per poi aumentare ad una trentina all'anno negli anni seguenti.

Ma i benefici legislativi che impongono agli americani di realizzare films in Italia cominciano a farsi sentire; il Quo Vadis? viene girato in loco -a Roma- e si registra il fenomeno di legioni di romani (moderni!) che stanno accampati, nei pressi di Cinecittà, in attesa di una "comparsata", cioè di un qualsiasi lavoro, in costume o in abiti civili, per rimediare qualche biglietto da mille.

 

Un nemico del cinema, la TV!

Nel 1955 si ha il massimo numero di biglietti d'ingresso venduti: 800 milioni; però, in questo periodo, inizia un fenomeno inaspettato con l'arrivo della neonata televisione che dirotta messe di pubblico verso il piccolo schermo; un campanello d'allarme è dato dal fatto che molti cinema debbono interrompere la proiezione cinematografica per far seguire agli spettatori le puntate di Lascia o raddoppia? al giovedì sera.

 - Gino Cervi

Con il diffondersi dell'apparecchio televisivo nelle case, l'aumento del costo dei biglietti cinematografici, l'emorragia di pubblico diviene inarrestabile, tanto che la futura crisi del cinema comincia ad essere chiara a tutti gli operatori del settore.

 - Don Camillo ('52)

La produzione cinematografica è molto varia, accanto a film, riconosciuti ed apprezzati dalla critica, ma non sempre dal pubblico, vi sono altre pellicole mal considerate nelle recensioni ma ben ricompensate al botteghino.

 - Il ritorno di Don Camillo ('53)

E' il momento della ricostruzione, dei governi moderati, del conformismo post-bellico, degli interventi censorii, e dei... cedimenti commerciali. Non per questo vengono meno i buoni film.

 - Don Camillo e l'Onorevole Peppone ('55)

Il pubblico vuole divertirsi senza pensieri ed i produttori ingaggiano sperimentati registi per sfornare films di grande cassetta!

 - Gino Cervi

Nel contempo, continuano ad uscire opere che costituiscono la storia del cinema:

-Rossellini con Europa '51 ('52); Viaggio in Italia ('53); conclude la trilogia della solitudine; eccellenti giudizi della critica europea (Viaggio in Italia venne incluso tra i dieci capolavori di ogni epoca) ma i disastri negli incassi rendono difficile il dialogo con i finanziatori.

Gli altri films di Rossellini con la Bergman: Giovanna d'Arco al rogo e La paura, entrambi del '54; inoltre un episodio di Siamo donne ('53). In Francesco giullare di Dio ('50), niente agiografia ma inno alla sincerità, all'anticonformismo, alla ribellione.

Ne La macchina ammazzacattivi ('52) si svela una fiaba con morale educativa che non trova alcun successo di pubblico. Seguono, poi, Dov'è la libertà...? ('53); Il generale della Rovere ('59), caratterizzati da grande amarezza ma anche da un'inspiegabile discontinuità degli eventi che ne limitano in qualche modo la forza espressiva.

-Di Luchino Visconti si hanno Bellissima ('51); un episodio di Siamo donne ('53); Senso ('54); Le notti bianche ('57).

 - Senso ('54)

Con Bellissima ('51), Visconti getta l'occhio impietoso sulle contraddizioni della gente dl popolo e sui sogni destinati ad infrangersi nella spietata realtà; con Senso ('54), si distacca dalla cronaca del neorealismo per approdare ad una visione critica della storia creando un capolavoro di estetismo, lussuria e morte. Ne Le notti bianche, tratto da Dostoevskij, si ha uno studio dell'amore sfortunato che evolve in assurdità e illusione.

 - Gina Lollobrigida

-Vittorio De Sica con Zavattini esce dalla cronaca neorealista con Miracolo a Milano ('51) percorrendo la strada del surrealismo. Umberto D ('52) rappresenta forse il culmine del neorealismo, affronta la cruda cronaca senza alcun compromesso sentimentale.

 - Sofia Loren

De Sica abbandona il neorealismo per lidi commerciali con Stazione Termini ('53) e questo crea molti malumori fra i critici. Poi recupera abbondanti consensi con gli straordinari bozzetti de L'oro di Napoli ('54).

Ritorna al realismo sociale con Il tetto ('56), ma i tempi cambiati mettono a nudo i limiti della sostenuta, e alquanto ipotetica, solidarietà fra poveri del film.

 - Giulietta Masina

-Di Giuseppe De Santis: Non c'è pace tra gli ulivi ('50), storia e personaggi arcaici segnati dalla guerra, resi in modo nuovo da uno stile originale voluto dal regista.

Ancora storie rurali in Giorni d'amore ('54), e Uomini e lupi ('57), La strada lunga un anno ('58), molte le passioni in campo con qualche denuncia sociale, ma risultati modesti.

D'ambientazione cittadina è l'ottimo film-inchiesta sul mondo femminile Roma ore 11 ('52) che permette al regista profonde riflessioni sociologiche. Altro dolente ritratto della condizione femminile in Un marito per Anna Zaccheo ('53) che però mostra una debole struttura narrativa, uno svolgersi dei fatti poco avvincente.

 - Saro Urzì

-Carlo Lizzani esordisce con un film sulla resistenza Achtung! Banditi! ('51), per poi dedicarsi, con alterni risultati, a storie ove coesistano l'impegno sociale e la spettacolarità. Ai margini della metropoli ('53); Amore in città ('53); Cronache di poveri amanti ('53); Lo svitato ('56) con uno svitatissimo Dario Fo coadiuvato da tutta la famiglia; Esterina ('59).

Da ricordare anche un bislacco documentario: La muraglia cinese ('58),

-Pietro Germi dà una versione di neorealismo melodrammatico ne Il cammino della speranza ('50); poi spazia in vari orizzonti: Il brigante di Tacca del Lupo ('52); La presidentessa ('52); Gelosia ('53); Amori di mezzo secolo ('54) con registi vari.

 - Marcello Mastroianni

Ritorna all'ambientazioe proletaria con ottimi risultati ne Il ferroviere ('55) e L'uomo di paglia ('58). Un accenno di poliziesco ne La città si difende ('51); per poi approdare con mano felice a Un maledetto imbroglio ('59) che potè definirsi il miglior film giallo italiano.

-Raffaello Matarrazzo dopo Catene del '49, e dopo la rivisitazione storica di Paolo e Francesca ('50), riprende la serie dell'infelicità: Tormento ('50); I figli di nessuno ('51); Chi è senza peccato...('52); Torna! ('54); Angelo bianco ('55); Malinconico autunno ('58), tutti con la vessata coppia Nazzari-Sanson; oppure Vortice ('54) con Girotti e la Pampanini, oppure Schiava del peccato ('54) con la Pampanini e Mastroianni.

Drammoni a tinte forti, con grandi passioni, onore, ingiustizie, sacrificio, tradimenti amore e lacrime. Regista di questi infelici destini è il sapiente Matarazzo che resterà imperituro per generazioni di spettatori che vogliono passare una serata di commozione e di ciglia umide.

Tranne il sorprendente La nave delle donne maledette ('53), che esce dai canoni Matarazziani per lo sfacciato erotismo e l'originalità del soggetto e che lascia tuttora sconcertata la critica, Matarazzo percorre sicuro la sua collaudata strada che è tanto amata dal pubblico: Il tenente Giorgio ('52); Giuseppe Verdi ('53); Guai ai vinti ('55); L'intrusa ('55); La risaia ('56), tutte storie che assicurano commozione e lacrime.

-Alberto Lattuada, invece, mantiene saldi i contatti con la realtà: Luci del varietà ('51) assieme all'esordiente Fellini che vi infonde i temi riconoscibili nelle sue opere future; Anna ('52); La spiaggia ('53), che può essere sicuramente considerato il capostipite della cosiddetta Commedia all'italiana. E poi Guendalina ('57), un commedia dolce e romantica.

Ma Lattuada continua anche in questi anni il ricorso alle fonti letterarie: ne Il cappotto ('51) si ha una sorprendente interpretazione di Rascel la cui pateticità si inserisce magistralmente nel malinconico racconto di Gogol; e poi La lupa ('53), da Verga, per trattare con grande sensibilità ancòra il tema femminile.

-Mario Soldati si dedica a numerosi films, in genere eleganti e ben costruiti e, quando sciocchi, sempre divertenti. Botta e risposta ('50); Donne e briganti ('50); Quel bandito sono io! ('50); Le avventure di Mandrin ('51); O.K. Nerone ('51).

Ne La provinciale ('52), dal romanzo di Moravia, si ha una delle migliori interpretazioni della Lollobrigida. Poi tre film di cappa e spada, e anche di risate: Il sogno di Zorro ('52); I tre corsari ('52), Jolanda, la figlia del Corsaro Nero ('53).

Nel dramma padano La donna del fiume ('54), costruito su misura per il lancio definitivo della Loren, vengono abilmente impiegati degli elementi fondamentali per il successo di pubblico: erotismo e commozione. E Ponti ne è soddisfatto da tutti i punti di vista.

 - Sofia Loren

Seguono opere per lo più di non grande impegno: La mano dello straniero ('54); Questa è la vita ('54); Era di venerdì 17 ('56); E' l'amor che mi rovina ('57); Italia piccola ('57).

L'ultimo film di Soldati è il ben confezionato Policarpo, "ufficiale di scrittura" ('59), ma Rascel non raggiunge i risultati sperati.

-Luigi Zampa va incontro ai desideri del pubblico: realtà sì, ma anche divertimento amaro: Cuori senza frontiere ('50); E' più facile che un cammello...('50); Signori in carrozza! ('51); Anni facili ('52-'53); L'arte di arrangiarsi ('54); Questa è la vita ('54); La romana ('54); Ragazze d'oggi ('55); La ragazza del Palio ('57); Ladro lui, ladra lei ('58); Il magistrato ('59).

Però si rende anche acuto interprete e testimone di eventi drammatici in Processo alla città ('52), una denuncia efficace delle complicità fra potere e malavita.

-Renato Castellani non perde di vista la quotidianità, cura la narrazione, non dimentica l'ironia: E' primavera ('50); Due soldi di speranza ('52).

Ne I sogni nel cassetto ('57) il regista trasporta una tragedia ispirata a vicende accadute nella propria famiglia. Giulietta e Romeo ('54), e poi Nella città l'inferno ('58) che permette alla Magnani e alla Masina di duellare in bravura.

 - Giulietta Masina

-Mario Camerini ricorre a Nazzari ed alla Mangano per Il brigante Musolino ('50); a Kirk Douglas, alla Mangano, a Quinn ecc. per il colossal Ulisse ('54) che rinnova l'interesse mondiale per questo genere, ma non dimentica le commedie come Suor Letizia ('56); Due mogli sono troppe ('50); Moglie per una notte ('52); Gli eroi della domenica ('53); La bella mugnaia ('55); Vacanze a Ischia ('57); Primo amore ('59).

-Alessandro Blasetti affronta commedie e narrativa con grande gusto e ritmo: Prima Comunione ('50); Altri tempi ('52); Peccato che sia una canaglia ('54), Tempi nostri ('54), La fortuna di essere donna ('55), Amore e chiacciere ('57).

E poi inaugura il filone dei film inchiesta: Europa di notte ('59), molto efficace ma un caso isolato, perchè i suoi successori non ne saranno assolutamente all'altezza.

-Luigi Comencini inizia il decennio all'insegna della leggerezza con Totò ne L'imperatore di Capri ('50); per poi proseguire con titoli a base alimentar-sentimentale come Pane, amore e fantasia ('53); Pane, amore e gelosia ('54).

Persiane chiuse ('51); Son tornata per te -Heidi ('52); La tratta delle bianche ('52); La valigia dei sogni ('53); La bella di Roma ('55); La finestra sul Luna Park ('57).

Affronta con garbo e spregiudicatezza il rapporto coniugale: Mariti in città ('57); Mogli pericolose ('58); Le sorprese dell'amore ('59).

-Carmine Gallone continua con determinazione e con ottimi risultati la serie dei films operistici: La forza del destino ('50); Addio Mimì! ('51); Puccini ('52); Casa Ricordi ('54); Casta Diva ('54); Madama Butterfly ('54); Tosca ('56).

In Taxi di notte ('50), si può vedere ed ascoltare un buon Beniamino Gigli in una storia prettamente urbana.

Dopo i due Don Camillo di Duvivier, Gallone si cimenta con i personaggi di Guareschi in Don Camillo e l'onorevole Peppone ('55) ed il pubblico si gode il confronto.

 

Modesti risultati nelle ispirazioni storiche quali Messalina ('51); Michele Strogoff ('56); Cartagine in fiamme ('59).

-Mario Bonnard prosegue il filone delle storie di buoni sentimenti e di redenzioni: I figli non si vendono ('52); Tormento del passato ('52); La ladra ('55).

Realizza, poi, una piacevolissima farsa, Mi permette babbo! ('56), dove accanto a Sordi e Fabrizi e senza temerne il confronto, compare Achille Majeroni nei panni di un maestro di canto alle prese con i creditori e con il dover rimediare la bistecca quotidiana fornitagli dall'allievo Sordi a spese del suocero Fabrizi, paziente macellaio.

Modestissimi risultati nei films in costume, Afrodite dea dell'amore ('58); Gli ultimi giorni di Pompei ('59).

Molto interessante il malinconico Gastone ('59), che forse ricorda un aspetto della vita dello stesso regista.

-Mario Mattoli, con ritmi sostenutissimi, realizza prevalentemente films leggeri ma sempre con spunti di autentico divertimento, Adamo ed Eva ('50); I cadetti di Guascogna ('50); L'inafferrabile 12 ('50); Totò Tarzan ('50); Accidenti alle tasse ('51); Arrivano i nostri ('51); Il padrone del vapore ('51); Tot• terzo uomo ('51); Cinque poveri in automobile ('52); Vendetta...sarda ('52); Il più comico spettacolo del mondo ('53); Due notti con Cleopatra ('54); Totò cerca pace ('54); Le diciottenni ('55); L'ultimo amante ('55); I giorni più belli ('56); Peppino, le modelle e "chella llà" ('57); Come te movi te fulmino! ('58); Totò, Peppino e le fanatiche ('58); Guardatele ma non toccatele ('59); Non perdiamo la testa ('59); Prepotenti più di prima ('59); Tipi da spiaggia ('59).

In questa produzione d'evasione spiccano gli ottimi Totò sceicco ('50); Un turco napoletano ('53); Miseria e nobiltà ('54), dove il comico napoletano dona memorabili interpretazioni.

-Carlo Ludovico Bragaglia dedica il suo 1950 a Totò, non sempre con buoni risultati, ma il Principe de Curtis non manca mai di trovare momenti felici. Figaro qua...Figaro là ('50); 47 morto che parla ('50); Le sei mogli di Barbabl- ('50); Totò cerca moglie ('50).

Seguono films modesti, leggeri, senza grandi pretese, Una bruna indiavolata ('51); Il segreto delle tre punte ('52), Il falco d'oro ('55), Lazzarella ('57), Caporale di giornata ('58), E' permesso maresciallo? ('58), Io, mammeta e tu ('58), Le cameriere ('59),

-Camillo Mastrocinque si dedica a films d'evasione, La cintura di castità ('50), Gli inesorabli ('50); Quel fantasma di mio marito ('50); Attanasio cavallo vanesio ('53); Il vento ci ha cantato una canzone ('53); Alvaro piuttosto corsaro ('54); Napoli terra d'amore ('54); Figaro, il barbiere di Siviglia ('55); Porta un bacione a Firenze ('55), per poi diventare un regista di Totò e passare alla storia con alcune pellicole indimenticabili e sempre ricordate in mille occasioni come Siamo uomini o caporali? ('55); Totò, Peppino e...la malafemmina ('56). E' in questa pellicola che Totò e Peppino De Filippo affrontano, in un crescendo irresistibile di personalissime grammatica e sintassi la più celebre e memorabile dettatura di lettera del cinema italiano.

E poi, tranne qualche eccezione, altri Totò in gran copia: Totò all'inferno ('55); La banda degli onesti ('56); Totò, Peppino e i fuorilegge ('56); Totò, Vittorio e la dottoressa ('57); Domenica è sempre domenica ('58); Totò a Parigi ('58); Totò lascia o raddoppia? ('59); La cambiale ('59); Vacanze d'inverno ('59).

-Steno (Stefano Vanzina) si cimenta con Totò dando ottimi risultati: Guardie e ladri ('51 con Monicelli); Totò a colori ('52 con Monicelli); Totò e i re di Roma ('52 con Monicelli); I tartassati ('59).

Ma anche nell'altra produzione vi sono cose notevoli come il Sordi di Un americano a Roma ('54); chi non ricorda l'Albertone quando ripiega sul casereccio piatto di spaghetti dopo aver rinunciato, con disgusto, ad un americanissimo e sano pasto tipo "Kansas City" condito da latte e marmellata?

Vita da cani ('50 con Monicelli); Totò e le donne ('52 con Monicelli); Un giorno in pretura ('53); Le infedeli ('53 con Monicelli); L'uomo, la bestia e la virtù ('53); Cinema d'altri tempi ('54); Le avventure di Giacomo Casanova ('55); Piccola posta ('55); Mio figlio Nerone ('56); Susanna tutta panna ('57); Guardia, ladro e cameriera ('58); Mia nonna poliziotto ('58); Totò nella Luna ('58); Un militare e mezzo ('59); Tempi duri per i vampiri ('59); Totò, Eva e il pennello proibito ('59).

-Mario Monicelli tende a sottrarre il talento di Totò alla comicità surreale della farsa per portarlo all'umorismo, a volte un po' amaro, della commedia. Anche Sordi beneficia del lavoro monicelliano e già nel '55 emergono prepotentemente quelle qualità che ne faranno un personaggio unico del cinema italiano.

Monicelli è sempre attento alla trasformazione sociale e contribuisce enormemente a strutturare la commedia all'italiana. Vita da cani ('50 con Steno); Guardie e ladri ('51 con Steno); Totò a colori ('52 con Steno); Totò e i re di Roma ('52 con Steno); Totò e le donne ('52 con Steno); Le infedeli ('53 con Steno); Proibito ('54).

Un eroe dei nostri tempi ('55), con una strepitosa coppia Sordi e la Franca Valeri; Totò e Carolina ('53-'55); Donatella ('56); Il medico e lo stregone ('57); Padri e figli ('57), forse il meno riuscito.

Ne I soliti ignoti ('58), dà una versione casereccia di celebri film di genere noir, francesi o americani, mostrando all'opera la più sgangherata banda di ladri mai comparsa sullo schermo. E' da molti considerato il miglior film di Monicelli. La grande guerra ('59), una dissacrante tragedia storica in versione di commedia all'italiana che mostra il rifiuto dei miti militari attraverso la vicenda di due antieroi per eccellenza i quali tuttavia, alla fine, sapranno sacrificarsi fino all'estremo. Grandissimi Gassman e Sordi.

 - Marcello Mastroianni

-Luciano Emmer trasporta la grande esperienza di documentarista nei suoi films, analizzando acutamente l'ambiente piccolo borghese e non solo. Esordisce benissimo con Una domenica d'agosto ('50), una commedia neorealista con un'ampia gamma di personaggi.

Riprende il tema, ma con minor risultato, in Parigi è sempre Parigi ('51), e passa al neorealismo rosa ne Le ragazze di piazza di Spagna ('52).

Di ambientazione piccolo borghese Camilla ('54); Terza liceo ('54); Il bigamo ('55); poi Il momento più bello ('57), forse il momento meno riuscito del regista.

 - Federico Fellini

-Federico Fellini nelle sue opere crea e trasmette pulsioni attingendo dai più disparati mondi, delle favole, dal circo, dall'avanspettacolo, dai saltimbanchi di piazza, dalla tradizione orale delle veglie contadine, ecc. Ricompone memorie, sensazioni, emozioni e le infonde nei films che rapiscono lo spettatore e lo trasportano in sogni appartenenti alla memoria collettiva.

 - I vitelloni ('53)

Luci del varietà ('51) con Lattuada, commercialmente un fiasco ma che già permette di intravvedere grandi talenti; Lo sceicco bianco ('52) è il primo film totalmente di Fellini, una grottesca avventura di provinciali alla scoperta di un mondo volgare dietro le parvenze delle illusioni dei fotoromanzi.

 - Le notti di Cabiria ('57)

Dopo Amore in città ('53) con registi vari; I vitelloni ('53), che permette al giovane Fellini una rimpatriata a Rimini per raccontare cinque storie di amici perditempo che conducono una vita vacua e irresponsabile. Sordi passa alla storia con il suo sbeffeggiare "Lavoratori?... ecc." Achille Majeroni sfodera tutta la sua arte nel tentativo di sedurre l'aspirante scrittore Leopoldo Trieste. Ne La strada ('54) si ha lo sviluppo di personaggi provenienti dal mondo dei sogni, un mondo magico, affascinante e misterioso dove Gelsomina, Zampanò, il Matto, la Compagnia di circensi, colpiscono e commuovono lo spettatore. Un film da Oscar, ma molte critiche da sinistra perchè c'è chi accusa il regista di aver tradito il neorealismo.

 - Giulietta Masina

Ne Il bidone ('55) si analizzano crudamente le gesta di un piccolo universo costituito da spregevoli individui del sottobosco romano. Le notti di Cabiria ('57) riprende il tema de La strada: una figura a suo modo innocente immersa nelle brutture della vita che non vuole rinunciare al sogno di un amore vero; ma dietro le promesse di matrimonio si nasconde l'interesse per i risparmi della prostituta. Per la Masina una Palma d'oro a Cannes.

-Dino Risi ha il solito percorso cinematografico, documentarista, sceneggiature, regia di opere farsesche, neorealismo rosa e, negi anni sessanta, commedia all'italiana. Un regista ben sintonizzato con l'evoluzione del costume italiano.

In Vacanze col gangster ('52), un noir degli equivoci all'italiana, si ha la prima apparizione, anche se fugace, di due attori che spopoleranno vent'anni dopo: Terence Hill e Bud Spencer (M.Girotti e C. Pedersoli).

Dopo Amore in città ('53) con registi vari, Risi si cimenta con il terzo episodio della serie Pane amore e... ('55), succedendo ai due riuscitissimi di Comencini. Sparisce la Lollo ed entra in scena la prorompente Loren; però il film perde di freschezza. Nel bellissimo Il segno di Venere ('55), fra tanti bravissimi attori primeggia la Franca Valeri, e la Loren, suo malgrado, nulla può pur con le molte doti naturali messe in campo.

Due films di grande successo ed altrettanti incassi che segnano l'evoluzione del cinema italiano sono Poveri ma belli ('56) e Belle ma povere ('57). Seguono altri lavori più o meno riusciti come La nonna Sabella ('57); Venezia, la luna e tu ('58); Il mattatore ('59); Poveri milionari ('59); fino al ben costruito Il vedovo ('59), un thriller imperniato sul tentativo di assassinio della moglie ricca a scopo eredità, organizzato da incapaci comandati da un Sordi insolitamente misurato. Sempre ineccepibile la Franca Valeri.

-Antonio Pietrangeli dedica diverse sue opere alla trattazione dell'universo femminile; inizia col ritratto di una giovane domestica per analizzare acutamente una galleria sociale emergente da famiglie della borghesia ne Il sole negli occhi ('53), per proseguire con alterne fortune in Amori di mezzo secolo ('54); Lo scapolo ('55); Nata di marzo ('57); Souvenir d'Italie ('57).

-Francesco Rosi dimostra di essere un acuto osservatore della storia nazionale e di saper affrontare fatti di cronaca per giungere a chiare denunce delle logiche del potere e delle collusioni connesse. Prima opera è La sfida ('58), ambientato nel mondo dei mercati ortofrutticoli e dei boss che lo controllano; I magliari ('59), sposta l'azione in Germania per affrontare un'altra realtà, il controllo del mercato dei tessuti. Sempre efficace Sordi, tuttavia la sua presenza tende a far scivolare il film verso la commedia.

-Goffredo Alessandrini: Camicie rosse ('52).

 

Anche gli anni cinquanta se ne vanno...

 Gli anni cinquanta si chiudono lasciando il campo agli esplosivi anni sessanta, un'epoca dei "Grandi Autori", di grande vitalità; si avrà La dolce vita ('60) di Fellini; Rocco e i suoi fratelli (' ) di Visconti; L'avventura (' ) di Antonioni.

Poi debutteranno Olmi, Petri, i Taviani, Pasolini, Bertolucci, la Wertmüller, Zeffirelli, Zurlini ecc.

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