SEMIOGRAFIA DELLA MUSICA

Il rigo musicale o meglio, le cinque classiche righe del pentagramma, sono ancora l’archetipo grafico che caratterizza la musica. I tentativi di nuove grafie adottate da compositori del secolo scorso, non hanno determinato l’avvento di un nuovo sistema grafico musicale. Anzi, i programmatori di nuove tecnologie come i software per computers in ambito musicale, si sono industrializzati nel produrre applicazioni ( programmi ) che elaborassero i caratteri musicali basati sul classico sistema grafico. Il rigo musicale a cinque righe e quattro spazi, affermatosi in occidente nel medio evo, è stato ed è tuttora il mezzo grafico più usato dai musicisti per scrivere musica. E’ sempre difficile fare previsioni, ma proverò ad ipotizzare, basandomi su alcuni indizi, se per caso non abbia, questo tipo di scrittura o codice, esautorato la sua funzione nell’ambito compositivo musicale. Questi indizi, cui accennavo prima, sono da ricercarsi nell’evoluzione storica che subiscono gli strumenti musicali e di conseguenza i linguaggi musicali. Anche se da un lato vi è il recupero di musiche del passato, eseguite con gli strumenti dell’epoca e quindi di tutta quella letteratura musicale che dal medio evo si estende sino a noi, i compositori attuali, i ricercatori acustici, gli interpreti ( ? ), non possono sottrarsi e non possono non tener conto delle nuove esigenze musicali che sono chiamati a rappresentare. La funzione creatrice e proponitiva è sempre stata una costante in tutti i grandi compositori e non solo, da Bach a Beethoven a Mozart, da Schumann a Stravinskij a Stockhausen ecc.. l’attenzione per l’universo sonoro, nonchè del linguaggio musicale, ha reso possibile una evoluzione che si è tradotta anche nella scrittura, ovvero nel mezzo grafico con cui i musicisti codificano le proprie idee. Sono proprio queste idee o queste esigenze musicali che possono far sì che la grafia classica non sia più “rispondente”, e che altre grafie o altri mezzi di codifica necessitino per la musica che si vuole esprimere o creare. Il pentagramma, questo archetipo, simbolo della musica, ma che in quanto simbolo, limitato e richiuso in un ambito ben definito e datato, dovrebbe essere “riconfigurato” anche nella mentalità a volte troppo ristretta dei musicisti stessi. Molto frequentemente,  per mancanza di conoscenza e di cultura musicale, tutto ciò che è rappresentato con un punto ed una stanghetta, viene scambiato e spacciato per musica. Molto frequentemente, la superficialità del discorso musicale e la componente più negativamente ludica, hanno il sopravvento sugli altri valori, certamente molto più profondi, che esistono e che fanno parte della musica. Oltre alla “disgregazione tonale” in ambito classico, ed alla ricerca di nuovi parametri acustici organizzativi, la musica del novecento, si è sviluppata ed è stata condizionata dalle tecnologie usate per la riproduzione di essa. Una di queste tecnologie, l’elettronica, stà alla base di questo nuovo modo di comunicazione del linguaggio musicale. Non ultimo, con il passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale,  sono stati creati strumenti musicali con possibilità acustiche, di elaborazione, di riproduzione sonora, inimmaginabili...imponendo ed esigendo un ripensamento anche per ciò che riguarda il contenuto musicale compositivo e di conseguenza, un nuovo, diverso modo di codifica musicale. Per ritornare alla tesi iniziale, se è vero che il pentagramma e le sue figurazioni musicali non hanno esautorato ancora la loro funzione di codice privilegiato della musica, è altrettanto vero che nuove grafie musicali, nuovi codici mnemonici si affermano e si autolegittimano da sè, vista la poliedrica realtà oggettiva strumentale ed acustico musicale del nostro tempo.

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