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MUSICA E RIVOLUZIONE Che la musica sia un linguaggio, è cosa acquisita, ciò che intendo analizzare con questo scritto, è il carattere ideologico che la musica può rivestire sia in ambito sociale che nei rapporti personali. Molto spesso la musica è uno “strumento” che viene utilizzato per comunicare idee o esigenze particolari. Chi apprezza una determinata musica, o meglio un determinato genere musicale, è perchè, non solo ne è partecipe emotivamente, ma anche e soprattutto perchè si identifica con esso o con la categoria sociale che detto genere tende a rappresentare. Quindi la musica intesa come strumento di aggregazione collettiva nonchè veicolo di messaggi che vanno oltre l’aspetto puramente acustico semantico. Non è solo ciò che si sente che fà sì che la musica sia considerata tale ed apprezzata per quello che è anzi, quello che maggiormente interessa e prevale in alcuni casi, è la identificazione con quella musica che in quel momento si crede debba considerarsi tale. La musica viene intesa come linguaggio personale e collettivo insieme, dove l’aspetto ideologico e l’appartenenza al “mondo” che l’apprezza, è più importante della musica stessa. La musica è quindi accessorio, strumento, oggetto da utilizzarsi per ottenere altre cose. La musica, portatrice di ideologie, come mezzo per comunicare ad altri lo stato sociale d’appartenenza. Alla musica non si chiede di essere musicalmente valida, la musica deve essere la musica giusta, fatta nel luogo giusto, con le persone giuste....Se vogliamo dirlo in altri termini, non ha nessuna importanza che sia bella o brutta, che piaccia o non piaccia, l’importante è che funzioni allo scopo...chi usa la musica come mezzo di comunicazione, sà che è “ la comunicazione” ciò che interessa e non la musica! D’altra parte , che cosa possono comunicare i suoni, anche se sono ben organizzati in un tempo cronologico definito? I suoni di per sè non comunicano nulla,...se non quello che ad essi “abbiamo” stabilito debbano comunicare. Gli ambiti sonori utilizzati nel creare musica ( modi, tonalità, dodecafonia, alea, sperimentale) hanno anch’essi prodotto a loro volta, ambienti musicali e categorie d’appartenenza. Se è vero che, socialmente parlando, la musica, è un mezzo e non il fine...è anche vero che la musica, ha la possibilità di essere utilizzata “in proprio” anche dall’individuo, dalla singola persona. Questo forse, la rende una delle migliori “chance” che la persona umana e quindi di riflesso anche la società ha per “migliorarsi”. Questa possibilità che chiamerei “consapevolezza musicale” e che ciascun individuo ha già, ma che potrebbe avere ai massimi livelli, si apprende e si attua con la conoscenza, e con lo studio approfondito del linguaggio musicale. Questa consapevolezza diverrebbe capacità di analisi contenutistica e soprattutto giusta “capacità” emotiva. Capacità emotiva consapevole, non quindi strumentalizzata da altri a nostro svantaggio. Troppo frequentemente, proprio per le ragioni già descritte e proprio per l’ambiguità intrinseca cui si presta un evento musicale, l’individuo non è appagato o gratificato adeguatamente. L’emotività scaricata o utilizzata, deve scontrarsi con una insufficiente realizzazione intellettuale. La grande possibilità offerta dal “mezzo” musica, quella che io chiamo “chance” e che ho definito consapevolezza musicale, non viene utilizzata completamente. Per ritornare alle premesse iniziali, sebbene la musica sia un linguaggio acquisito da tutti, solo parzialmente e raramente ne godiamo pienamente la potenzialità e le peculiarità intrinseche. La persona umana ha il diritto di utilizzare al meglio lo strumento musica e migliorarsi ( se vuole )...grazie ad essa. E, se questo è vero, allora tutti hanno il diritto di apprendere e conoscere nei suoi contenuti più profondi questo tipo di linguaggio, questa essenza o informazione particolare che è la musica... |