|
LA PULSAZIONE METRICA ANTICA Riflettendo a proposito di musica rinascimentale, mi sono chiesto più volte, quale sia la giusta pulsazione ritmica d’esecuzione. Certamente quella che si ritiene più idonea a rappresentare il pensiero musicale del compositore. Questi, molto spesso ha lasciato scritti o documenti dove esplicitamente suggerisce o indica quali sono le sue idee e come ritiene debba essere eseguita la sua musica. Inoltre le informazioni specifiche della musica scritta, possono aiutare in tal senso. Ciò nonostante, proprio per il carattere non compiutamente definito che ogni musica e ogni esecuzione ha e ha avuto, fà sì che ogni riproposta di essa è una nuova riproposta anche come pulsazione ritmica. Viene da sè, che questa pulsazione ritmica è anche il frutto di un approfondimento culturale che ogni esecutore fà e che si riflette nelle scelte ritmiche. E qui vengo al punto, come “sentivano”, e come esprimevano gli antichi le loro pulsazioni ritmiche? Se la musica è un riflesso dell’animo umano, l’animo umano, a sua volta, è il riflesso di un certo modo di vita. E il modo di vita di un’esecutore attuale, non è certamente quello del compositore o dell’esecutore vissuto 400 anni fà. Allora, come conciliare queste apparenti contraddizioni? Semplicemente riproducendo acusticamente ciò che doveva essere il sentire antico, il pulsare ritmico dell’uomo rinascimentale. Ancora una volta, è la scelta individuale, il sentire dell’esecutore, la sola possibilità pratica che la musica del passato ha per rivivere attualmente.Scelta individuale che non può che essere proposta musicale e proposta culturale. Se è vero che attraverso il “modo”, ovvero attraverso l’interpretazione, si possono esprimere concezioni o modi di vita che della musica in questione ne sono il riflesso, viene da sè, come conseguenza, una proposta, una visione anche ritmica del mondo e della società in cui questa musica fu creata. |