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Il parametro complementare all'intensità è il volume. Esso è una misura della quantità dell'allenamento mentre l'intensità, in un certo senso, ne misura la qualità. Per misurare il volume, occorre definirlo e a seconda degli autori, ecco a cosa si giunge: 1) v = n° serie; 2) v = n° serie x n° ripetizioni; 3) v = n° di serie x n° ripetizioni x Kg sull'attrezzo. Personalmente, forse per semplicità di calcolo, utilizzo la prima definizione, anche se le terza (indicata anche come tonnellaggio) è sicuramente la più diffusa.
A prescindere dalla definizione adottata, il volume, contrariamente all'intensità, deve essere minimo (verrà spiegato dopo il perché) e Mentzer, nella sua categoricità, consiglia addirittura un solo set per muscolo. Poiché non tutti, a mio avviso, possiedono un feed-back tale da riuscire in un solo set a coinvolgere la "totalità" delle fibre di un muscolo, io trovo più logico un range che va da 1 a 4 set per area muscolare. Quando si esegue più di un set per muscolo, per sollecitare il maggior numero possibile di fibre, è bene cambiare ogni volta esercizio (o almeno l'angolazione dello stesso o l'ampiezza dell'impugnatura), ad esempio se abbiamo intenzione di eseguire 3 set per i dorsali, un ipotetica routine potrebbe essere la seguente: Trazioni alla sbarra per 6 ripetizioni + 1 negativa; Rematore con bilanciere per 8 rep; Trazibar per 6 rep (ovviamente il numero di rep è puramente indicativo in quanto ogni set va portato al limite). Occorre considerare, ancora, che le braccia vengono sollecitate indirettamente dagli esercizi per dorsali e pettorali e, in conseguenza di ciò, bicipiti e tricipiti vanno allenati con 1, al massimo 2, set. Il capitolo seguente, della storia intitolata "volume", è quanti set bisogna eseguire per allenamento? Questa è la classica domanda da un milione (e forse più) di dollari. Molto dipende dal tipo di routine che abbiamo in mente, e cioè se abbiamo intenzione di allenare tutto il corpo in un solo allenamento o vogliamo utilizzare una split doppia o tripla (non penso che si possa andare oltre una split tripla). Ovviamente più muscoli si allenano in una stessa seduta, e più il range di 1 - 4 set per muscolo tende ad uno! La regola generale da seguire è proprio questa e addirittura, nel caso in cui si alleni tutto il corpo in una stessa seduta, è bene allenare a sedute alterne (o non allenare affatto in quanto ricevono stimoli indiretti) le aree muscolari "secondarie". Vedremo in seguito come trattare singolarmente i tre casi che possono presentarsi (allenamento singolo, split doppia, split tripla) e quando, oltre che perché, optare per uno rispetto agli altri.
La frequenza di allenamento, intesa come numero di allenamenti settimanali, è il parametro più misterioso e sconosciuto. Tale sfuggente entità, che all'atto pratico risulta importante quanto l'intensità ed il volume, nella letteratura del body-building praticamente non esiste! Ho letto molto (ma non tutto e quindi qualcosa può essermi sfuggita) e gli unici accenni riguardo tale argomento sono attribuibili a McRobert, Mentzer, Shawn Phillips e Hatfield.
Il lavoro di Shawn Phillips, che non è altro che il rifacimento dei vecchi scritti di Hatfield, è teoricamente corretto in quanto è vero che i diversi muscoli necessitano di tempi diversi per recuperare (a causa del tipo di fibre, delle dimensioni, ecc.), ma - a mio avviso - alla fine non è stato proposto nulla di realizzabile. Per quanto ne so, sia Hatfield che Shawn Phillips non hanno fornito un metodo pratico e rapido per realizzare dei programmi congruenti (tra la varie problematiche, con l'andare avanti del ciclo possono presentarsi associazioni incompatibili tra le varie aree muscolari: allenare i tricipiti il giorno prima dei pettorali, allenare gambe e schiena nello stesso giorno, allenare i bicipiti il giorno prima dei dorsali, ecc. ecc.) a frequenza variabile. Niente paura! Col mio libro sui Sistemi a Frequenza Multipla e con l'ausilio del relativo Software, realizzare coerenti programmi con Frequenza Variabile è diventato semplice…
Dei lavori di McRobert e Mentzer che dire? Beh, entro certi limiti, anche se per molti versi sono ormai "sorpassati", potrebbero portare nella direzione giusta! In pratica, McRobert e Mentzer, affermano che bisogna allenarsi con una frequenza decisamente inferiore a quella "consueta" e che con l'aumentare dell'anzianità d'allenamento tale frequenza deve diminuire ancora. Nulla da eccepire, se non fosse per l'aleatorietà di McRobert, il quale consiglia di ridurre la frequenza lasciandosi guidare dal buonsenso, e la categoricità di Mentzer, il quale afferma che la frequenza giusta (almeno all'inizio) è di un allenamento ogni quattro giorni. Non basta affermare, anche se già è un grossissimo passo avanti, che è necessario allenarsi meno spesso, occorre fornire le metodologie che permettono di determinare quant'è il "meno spesso". La chiave giusta per determinare la frequenza ottimale, o quantomeno per evitare il sovrallenamento e massimizzare i progressi, è liberarsi dai preconcetti e cominciare col fare le seguenti due asserzioni:
1) l'affermazione, fatta nell'ambito "scientifico", che un muscolo decompensa dopo 96 ore dall'ultimo allenamento è un'enorme fesseria (se chi l'ha affermato è un professore dovrebbero togliergli la laurea, se è un allenatore sarebbe meglio che cambiasse mestiere!). Se l'evidenza sul campo, cioè in palestra, ha mostrato che ad un muscolo occorrono a volte decine di giorni per recuperare (e successivamente supercompensare) da un allenamento come può decompensare prima? Fatevelo spiegare dal sapientone di cui sopra........ 2) il tempo necessario per recuperare, che poi è il parametro da cui deriva la frequenza d'allenamento, non è un quantità costante e tantomeno una quantità intera (dove per intera si intende che non si recupera esattamente dopo 24, 48, 72 ore, ecc. , ma dopo, ad esempio, 30, 46, 121 ore, ecc.), e quindi occorre procedere per tentativi e con una certa approssimazione.
Poiché le variabili da manipolare, nel tentativo di determinare la frequenza opportuna, sono tante, una soluzione generale del problema non è possibile. Il problema, viceversa può essere risolto (anche se con una certa approssimazione) se lo semplifichiamo soffermandoci sui vari casi particolari. Sarà argomento di prossimi articoli proprio come trattare singolarmente i tre casi (allenamento singolo, split doppia, split tripla) che possono presentarsi.
Ricapitolando, abbiamo fin qui introdotto i parametri necessari per un'organizzazione scientifica dell'allenamento e abbiamo postulato che per ottenere risultati l'intensità deve essere massima, il volume minimo e la frequenza opportuna. Nella prossima sezione continuerò il discorso cercando di spiegare scientificamente il perché di quanto è stato assunto e successivamente mostrerò come applicare la teoria espressa al fine di impostare un produttivo programma di allenamento.
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