LA PAROLA CHE VOGLIO DIRE


La parola che voglio dire è facile a dirsi, eppure è la parola più difficile che io abbia mai cercato di dire.
È quella che vorrebbe spiegare tutti i miei sentimenti.
Ma come posso con una sola parola esprimerli tutti?
Tutte le volte che cerco di dirla non mi viene mai e quando cerco di pianificarla essa sfugge sempre ai miei piani e alla mia lingua.
Io cerco di essere un cantante che canta senza vocabolario, e un poeta non appesantito da scaffali di libri. Eppure la mia biblioteca è già abbastanza affollata, e molte altre parole estranee, provenienti da altre bocche, sono qui, pronte per me per andarci a letto e per giocarci, ma per quanto mi è possibile cerco di evitare questi libri e di dire le mie parole con le mie due mani libere.
La parola che voglio dire è qui, vicina, sciolta e pronta sulle mie labbra e sulla punta della lingua, ma raramente viene fuori, è una specie di anguilla che sguscia tra le maglie della rete prima che io possa stringerla e tirarla su. So ciò che la mia parola significa. So ciò che dice. Conosco il suo peso e le sue misure, il suo nome, l’etichetta e il marchio di fabbrica. Conosco la sua forma e la sua superficie, la sua casa, la sua famiglia, il suo gusto, il suo odore e il tocco della sua pelle. Conosco la mia parola non detta meglio di quanto lei conosca me, nella stessa maniera in cui conosco voi meglio di quanto voi non possiate mai conoscere me.
Questa semplice parola che io vorrei dire chiarirebbe ogni cosa tra me e mia moglie, o meglio renderebbe me chiaro quanto mia moglie. Lei è sempre la più chiara tra noi due. Io sono sempre quello anneb­biato e confuso, e lei è sempre quella che parla e pensa con lucidità. Ma se io riuscissi a dire questa mia unica, inespressa, non detta parola, il nostro rapporto sarebbe quella flessuosa danza mai danzata che do­vrebbe essere. Ora la nostra casa e la nostra famiglia soffre e si strugge dal dolore proprio per questa parola che non riesco a dire né a esprimere.
Questa semplice parola farebbe conoscere i miei figli a me e me ai miei figli. Se soltanto riuscissi a tirarla fuori i figli dei miei figli capirebbero che siamo fatti nella stessa maniera, che tra noi non c'è una differenza tanto grande da separarci e strapparci gli uni agli altri. Io credo che col pensiero tutti potremmo andare in giro per il mondo e conoscere tutta la gente, se soltanto riuscissimo a trovare e a pronun­ciare questa unica comune parola.


Non si tratta di una parola segreta o di una formula magica. Nessuna parola è un segreto. Nessuna parola è magia. Nessuna parola è nasco­sta. Io questa parola la seguo da tanti anni, l’ho seguita intorno alla casa dove sono nato. Ho lasciato che lei mi prendesse per un dito e mi conducesse fuori dove i fiocchi di neve soffiavano tra i cespugli. Mi sono arrampicato su per le scalette dei vagoni merci, sulle fiancate delle navi, nelle cabine di guida di camion, sulle porte, sulle scale antincendio, sui carri e sui granai. L’ho detta a poliziotti, ad agenti, a vigilantes, a soldati e marinai, a donne e ragazze di campagna, a donne e ragazze di casa, a donne e ragazze di strada, a uomini e a ragazzi che aggiustavano i tetti negli Stati del Sud, che piantavano chiodi nelle montagne dell’Ovest, che spalavano letame nei villaggi dell’Est, che verniciavano e fondevano metalli in ogni Stato dell’Unione. Ho detto questa parola in ogni lingua e dialetto, a facce e labbra, orecchie e capelli di ogni colore. Ai mori, ai rossi, ai gialli, ai neri e a quelli con la pelle nera. Questa parola la riconoscereste, se la sentiste dire, cantare, muovere, indicare o ballare.
Quello che è buffo è che non è una parola ben precisa, ma si adatta al suono e al tono di ogni altra parola. E la parola che sta dentro a tutte le nostre parole, quella che dà loro forma e consistenza, e un senso più chiaro. E la parola libera che nessuna prigione può imprigionare, che nessuna cella può contenere, che nessuna catena può trascinare, e nessun cappio linciare, che nessun’arma può ferire o minacciare. Io dico che questa è la parola che rende la democrazia una cosa limpida e trasparente, che mantiene viva la democrazia, nello stesso modo in cui la democrazia mantiene vivo me e io mantengo viva questa parola. Darei subito volentieri la mia vita per tenere in vita questa unica parola, perché è grazie a lei che l’intera razza di tutta la mia gente vive, lavora, ama, e cresce per sapere di più e capire di più.

Questa è la parola che voglio dire.






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