CANTANTE PROFETA


In un punto lontano della mente sento i ragazzi che questa sera nello spaccio militare davanti a un bicchiere di birra cantano le loro canzoni finché nei loro occhi non spuntano lacrime di solitudine e di nostalgia. Le loro non sono canzoni di guerra, non parlano di mitragliatrici o di spari.
Le loro sono le canzoni del ritorno a casa, al vecchio bar dietro l’angolo. Canzoni su occhi castani, occhi blu, occhi neri e ardenti, occhi di tutti i colori, e ciascuno di quegli uomini, seduto a tavolino con la sua birra, canta a testa china e a occhi chiusi.
E cantando rivede casa sua.
Anch’io mi rivedo a casa. Sento me e Marjorie cantare per i nostri bambini dondolandoci di qua e di là. E sento i ragazzi del club accanto che cantano e sospirano e si abbracciano, e si fanno il solletico e si toccano e ridono nella luce della loro cantina con il giradischi.
Mi piace sentire le vostre case che cantano. Mi piace sentire urlare le vostre finestre. Mi piace il suono delle vostre canzoni che per tutta la notte alimentano il fuoco con i loro sospiri.
Io sinceramente vivo nella speranza che quando finalmente uscirò da questo accidenti di campo militare sentirò ogni porta e ogni finestra cantare per tutta la notte, finché non spunta il giorno.
Io le chiedo, signor Presidente, la prego, lasci che dappertutto tutti cantino tutta la notte. Canzoni d’amore, di lavoro, canzoni della nuova speranza. Questo guarirà ogni creatura che sta in prigione, in manicomio, e anche i malati in ospedale. Provi e vedrà. Io lo so. Sono un cantante profeta.


1 Giugno 1948
Coney Island






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