A piedi nelle 5 Terre

Guarda anche l' Itinerario di Crinale, la Strada dei Santuari e le Isole del Golfo

Tratto da "Cinque Terre" guide per il week-end Ist.Geo. De Agostini 1994

Itinerario
costiero

Itinerario pedonale da Monterosso al Mare a Riomaggiore lungo la strada mulattiera costiera e il sentiero di collegamento fra le Cinque Terre, di 12 km; la quota massima si raggiunge a Prevo 220 m, il dislivello complessivo del percorso è di un migliaio di metri, divisi a metà fra salita e discesa.
L’itinerario si svolge prevalentemente su sentiero quasi 8 km, quindi su mulattiera acciottolata e gradinata 2 km circa; il resto su lungomare la Via dell’Amore’, di 900 m e su strade all’interno e nelle vicinanze degli abitati.
Il tracciato descritto corrisponde al
Sentiero n. 2 del CAI di La Spezia che ne suggerisce l’effettuazione in senso inverso da Riomaggiore a Monterosso; viene anche chiamato ‘Sentiero Azzurro o ‘Sentiero Verdeazzurro’, quest’ultimo quale nona tappa del percorso pedonale da Genova a Portovenere proposto dall’Unioncamere Liguri. Il segnavia è rettangolare, bianco e azzurro, e accompagna costantemente l’intero sviluppo del percorso.
L’impegno richiesto non è eccessivo, ma l’escursionista dovrà comunque essere abituato ai tracciati prolungati su sentiero e a superare frequenti dislivelli, anche se lievi.

Il tempo di percorrenza totale, senza comprendere le soste nei paesi, è valutabile in 5-6 ore, che raddoppiano, assorbendo perciò un’intera giornata, se si calcolano anche brevi visite ai borghi medievali delle Cinque Terre.
E possibile frazionare l’itinerario in più tappe la suddivisione ‘classica’ prevede: Monterosso - Vernazza, di 3,8 km; Vernazza - Corniglia di 3,4 km; Corniglia - Manarola 2,8 km; Manarola -Riomaggiore, di 2 km, così come ci si può raccordare alla ‘strada dei Santuari' da ciascuno dei paesi attraversati, sempre tramite mulattiere molto ripide, che saranno brevemente descritte.
Ai percorsi pedonali da Monterosso a Levanto e da Riomaggiore a Portovenere si farà cenno limitatamente ai brevi tratti da Monterosso a Sant’Antonio del Mesco e da Riomaggiore al Colle del Telegrafo. I rispettivi e più ampi tratti conclusivi sono di pertinenza dell’itinerario di crinale, perciò saranno descritti in un altro capitolo.

Monterosso - Riomaggiore

Monterosso al Mare a La Spezia 25km, 3 m s.l.m.; superficie comunale 11,2 km2’, popol. 1842 ab.; cap 19016; pref. tel. 0187 è il primo borgo che s’incontra da ponente nelle Cinque Terre, distribuito al centro del piccolo golfo compreso fra il promontorio del Mesco e la Punta Corone.
L’abitato è diviso in due nuclei dal Colle di San Cristoforo, occupato dal convento e dai resti del castello, divenuto sede del ciimitero.
La parte più antica del paese è situata a levante, raccolta attorno a una modesta insenatura orlata da una spiaggia sabbiosa, in cui sfocia il rio Buranco, ai lati del quale si sono allineate le abitazioni. Le colline circostanti sono terrazzate e coltivate a vigna e oliveto.
A ponente del Colle di San Cristoforo è sorto l’insediamento residenziale di Fegina, dotato di una grande spiaggia ciottolosa, lunga 700 m, sovrastata sul fondo dalla curiosa statua del ‘Gigante’, una ciclopica figura in cemento dell’inizio del secolo, che in origine sosteneva una terrazza - belvedere. Monterosso dispone di due porticcioli: a Fegina quello privato del Circolo Velico; a levante, davanti al borgo, quello pubblico.
Incerta l’origine dell’abitato, successiva comunque alla distruzione del borgo collinare di Albareto ad opera di Rotari anno 643: gli scampati avrebbero prima fondato Soviore e in un secondo momento un borgo sul mare. E’ possibile che sul Colle di San Cristoforo esistesse già un baluardo difensivo bizantino.
Monterosso appare citato per la prima volta in un documento del 30 marzo 1056, con il quale il borgo veniva donato al monastero di San Venerio da Guido degli Obertenghi, figlio di Adalberto Il. Monterosso fu successivamente possesso dei Fieschi e poi dei signori di Lagneto, in conflitto con i Malaspina e con i conti di Lavagna, fino a che nel 1276 Genova se ne impossessò definitivamente e da allora Monterosso seguì le sorti della repubblica, che la cinse di fortificazioni. Fu sottoposta più volte alle incursioni dei pirati barbareschi; nel Settecento fu primario centro di produzione degli agrumi. Nel 1945 subì gravi bombardamenti.
La chiesa di San Giovanni Battista fu costruita fra il 1244 e il 1307 nello stile gotico ligure, con pianta basilicale a tre navate. La facciata 1307 si presenta a paramenti alternati di pietra bianca e di serpentinite verde scura; è aperta da un portale con arco ogivale leggermente strombato, affiancato da una doppia coppia di colonnine in marmo. Il campanile merlato è formato dall’antica torre medievale in pietra verde, a pianta rettangolare, sopraelevata nel XV secolo.
Dietro la chiesa vi sono l’oratorio barocco della Morte e Orazione o dei Neri, in cui è custodita una statua di Sant'Antonio abate, e la loggia del Podestà, di probabili origini trecentesche. All’interno dell‘abitato si trova l’oratorio seicentesco dei Disciplinanti di Santa Croce o dei Bianchi.
A picco sul mare, all’estremità del promontorio roccioso del Colle di San Cristoforo, la torre Aurora fu fatta costruire da Genova nel Cinquecento a difesa dalle incursioni barbaresche.
Sul panoramico colle, la chiesa e il convento dei Cappuccini, intitolati a san Francesco, risalgono al 1623.
La sommità del colle è sovrastata dai resti del castello genovese, già castrum obertengo, con tratti di mura. Vi sono incluse tre torri rotonde e una torre quadrata angolare sul lato occidentale. Le aree pianeggianti su più livelli, contornate da mura, sono sede del cimitero; la cappella è quanto resta dell’antica chiesa parrocchiale di San Cristoforo.
A ponente del Colle, il lungomare divide l’abitato di Fegina dalla spiaggia; sulle prime pendici del Mesco vi è la villa del poeta genovese Eugenio Montale 1896-1981, premio Nobel per la letteratura nel 1975, che per una ventina d’anni qui trascorse lunghi periodi estivi.

Da Monterosso partono numerosi percorsi a piedi, tra i quali consigliamo i seguenti

a Sant’Antonio del Mesco segnavia bianco - rosso: sentiero n. 10. E’ il primo tratto del percorso che collega Monterosso a Levanto, lungo circa 2 km, con dislivello in salita di 330 m; tempo medio necessario 3/4 d’ora.
Da Fegina si raggiunge la statua del ‘Gigante’ vicina alla torre dei Merli e si risale una scalinata verso la villa del poeta Montale e con successivo tratto, da cui si possono osservare il sottostante porticciolo e la spiaggia.
Si sale ancora per la macchia mediterranea e affioramenti rocciosi di serpentinite verde, quindi si segue un breve tratto di strada asfaltata fino all’albergo Suisse Bellevue.
Si riprende il percorso gradonato che serpeggia fra ville e giardini, confinanti con lembi di pineta devastati dagli incendi; guadagnata la displuviale e raggiunte Case Minà, si svolta a sinistra e poco dopo si perviene all’incrocio con il sentiero di crinale che consente di proseguire fino a Levanto.
Da questo punto molto panoramico, alla quota di 314 m, si gode una visione completa delle Cinque Terre; si giunge poco dopo e in piano ai ruderi della chiesetta quattrocentesca di Sant’Antonio del Mesco, di cui rimangono il portale gotico, l’abside e parti murarie minori. Sullo stesso luogo sorgeva, intorno all’anno Mille, un cenobio: nel XVI Secolo la torre campana ria della chiesa fungeva da vedetta contro le incursioni dei pirati barbareschi.
al santuario di Nostra Signora di Soviore segnavia bianco - rosso sentiero n. 9. Percorso in salita su mulattiera di 2,5 km che giunge alla quota di 465 11: tempo necessario: un’ora e mezza.
Al fondo di via Roma il segnavia del sentiero CAI N° 9, apposto all’inizio di una scalinata indica il punto di partenza della mulattiera una delle piu‘ antiche e frequentate della zona.
L’acciottolato ha inizio subito dopo in un uliveto che cinge l’abitato, e prosegue in salita lungo alcune fasce abbandonate. Il tracciato segue una strada cementata e incrocia la provinciale, che occorre attraversare.
Si prosegue ancora su mulattiera risalendo una pineta, quindi si incontrano alcune cappelle della Via Crucis.
L’ultima, dedicata a Maria Maddalena, indica il luogo dove ebbe origine il culto della Madonna di Soviore. Il santuario, circondato da vecchi alberi di leccio, è a circa 200 m.

Monterosso - Vernazza

Il punto di partenza è in Piazza Garibaldi a Monterosso. Si può scegliere i ‘inizio dell' itinerario tra due tratti paralleli, che raggiungono l’albergo Porto Roca seguendo la pedonale litoranea sulla scogliera o penetrando subito all’interno e passando dietro l’edificio che ospita il Municipio.
Dall’albergo si comincia a salire tra i vigneti. alternando ripide scalinate a brevi e stretti tratti pianeggianti. lasciato un punto panoramico rivolto verso il Mesco, il sentiero segue il crinale della collina e si dirige all interno della Valle di Acquapendente che attraversa su un ponticello a schiena d’asino in pietra, alla quota di 140 m.
Aggirato un panoramico contrafforte, si supera il Rio Molinaro e si raggiunge un punto di sosta attrezzato, molto aperto sulla costa 2 km da Monterosso. Inizia quindi il lungo tratto in lieve discesa nella macchia mediterranea con prevalenti lecci associati a corbezzolo, erica, mirto, cisto, lentisco, ginestra spinosa ecc. e il loro corteo di fiori profumati, che si mantiene sui 150-130 m di quota, seguendo lo sviluppo delle curve di livello, con punti panoramici in corrispondenza dei sottostanti Scoglio del Frate e Punta Linà.
In prossimità di Vernazza, lasciata Costa Messorano, la macchia lascia il posto a oliveti e vigne, mentre il sentiero scende bruscamente verso l’abitato, offrendo viste stupende dall’alto. Si passa accanto ad alcune case, quindi, attraversato il fosso Vignaresca nei cori pressi si può osservare una
monorotaia, si scende in breve in paese, raggiungendo da Via Ettore Vernazza la strada principale, ottenuta dalla copertura del torrente Vernazzola.
Da Monterosso 3,8 km; quota massima raggiunta 173 m; tempo medio necessario: 2 ore.

Vernazza a La Spezia 25 km, 3 m s.l.m.: superficie 12.3 km2 popolazione 1238 ah.; cap 19018, pref. tel. 0187 è il secondo borgo delle Cinque Terre partendo da ponente, situato su uno scoglio dirupato che si protende nel mare, disposto a semicerchio attorno al porticciolo a stia volta delimitato da una piccola insenatura aperta a occidente’ I ripidi pendii delle colline circostanti sono risaliti da stretti e tortuosi ‘carrugi’ vicoli e da scalinate che raggiungono le vigne e gli uliveti.
Il porticciolo il più ampio e attrezzato delle Cinque Terre, raggiunto dai servizi turistici estivi, era forse già noto ai Romani, che potrebbero avervi tenuto una base, come più tardi fecero i Genovesi in lotta contro Pisa.
Vernazza venne comunque fondata dagli abitanti di Reggio, precedentemente insediatisi presso l’attuale santuario; il primo atto che nomina il paese è del 29 febbraio 1050. Fu feudo dei Da Passano e dei Ponzò e fin dall’ XI secolo sviluppò notevoli attività marinare, che furono consolidate nei secoli seguenti. Contesa da Genova, nel 1182 prese parte alle lotte contro Pisa.
Sottomessa a Genova insieme a Corniglia nel 1211, fu tolta definitivamente ai Fieschi nel 1276. Venne fortificata e ottenne il privilegio di eleggere al parlamento della repubblica di Genova un proprio deputato, senza la cui presenza non poteva essere decretato lo stato di guerra. Da quel momento seguì le sorti del capoluogo ligure. La chiesa di Santa Margherita d’Antiochia, salda sulla roccia, è affacciata sul porticciolo e contende il poco spazio alla piazzetta occupata da barche tirate in secco.
Fu costruita nel 1318 nello stile gotico ligure su un preesistente edificio: l’abside con decorazioni ad archetti pensili e lesene è originaria, mentre altre parti sono il risultato di rimaneggiamenti. La torre nolare ottagona, alta 40 m, impostata sull’abside, è coronata da archetti e termina con orna cupola di forma ogivale.
Sul lato opposto della piazzetta sorge un antico palazzo porticato, con pavimento in lastroni di pietra e soffitto in legno, punto di sosta e d’incontro della gente di mare locale. In cima al promontorio roccioso, già occupato da difese anteriori all’XI secolo che comprendevano anche una cinta muraria, il castello Belforte si presenta oggi con un poderoso bastione sovrastato da una torre cilindrica, proteso sul mare verso il Mesco: una seconda torre è ubicata più in alto, presso il sentiero per Corniglia. Il promontorio roccioso è attraversato da una fenditura chiamata ‘
Grotta del Diavolo’, creata dall’azione erosiva delle maree e delle acque piovane.
Sul lato opposto dell’abitato, nel giardino del convento seicentesco dei Padri Minori Riformati, si trova un torrione a pianta quadrangolare. con probabile funzione d’avvistamento di origini cinquecentesche, anch’esso collegato alle mura.
L’intero abitato conserva un’atmosfera medievale, con le case che si stringono e si sovrappongono le ore alle altre, lasciando poco spazio alla viabilità pedonale, rappresentata principalmente dalla copertura del torrente Vernazzola, che divide a metà il paese.
Le palazzate affacciate sul mare e l’intrico irregolare di tetti ricoperti d’ardesia, di terrazze e di volumi delle abitazioni circostanti formano un insieme molto pittoresco che conferisce a Vernazza dona fisionomia del tutto particolare fra le località delle Cinque Terre.

Tra i percorsi a piedi da Vernazza si segnala quello al

Santuario di Nostra Signora dl Reggio segnavia bianco - rosso: Sentiero n. 8, percorso in salita su mulattiera di 1,2 km che giunge alla quota di 317 m; tempo medio necessario: 3/4 d’ora.
Si lascia Vernazza dai piazzale della stazione lungo la strada per il cimitero, che si aggira per proseguire lungo il crinale situato a levante della valletta del fosso Vignaresca.
La mulattiera è lastricata e corrisponde al percorso della Via Crucis, con le cappelle delle stazioni, fra le quali è compresa la chiesetta di San Bernando. Il tracciato si snoda lungo le fasce terrazzate e coltivate a vigna e ad oliveto, in parte abbandonate e invase dalla vegetazione.
Il santuario e circondato da alberi secolari; dal piazzale si gode una bella vista su Vernazza. Dal santuario il sentiero n° 8 prosegue per la Foce Drignana 500 m s.l.m., con ulteriori 1,3 km e 3/4 d’ora di cammino.

Vernazza - Corniglia

Dalla strada centrale del paese s’imbocca, verso levante, via Carattino e attraverso stretti carrugì si sale alla mulattiera, che con due tornanti si porta subito in quota, passando accanto alla torre superiore delle fortificazioni di Vernazza, ricoperta d’edera.
Da questo punto la visione dell’abitato sottostante con lo sfondo del promontorio del Mesco è indimenticabile e rievoca l’immagine poetica dei borghi marinari liguri "che sembrano navi in attesa di salpare".
Si continua a salire, mentre la visione panoramica si allarga fra i vigneti; il percorso è ora alto sul mare, in falsopiano, circondato da agavi. fichi d’india, euforbìe arboree. In basso, presso il litorale. la linea ferroviania esce, per breve tratto, allo scoperto.
Sei tornanti annunciano I’attraversamento in salita di un oliveto solo in parte coltivato, poi il percorso guadagna più gradatamente quota e, dopo un vigneto, raggiunge la frazione di Prevo 220 m s.l.m., massima quota dell' itinerario litoraneo a 1 .6 km da Vernazza.
Il grappolo di case di Prevo, a picco sul mare, è superato in corrispondenza della incrocio con il sentiero per San Bernardino e il percorso prosegue in leggera discesa offrendo una bella veduta su Corniglia fino alla Punta di Montenero, con la sottostante spiaggia di Guvano affiancata dalle opere di consolidamento in cemento della vecchia sede ferroviaria, poi spostata in galleria.
Proprio sopra la spiaggia, il sentiero si restringe e scende decisamente, mantenendosi alto sulla frana; si incontra un punto di sosta attrezzato, dopo il quale il sentiero riprende a salire. Alle spalle si può osservare la frazione di San Bernardino, divisa in due gruppi di case profilate sul crinale.
Si continua a scendere, specie in corrispondenza di un oliveto; si attraversa il rio Canaletto su un ponte a schiena d’asino in pietra, quindi il successivo Rio Groppo su un ponte moderno, risalendo per i vigneti, che ormai cingono il vicino abitato di Corniglia.
S’incontra la strada asfaltata che raggiunge il paese dalla ‘
strada dei Santuari’, ma è meglio seguire il sentiero, tra le fasce densamente occupate dalle pergole delle viti, che conduce alla chiesa di San Pietro e quindi al sottostante borgo.
Da Vernazza 3,4 km; quota massima raggiunta 220 m a Prevo; tempo medio necessario: 2 ore.

Corniglia frazione di Vernazza, 105 m s.l.m. è il borgo di mezzo delle Cinque Terre, posto sopra un terrazzo roccioso costiero alto un centinaio di metri sul mare.
L’abitato si sviluppa in piano, seguendo una struttura a nastro; la strada principale il ‘carrugio’, ovvero via Fieschi, ha un andamento parallelo alla costa. Le case vi si affacciano dal lato interno, dall’altro guardano il mare dallo strapiombo. E questo il luogo più originale delle Cinque Terre, dalla spiccata vocazione agricola, sorto in funzione dei vicini vigneti.
Il borgo fu fondato dagli abitanti di Volastra e la prima citazione in un documento risale al 1211. Fu feudo dei conti Fieschi di Lavagna, dei signori di Carpena e di Luni, fino al passaggio a Genova, avvenuto nel 1276. I documenti di quel periodo ricordano l’esistenza di un castello (traccia nelle mura del cimitero), pare conquistato dai Pisani e restituito nel 1254, sostituito poi da un rocca di cui rimangono scarsi resti murari eretta dai Genovesi nel 1556 come vedetta contro le incursioni barbaresche.
La chiesa di San Pietro, sopra il paese, venne costruita fra il 1334 e il 1351 in stile gotico ligure, inglobando nel fianco settentrionale la facciata di un edificio sacro più antico, risalente all’XI secolo, come la raffigurazione, in con bassorilievo, di un cervo, emblema di Corniglia.
La sobria facciata trecentesca in pietra fonte locale è decorata in alto da una cornice a denti di sega, sorretta da archetti. L’interno, dalla pianta basilicale a tre navate, è rafforzato da una volta a botte, barocca.
Secondo la tradizione locale, l’antico edificio con archi gotici in pietra nera esistente sotto il sagrato sarebbe appartenuto ai conti Fieschi.
Nell’abitato, sulla raccolta piazzetta di largo Taragio ornata da due platani, prospetta l’oratorio settecentesco dei disciplinanti di Santa Caterina, dietro il quale si apre una panoramica terrazza sul mare.

Tra i percorsi a piedi da Corniglia consigliamo quello al

Santuario di Nostra Signora delle Grazie senza segnavia: deviazione da Prevo per San Bernardino oppure sentiero n. 7b per Case Fornacchi.
La frazione di San Bernandino, nella quale si trova il santuario di Nostra Signora delle Grazie, è raggiungibile da Corniglia con almeno due itinerari. Il più diretto ripete il tratto di sentiero litoraneo fino alle case di Prevo, già descritto.
Quindi una lieve deviazione sulla destra, aperta fra le vigne, collega alla strada automobilistica locale, che si può seguire per 300 m circa in direzione di Corniglia prima di immettersi sulla ripida mulattiera a tornanti che raggiunge il paese. In alternativa ci si può collegare con il sentiero n. 7 proveniente da Vernazza poco sotto l’abitato, all’uscita di un castagneto.
Il secondo percorso sentiero n. 7b segue pure l’itinerario litoraneo fino al rio della Groppa, oltre il quale si stacca stilla destra, nell’oliveto, il sentiero che risale Costa Lunga e, dopo aver attraversato il rio Canaletto, si mantiene sul crinale che divide dalla frana di Guvano giungendo, attraverso i vigneti, alla ‘
strada dei Santuari’. Da questa il percorso si inoltra nella macchia, ritorna nelle fasce coltivate e giunge a Case Fornacchi 506 m; quindi si unisce al sentiero n. 7, che scendendo attraversa più volte la strada asfaltata e infine raggiunge San Bernardino 370 m dopo aver superato un castagneto.
Entrambi gli itinerari richiedono oltre un’ora di cammino, ma sono poco frequentati, pur essendo molto panoramici, a causa della presenza della strada asfaltata di raccordo fra Corniglia, San Bernardino e la strada dei Santuari. La mancanza di segnavia e la frequenza di incroci con altri sentieri può provocare errori di percorso. Il primo tracciato suggerito da Prevo è più consigliabile.

Corniglia - Manarola

Si lascia Corniglia dalla chiesa di San Pietro, passando per orti, e si attraversa la strada asfaltata per riguadagnare il sentiero, che a questo punto è rappresentato dalla lunga scalinata di mattoni che conduce alla sottostante stazione ferroviaria 33 rampe con 377 gradini, più alti all’inizio della discesa, da cui si ha una bella visione su Manarola.
Si segue quindi la strada litoranea parallela ai binari, alta sul mare, che corre per 400 m alla sommità dei muraglione di contenimento della sede ferroviaria, difesa da una scogliera. Al termine, superato il rio Molinello, si attraversa l’area del Villaggio Europa e si prosegue fra il ripido versante collinare e il mare, che si frange sul lungo ma ormai strettissimo (perché ridotto dall’erosione marina) spiaggione di Corniglia.
Il percorso, molto luminoso, incontra la vecchia galleria in disuso di valle Asciutta e il rio omonimo, che scavalca con un tornante, quindi riprende quasi rettilineo e in lieve salita, fino a incontrare lenta collina al di là della quale sorge Manarola.
Il sottostante litorale non è più ciottoloso, ma lascia posto alla scogliera. L’intero tratto, a partire dalla fine del muraglione, è occupato, a monte, da formazioni d’euforbia arborea, con esemplari di grandi dimensioni, insieme a valeriana rossa e a timo; alcuni punti sono minacciati da frane e richiedono qualche attenzione.
Si risale il promontorio di Punta Buonfiglio con un tonante che riporta il sentiero in orizzontale, offrendo notevoli scorci panoramici; verso il mare sono frequenti capanni per vacanze, chiusi da cancelletti. Dopo un tratto ad erica e lecci si ritrovano le euforbie, quindi iniziano i vigneti.
Superata un’edicola dedicata alla Madonna, che segnala l’incrocio con il sentiero per Volastra, si procede fra muri a secco che ospitano rosmarino, capperi, felci ed erbe diverse. Si incontra il cimitero quota 75 m, oltre il quale la rocciosa Punta Buonfiglio si protende in mare: da qui si ha la visione stupenda di Manarola, costruita sul roccione scuro stratificato a picco sulle onde, con le case variopinte aperte verso il mare.
Si scende nell’abitato aggirando Punta Buonfiglio e percorrendo i 250 m della suggestiva passeggiata a mare pedonale che porta il nome, ‘Polaedo’, dell’antico approdo locale, ricavata nella roccia e in parte ombreggiata da lecci, e si guadagna la strada principale di Manarola, ottenuta dalla copertura del rio Groppo, su cui si affacciano a schiera alte case. Sulla strada, numerose barche posteggiate sostituiscono significativamente le automobili.
Da Corniglia 2,8 km; quota massima raggiunta 75 m al cimitero; tempo medio necessario: un’ora.

La visione di Manarola frazione di Riomaggiore, 68 m s.l.m. è una delle più emozionanti delle Cinque Terre: il gruppo di case a strapiombo sul mare, sopra la falesia battuta dalle onde; il minuscolo porticciolo nascosto fra gli scogli di due speroni di roccia scura; gli allineamenti delle altre case in basso, alte e strette, in doppia fila compatta, incassate sul versante destro lungo il solco della foce del rio Groppo, opposte a quelle che risalgono il pendio terrazzato, con le quali si congiungono presso il bastione.
Il nome di Manarola, probabilmente derivato dal latino Manium arula, piccola ara dei ‘Mani’ divinità dei defunti, confermerebbe l’antico popolamento romano della zona, che avrebbe avuto in Volastra il suo centro principale.
E proprio da Volastra provennero i fondatori del borgo sul mare, citato per la prima volta in un documento del 1266, ma già noto in precedenza, quando era sottoposto ai marchesi di Carpena e feudo dei Fieschi, ai quali fu ceduto dal vescovo di Lui nel 1252. Nel 1276 Manarola passò a Genova insieme alle Cinque Tenne, nel 1806 fu aggregata a Riomaggiore.
I monumenti religiosi di Manarola sono concentrati attorno a una piazzetta a monte dell’abitato, in posizione dominante, situazione cinica nelle Cinque Terre. La chiesa di San Lorenzo o della Natività della Vergine risale al 1338 ed è opera in stile gotico ligure dei Magistri Antelami, che la costruirono in forma basilicale a tre navate; l’interno è barocco, con volta a botte. La facciata presenta il consueto portale con arco ogivale. Il campanile trecentesco, a pianta quadrata, è separato dalla chiesa; ebbe funzioni di torre d’avvistamento e venne soprelevato e cuspidato.
Sulla stessa piazza prospetta l’oratorio quattrocentesco dei Disciplinanti della SS. Annunziata o degli Azzurri; all’angolo con la strada principale vi è l’edificio del Lazzaretto, o antico ospedale di San Rocco.
Il muraglione che sostiene le case affacciate sulla falesia conserva parti del bastione, probabilmente anteriore alla fondazione del borgo, mentre in basso è stato trasformato in abitazione.
Verso nord e dalla parte opposta, sul mare, l’area fortificata era chiusa da porte, di cui rimangono parti murarie. Ia piramide di cemento imbiancata che corona il gruppo più alto delle case di ManaroIa è un segnale trigonometrico a uso dei naviganti.

Tra i percorsi a piedi da Manarola si consiglia quello al

Santuario di Nostra Signora della Salute a Volastra inizialmente senza segnavia, poi con segnavia bianco - rosso n. 6d. Percorso in salita su mulattiera lastricata, che da quota 68 m giunge ai 335 m di Volastra; tempo medio necessario: un’ ora.
Punto di partenza è il parcheggio delle auto di Manarola, alla cui uscita lato settentrionale inizia la mulattiera che, seguendo la dorsale della collina tra le fasce delle vigne, raggiunge quota 268 m, dove incontra il sentiero n. 6d. Mentre il tratto sulla destra scende nella valle del rio Groppo, incrociando la statale delle Cinque Terre, il tronco a sinistra prosegue sul crinale e giunge alle prime case di Volastra, sempre aperto fra le vigne.
La vista sulla retrostante Manarola e sulla costiera è varia e seducente, ma questa mulattiera è molto interessante da percorrere anche perché attraversa una delle zone viticole migliori delle Cinque Terre.
Da Volastra si sale in breve, sulla sinistra, all’isolato santuario di Nostra Signora della Salute.
Un altro percorso su mulattiera si collega all’itinerario litoraneo in corrispondenza di un’edicola dedicata alla Madonna oltre il cimitero, in direzione di Corniglia e risale pure la dorsale tra le vigne, riunendosi al tracciato del sentiero 6d poco sopra l’incrocio con il percorso precedentemente descritto quota 268 m.

Manarola - Riomaggiore

Dalla strada centrale di Manarola si raggiunge la stazione ferroviaria percorrendo la galleria pedonale, lunga 170 m, e si sale la scala di 72 gradini che conduce al passaggio ricavato sul muro di sostegno della ferrovia, lungo 200 m; sulla sinistra, la ripida collina è terrazzata a vigneto.
Al termine del passaggio, alla testata della galleria uno slargo panoramico annuncia l’inizio dei tratto più celebre dell’itinerario litoraneo: la famosa ‘Via dell’Amore’.
Questa passeggiata pedonale, intagliata nella roccia e aperta sul mare, ebbe un’origine poco romantica: era, infatti, una strada di servizio per i cantieri di raddoppio della linea ferroviaria, realizzata tra il 1926 e il 1928. Negli anni Sessanta e anche recentemente è stata sistemata per uso turistico.
I primi 200 m della ‘Via dell’Amore’ sono giustamente noti perché scolpiti nelle argilliti, che in alcuni punti formano il letto del sentiero. Qualche agave abbellisce il paesaggio, che oltre lo Scoglio dei Pesci si apre verso Riomaggiore e la Punta di Montenero.
Vi è poi un tratto orizzontale affiancato dalla contorta stratificazione rocciosa (serie toscana del ‘macigno’), detta ‘arenaria di Riomaggiore’, con pieghe 'a ginocchio’, inclinazioni quasi verticali e colorazioni alternate grigie chiare e scure; in basso il mare si frange ai piedi delle pareti.
La rada vegetazione è formata da ruta, finocchio di mare, cineraria, euforbia arborea e cespugli della macchia mediterranea nei punti più favorevoli.
Il tratto successivo, anch’esso di notevole bellezza, è pure interessato dalle formazioni stratificate di arenaria, ma più sottili delle precedenti, e dallo stesso tipo di vegetazione, accresciuto da diverse specie esotiche agave, fico d’India, pitosporo ecc..
Nei punti più panoramici del percorso sono state sistemate delle panchine che consentono piacevoli soste. Giunto su un promontorio roccioso, il percorso cambia direzione e si dirige verso l’interno, raggiungendo la stazione ferroviaria di Riomaggiore, che aggira oltrepassando la galleria per mezzo di una scaletta e percorrendo Via Telemaco Signorini copertura del rio Ruffinale prima in direzione nord, poi verso il mare.
S’incontra così l’ultimo tratto di sentiero panoramico aperto sulla scogliera: voltandosi indietro si può osservare la parte della ‘Via dell’Amore’ precedentemente percorsa.
Aggirato l’ultimo sperone roccioso, si lascia la vista sul mare e si entra in paese attraverso la strada rettilinea che conduce al piazzale della chiesa di San Giovanni Battista, nella parte alta dell’abitato, da cui si scende nella parte bassa, il borgo dei pescatori.
Da Manarola 2 km; quota massima raggiunta: 50 m; tempo medio necessario: un ‘ora. In totale 12 km da Monterosso al Mare.

Riomaggiore a La Spezia 12 km; 35 m s.l.m.; superficie 10,2 km2 popolazione 2152 ah.; cap 19017; pref. tel. 0187 è il borgo delle Cinque Terre più vicino a La Spezia, disposto a schiera su due file parallele principali di caratteristiche case alte e strette, accessibili da piani diversi, che seguono l’incisione del torrente omonimo oggi coperto fino al mare, dove vi è il nucleo più antico dell’abitato.
Questo era difeso in origine da una fortezza costiera andata perduta, poi sostituita dal castello genovese sulla collina. Il borgo è dotato di un modesto scalo per barche da pesca e di due piccole spiagge, situate alla foce del rio Finale verso Manarola e nell’insenatura di Fossola, a levante del paese. Il borgo venne fondato sul mare dalle popolazioni delle sovrastanti colline: questi nuclei familiari, che nel 1251 raggiungevano il numero di 80, traggono a loro volta origine dall’arrivo, nell’VIII secolo, di un gruppo di profughi greci insediatisi nella zona dell’attuale santuario di Montenero.
Riomaggiore fu feudo dei Turcotti, marchesi di Cericò; appartenne successivamente ai Fieschi 1270, sotto la cui influenza rimase per un secolo, anche dopo il passaggio alla repubblica di Genova, avvenuto nel 1276. L’abitato si è sviluppato intorno alla chiesa di San Giovanni Battista, situata nella parte alta, che risale al 1340-1343 e che è opera dei Magistri Antelami.
A quel periodo appartengono le monofore e le due porte gotiche gemelle aperte sul fianco destro o di levante, decorate con elementi scultorei più antichi di reimpiego, fra cui maschere umane, figure del bestiario a rilievo piatto, fregi con foglie d’acanto stilizzate, nei caratteristici stili longobardo e protoromanico. Nel 1870 la chiesa fu allungata e la facciata fu rifatta in stile neogotico, ricollocandovi il rosone originario. L’interno è diviso in tre navate da archi ogivali. Il massiccio campanile a torre nolare è sovrastato da una cuspide.
Nei pressi della chiesa vi è la casa in cui visse il pittore fiorentino Telemaco Signorini 1835-1901, uno dei primi esponenti dei Macchiaioli, che ritrasse aspetti del borgo e della sua vita in numerosi quadri in occasione dei suoi soggiorni estivi tra il 1881 e il 1889.
Nell’abitato, interessante l’oratorio quattrocentesco dei Disciplinanti detto anche ‘chiesa della Confraternita dell’Assunta’ e, presso il castello, la cappella di San Rocco e San Sebastiano, del 1480, preceduta da un portichetto. Di incerta origine l’oratorio di Sant’Antonio Abate, nella parte bassa dell’abitato.
Il castello di Riomaggiore domina il paese dalla collina oltre la quale, verso ponente, sorge la stazione ferroviaria. Venne iniziato nel 1260 dai marchesi Turcotti e fu completato dai Genovesi nel XV-XVI secolo per difendere il borgo dai barbareschi. Oggi rimangono le cortine murarie e due torri rotonde; fino a poco tempo fa l’area interna era adibita a cimitero.

Tra i percorsi a piedi da Riomaggiore consiglio quello al

Santuario di Nostra Signora dl Montenero e, di seguito, al Colle del Telegrafo segnavia bianco - rosso: sentiero n. 3a fino a Montenero, quindi sentiero n. 3. E’ un percorso inizialmente molto ripido fino al santuario 341m, con tratti pavimentati su gradoni, piuttosto faticosi ma interessanti e panoramici 1,5 km, 300 m di dislivello, un’ ora; quindi alterna parti pianeggianti fra i vigneti ad altre in lieve salita fino al Colle del Telegrafo 513 m; 2 km, 200 m di dislivello, 3/4 d’ora.
Complessivamente 3,5 km, 500 m di dislivello, tempo medio necessario 2 ore circa.
Si parte dalla strada di copertura del torrente Riomaggiore via Don Minzoni seguendo due possibili direzioni: o verso la parte alta dell’abitato, percorrendo la pianeggiante via della Libertà, oppure verso la parte bassa, salendo la ripida scaletta che dalle vicinanze della galleria ferroviaria Biassa si dirige verso il cimitero.
Al termine di via della libertà il percorso diviene unico e affronta decisamente la collina terrazzata a vigna, che sotto il cimitero incontra la strada provinciale d’accesso al paese in un punto molto panoramico.
Aggirato il cimitero, la mulattiera a gradoni prosegue lungo il crinale fra le vigne, sempre con alle spalle magnifiche viste su Riomaggiore e sulla costiera fino al Mesco, raggiungendo ancora la strada provinciale in corrispondenza di una curva a gomito.
Attraversata la strada, si sottopassa la statale delle Cinque Terre e la si segue lungo il muraglione di contenimento a monte per oltre 200 m, fino a una scaletta di cemento che conduce nuovamente sulla mulattiera fra i vigneti; nel punto in cui il percorso svolta bruscamente a sinistra e ricomincia a salire, il panorama diviene ancora più ampio. Il sentiero sale e serpeggia in mezzo alle fasce, passando davanti ai casotti che servono da deposito per gli attrezzi dei contadini, e infine raggiunge il santuario di
Nostra Signora di Montenero, circondato da un prato e da pini che precedono il belvedere sulla costa sottostante.
Il secondo tratto dell’itinerario parte dal santuario e si compie sul sentiero n. 3, che segue un tracciato più basso rispetto a quello dei sentiero n. 3a, anche se nei primi 500 m i due percorsi sono praticamente unificati.
Si esce dal piazzale lungo il sentiero a sud, si salgono alcuni gradini incontrando il punto d’arrivo di una monorotaia e si prosegue in cresta fra i cespugli della macchia con lecci, ginestrone spinoso ed erica arborea, godendo di panorami su tutta la costiera.
Alla quota di 385 m si incontra il bivio di Case Casarino: si prende a destra il sentiero n. 3 che dapprima sale lievemente, quindi diviene orizzontale lungo il fianco della collina, attraversando costantemente i vigneti affacciati sul mare, con qualche lembo di macchia nei coltivi abbandonati.
Dopo aver incontrato i capilinea di altre due monorotaie e un lembo di pineta, a quota 406 m si incontra il villaggio di Lemmen, formato da un gruppo di case rustiche, non tutte abitate, vegliate da una chiesetta: l’esistenza di questo borgo è documentata dal 1251, ma forse le sue origini risalgono all’età romana.
Si esce dal villaggio passando accanto a un abbeveratoio scavato nella pietra e si riprende a salire in cresta tra i vigneti, incontrando anche lembi di macchia e pineta, che non impediscono la vista sul mare aperto. L’ultimo tratto del sentiero è affiancato da un folto di felci aquiline, quindi, dopo una svolta a sinistra, raggiunge il Colle
del Telegrafo, a quota 513 m, frequentata meta di gite domenicali per la presenza di due ristoranti e l’arrivo di una strada asfaltata da La Spezia e della ‘strada dei Santuari’.
Al Colle del Telegrafo giunge anche, da
Portovenere, il sentiero di crinale n. 1 diretto a Levanto

Per l'itinerario di crinale, la Strada dei Santuari e le Isole del Golfo
Segue . . . . .


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