I ragazzi di una scuola decidono di scegliere l’attività sportiva per mezzo
di democratiche votazioni. 100 votano calcio, 99 votano basket. Si farà quello
che decide la maggioranza: chi può dichiararsi contrario? Pertanto giocheranno
a calcio tutti e sempre.
Il
partito di opposizione era disperato. Non solo aveva perso malamente le ultime
elezioni, ma tutti i sondaggi parlavano di un peggioramento delle posizioni. La
democrazia era in pericolo, secondo loro.
Guarda – disse il leader del partito al coordinatore – non sarò eletto
neppure nel mio collegio! Noi abbiamo 100 voti e loro 1000. Non abbiamo
speranza.
Vediamo un po’ – disse il coordinatore con fare sornione – secondo me, invece, c’è spazio per mandare in parlamento 9 senatori nostri e solo uno dei loro. Basta dividere il collegio in 10 nuovi collegi studiati in modo che in nove noi otteniamo 10 voti e loro 1 e in uno loro ottengono 991 voti e noi 10. Quindi, loro avranno il loro senatore, ma noi 9, e tu sei salvo. Basta trovare una scusa buona per dividere il collegio come vogliamo noi. I dati li abbiamo. Basta un piccolo emendamento alla legge elettorale.
È geniale. Ci penso io. Domani è l’ultimo giorno utile per approvare la
legge sul colore dei bottoni delle maglie dei pescatori di Gallipoli. Ci sarà
ostruzionismo e molta confusione, vista l’evidente valenza politica
dell’argomento; ma la legge deve essere approvata in tempo, altrimenti la CE ci
sanziona, e allora io, zitto zitto piano piano, aggiungerò al testo il nostro
emendamento piccolo piccolo. E la democrazia
sarà salva!
Nel 1849, a seguito dei moti che portarono all’effimera Repubblica
Romana, il papa Pio IX (oggi santo) si rifugiò a Gaeta.
Lì, non avendo apparentemente altre preoccupazioni, si concentrò sulla necessità di stabilire il dogma della Immacolata Concezione.
Per
questo organizzò una specie di referendum tra tutti i vescovi e, in base alle
risposte, il dogma, cioè una verità assoluta di
fede, fu democraticamente approvato a maggioranza. Dal 1854, se
non ci si crede si va all’inferno.
Nel 1949 Kurt Gödel, residente a Princeton assieme ad altri scienziati in fuga dalla Germania di Hitler - tra i quali Albert Einstein - decise di chiedere la cittadinanza statunitense.
Per
questo era necessario recarsi davanti a un giudice e superare un piccolo esame
che comportava, tra l’altro, la conoscenza della Costituzione degli Stati
Uniti.
Gödel
studiò la Costituzione col massimo scrupolo, esaminando con la sua logica
ferrea tutte le conseguenze delle disposizioni contenute.
Il
giorno prima dell’esame, comunicò tutto eccitato al suo amico Einstein di aver trovato
un’incoerenza logica nella Costituzione e che non vedeva l’ora di parlarne col
giudice per metterlo in guardia.
Einstein
ne fu molto preoccupato e, temendo l’esito negativo, si offrì di accompagnare
Kurt all’esame, raccomandandogli accoratamente di non fare assolutamente cenno
della sua scoperta.
Ma lo
spirito logico e polemico ebbe il sopravvento e Kurt iniziò il colloquio col
giudice proprio con l’argomento proibito.
Fortunatamente
il giudice era un uomo di spirito e, forse anche lusingato dalla presenza di
Einstein, non si oppose alla concessione della cittadinanza.
Ma cosa aveva scoperto Gödel? Semplicemente
il paradosso della democrazia: la Costituzione non proibiva l’elezione di un
dittatore, altrimenti non sarebbe stata democratica, ma permettere l’elezione
di un dittatore costituiva comunque una violazione della democrazia.
Sembra una questione di poco rilievo pratico finché non si riflette sul
fatto che Hitler era arrivato al potere a seguito di regolari elezioni.
Curiosamente,
nel suo primo discorso e proprio a proposito della sua elezione, il nuovo
presidente ha ammesso che gli Stati Uniti sono “un
paese dove ogni cosa è possibile”.
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