BIANCOSPINO
Crataegus
monogyna
Fam.: Rosaceae
Il nome volgare deriva a
questarbusto dallavere rami spinosi che in
primavera si ricoprono letteralmente di fiori bianchi e
profumati.
Il biancospino si può rinvenire ai margini dei boschi,
nelle radure, ai bordi delle strade; la sua fascia
altitudinale è compresa tra la pianura ed i 1000 m circa
di quota, eccezionalmente raggiunge i 1500 m, è
indifferente al substrato.
E un arbusto, talora piccolo albero alto sino ad 8
m, caducifoglio. Le foglie sono alterne, generalmente
raggruppate in fascetti, profondamente incise in 5-7
lobi, il margine è intero o poco dentato. I fiori, dal
profumo simile a quello delle mandorle amare, sono
riuniti in corimbi allapice di corti rametti. La
corolla, con cinque petali bianchi, racchiude un unico
stilo; è pianta ermafrodita, fiorisce in aprile-maggio,
I frutti (pomi) sono globulosi, rossi a maturazione;
hanno diametro di 8-10 mm, recano allestremità un
residuo del calice, contengono un unico seme. Epoca di
fruttifìcazione: settembre-ottobre. E una specie
piuttosto comune.
Impieghi: I frutti del
Biancospino, da freschi dolciastri e farinosi, sono
utilizzabili per preparare bevande fermentate e gradevoli
marmellate con proprietà astringenti, I fiori contengono
principi attivi ad azione vasodilatatrice, ipotensiva e
cardiotonica. Il legno, molto compatto e duro, è
utilizzato per lavori al tornio; è inoltre ben
levigabile.
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CORBEZZOLO
Arbutus
unedo
Fam.: Ericaceae
lI nome scientifico di
questalberello della macchia mediterranea, secondo
alcuni è dovuto agli antichi Romani: lo chiamavano
"arbusto di cui si può mangiare un solo
frutto" (unum edo) in relazione al sapore
aspro dei frutti non ben maturi, e comunque piuttosto
ricchi di tannino.
Di rilievo appare il fatto che una delle più belle
farfalle italiane (Charaxes jasus) parassita solo
le foglie di questa specie.
Il corbezzolo, pianta mediterranea termofila, in epoche
interglaciali colonizzò zone distanti dallodierno
areale di diffusione. Alcune di queste zone si sono
mantenute come relitti, è così possibile rinvenire
questalberello sulla costa atlantica francese, in
Irlanda ed in Italia nella valle dellAdige e sui
colli Euganei. Il corbezzolo predilige i terreni acidi e
la sua capacità di emettere polloni lo fa rivegetare in
breve nei luoghi incendiati; è diffuso su tutto il
litorale della Penisola, in Sardegna lo si trova anche
sino a 600 m di altitudine.
Grazioso albero sempreverde non più alto di 10 m, ma
più spesso arbusto, presenta tronco e rami con corteccia
giovane rossastra e poi grigia che si squama
verticalmente. Le foglie, alterne, sono ovali a margine
seghettato. I fiori, riuniti in racemi e forgiati a
orciolo pendulo, sono presenti durante linverno
contemporaneamente ai frutti che, dapprima verdi,
assumono tutti i toni dal giallo sino al rosso acceso.
Tale frutto (bacca) ha una buccia granulosa ed è
lungamente picciolato; il sapore risulta un poco
asprigno.
Impieghi:
I frutti del Corbezzolo sono noti da tempo, ove
la pianta è frequente se ne ricavava
addirittura un vino, come in Corsica. Da questi frutti è
possibile ottenere marmellate e canditi. È pianta
talvolta impiegata come arbusto decorativo.
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CORNIOLO
Cornus mas
Fam.: Cornaceae
Il nome volgare di questa
pianta è diminutivo di corno, forse a causa del legno ~
molto duro.
Il Corniolo è diffuso nellEuropa centro-orientale
e meridionale ed in Asia occidentale. In Italia cresce
soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali,
dalla pianura sin verso i 1500 m daltitudine; è
specie termofila con predilezione per ~ i terreni
calcarei.
È un arbusto caducifoglio, o piccolo albero, alto sino a
6 metri; i rami hanno corteccia verdastra con toni
rosso-bruni nella parte esposta al sole. Le foglie sono
inserite opposte ai nodi dei rami, la lamina è ovoidale
acuminata con nervature parallele convergenti
allapice, il margine è intero e leggermente
ondulato.
I fiori sono riuniti in piccole ombrelle inserite lungo i
rami, la corolla è composta da quattro petali gialli
acuminati; è pianta ermafrodita, fiorisce in
gennaio-aprile, I fiori, precoci, appaiono prima delle
foglie.
I frutti sono lucide drupe elissoidali, lunghe circa 1,5
cm, dapprima verde-giallo, in seguito arancio-rosso e
infine rosso cupo, contengono un unico nocciolo;
lepoca di fruttificazione è settembre-ottobre.
Impieghi:
I frutti, di sapore acidulo, possono essere
consumati freschi (solo quando il colore è rosso cupo,
altrimenti sono assai aspri), ma soprattutto si
utilizzano per preparare marmellate ad azione blandamente
astringente e per ottenere gelatine, succhi e salse.
Linfuso di corniole nella grappa dà un liquore
simile alla Slivovitza. Anticamente i frutti erano
canditi nel miele ed anche conservati in salamoia come le
olive.
La corteccia, che si utilizza in decotto o in tintura
vinosa, contiene principi attivi con proprietà
astringenti e febbnifughe.
Il legno ha alburno chiaro e durame rossastro durissimo e
resistente; si presta ottimamente per lavori al tornio.
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COTOGNASTRO COMUNE
Cotoneaster
integerrimus Medicus
Fam.: Rosaceae
È pianta presente nella
fascia montana dellEuropa e dellAsia. In
Italia è rinvenibile, se pur non molto frequentemente,
nei boschi asciutti, nei luoghi rocciosi relativamente
aridi; vegeta da 600 m sino a circa 2000 m di altitudine.
E raro e localizzato nellAppennino
meridionale.
Il cotognastro comune è un arbusto caducifoglio alto
sino a 1,5 m, la corteccia ha colore violaceo-rossastro
ed i rami giovani sono tomentosi e grigiastri. Le foglie,
inserite alterne o fascicolate, sono
ellittiche-tondeggianti, con margine intero;
superiormente glabre, sono bianche e tomentose nella
pagina inferiore. I fiori sono inseriti isolati o riuniti
in fascetti di 3-5 allascella fogliare, sono
piccoli e penduli; la corolla ècomposta da cinque petali
di colore bianco-rosa; hanno un ricettacolo molto
evidente. Il cotognastro risulta pianta ermafrodita; la
fioritura avviene in maggio-luglio, I frutti (pomi) sono
globosi, lisci, con diametro di 6-8 mm, di colore rosso a
maturazione. Lepoca di fruttificazione è in
settembre-ottobre.
Impieghi:
I frutti del Cotognastro sono assai farinosi e
insipidi, pur essendo commestibili non hanno particolari
impieghi in gastronomia e nemmeno nella farmacopea. E'
pianta talvolta coltivata a scopo ornamentale, divenendo
decorativa nel periodo autunnale.
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FITOLACCA
Phytolacca
americana
Fam.: Fitolaccaceae
Le specie vegetali di
origine esotica costituiscono ormai il dieci per cento
della flora europea. Una di queste, naturalizzata
specialmente nellItalia settentrionale, è la
fitolacca, detta anche UVA TURCA, ma originaria del
Nordamerica. Il nome scientifico ci ricorda una
particolarità dei frutti: il rosso (lacca) così tenace
da colorare indelebilmente qualsiasi tessuto.
Lhabitat preferito si trova ai margini dei pioppeti
industriali, ai lati delle strade, nei luoghi incolti in
genere sia in pianura sia in collina; preferisce terreni
freschi e ricchi di humus.
La fitolacca è una pianta erbacea perenne munita di una
radice fusiforme; i fusti nascono in aprile, fra i
residui dellanno precedente, e raggiungono
unaltezza di circa due metri.
Le foglie, alterne, sono ovato-lanceolate, abbastanza
ampie, il margine è intero; sia i gambi sia le foglie
divengono rosso-vivace ancor prima dellautunno. I
fiori, riuniti in racemi opposti alle foglie, sono
piccoli ed insignificanti. Le bacche divengono nere a
maturazione; il succo che ne sorte è rosso scuro.
Lepoca di fruttificazione è in ottobre.
Impieghi:
Esistono almeno 40 ricette per
lutilizzazione delle varie parti. I turioni appena
spuntati dal terreno sono utilizzabili come gli asparagi;
le toglie sono commestibili (sia pur con cautela per la
presenza di sostanze tossiche); le bacche sono utilizzate
industrialmente per produrre un colorante naturale per
dolci e liquori; se ne possono fare marmellate e
gelatine. La radice ha effetti purgativi, ma non è molto
usata a questo scopo per la sua azione troppo drastica, e
per le proprietà emetiche.
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FRAGOLA
Fragaria
vesca
Fam.: Rosaceae
Diffusa in tutta Europa,
la Fragola in Italia vegeta nelle radure e nei boschi
radi; è rinvenibile dalla pianura sin quasi al limite
altitudinale della vegetazione arborea.
E una pianta erbacea perenne con rizoma cilindrico, con
numerosi e lunghi stoloni che originano fusticini fiorali
alti sino a 25 cm. Le foglie sono composte da tre
foglioline ovoidali a base cuneiforme, il margine è
dentato tranne nella porzione basale.
I fiori sono riuniti in racemi posti allestremità
dei fusticini fiorali, la corolla è composta da cinque
petali bianchi; è pianta ermafrodita, fiorisce da aprile
a luglio. i frutti sono in realtà falsi frutti,
derivanti dal ricettacolo floreale, portanti in
superficie i veri frutti (acheni); lepoca di
fruttificazione è compresa tra giugno e agosto.
Impieghi:
La fragola è sicuramente uno dei frutti
selvatici più conosciuti. Lingestione dei frutti
talvolta può provocare fenomeni allergici in soggetti
predisposti. Le fragole si possono consumare fresche
oppure sotto forma di gelatine, di sciroppi e di
marmellate.
Le foglie essiccate sono utilizzate per preparare un
infuso, abbastanza simile al tè, con proprietà
diuretiche e astringenti. Il rizoma, essiccato ed in
seguito impiegato per la preparazione di decotti,
contiene principi attivi con la proprietà di stimolare
lappetito ed aumentare la diuresi.
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GINEPRO
Juniperus
communis
Fam.: Cupressaceae
Il ginepro è specie di
amplissima distribuzione avendo colonizzato vastissimi
territori del Vecchio e del Nuovo Mondo. I piccoli aghi
pungenti lo salvaguardano dal morso degli erbivori e le
lunghissime radici gli permettono di vegetare sulle rocce
più scoscese.
Oltre a svilupparsi nelle pianure in esemplari alti sino
a 6-7 m, ed a formare sui monti macchie di cespugli, il
ginepro si è evoluto in senso ecologico nella
sottospecie, tipica delle brughiere alpine e dei crinali
appenninici, denominata GINEPRO NANO.
Questo è un arbusto prostrato che sopravvive a lunghi
innevamenti ed ai venti fortissimi dellambiente che
Io ospita: il Ginepro nano riesce a vegetare sino a 3570
m (gruppo del Rosa).
Le foglie del ginepro sono aghiformi, riunite in
verticilli di tre, presentano una striscia chiara
superiormente. I coni femminili sono evoluti in
pseudobacche (galbuli) che maturano in due anni. È
pianta dioica.
Impieghi
: Le pseudobacche di Ginepro sono utilizzate come
aromatizzante in cucina. Nella medicina popolare hanno
impiego per lazione tonica e diuretica; mediante
distillazione se ne estrae una essenza antisettica usata
nelle affezioni delle vie respiratorie. Industrialmente
sono impiegate nella preparazione di liquori.
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LAMPONE
Rubus idaeus
Fam.: Rosaceae
Questo profumato frutto
del sottobosco deve il nome scientifico al rosso dei suoi
frutti (rubeo ed al fatto di essere stato
particolarmente abbondante sul monte Ida in Grecia
così che Dioscoride (uno dei primi naturalisti della
storia) lo chiamò appunto "rovo del monte
Ida".
Il lampone, detto anche FRAMBOS, ha distribuzione
europea, asiatica e nordamericana: si tratta dunque di
una specie holartica. Il lampone è essenzialmente
specie montana e subalpina distribuita fra 600 e 1900 m
di quota; si trova nei boschi ombrosi, ai margini di
questi e delle strade, nei luoghi dirupati e ricchi di
sostanze azotate.
Il lampone ha una porzione sotterranea perenne che ogni
anno emette lunghi getti spinosi muniti di foglie alterne
composte da 3 a 7 foglioline, dentellate al margine.
Questi nuovi rami non producono fiori; al secondo anno
divengono legnosi e fruttificano, morendo però
nellinverno successivo. I frutti sono drupe
appressate, come quelle delle more, di un colore
caratteristico fra il rosso ed il rosa carico e con un
profumo veramente ineguagliabile. Lepoca di
fruttificazione è essenzialmente in agosto.
Impieghi:
Proprio per la bontà dei suoi frutti il lampone
è oggetto delle cure dei vivaisti che ne producono
varietà a frutti assai grossi e che fruttificano anche
al primo anno: nessuna delle "cuItivar"
raggiunge la fragranza dei frutti delle piante
selvatiche. Oltre che gradevoli da mangiare freschi sono
ottimi in marmellate, gelatine ed anche per produrre
elisir e grappe, ovviamente tutti molto profumati.
Il lampone è ricordato anche nella farmacopea galenica
quale astringente, depurativo, rinfrescante, tonico e
sudorifero. Per questi scopi si utilizzano sia i fiori
sia le foglie, da cogliere in agosto e seccare
allombra.
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LENTISCO
Pistacia
Ientiscus
Fam.: Anacardiaceae
Nellambito di quella
che è chiamata fascia climatica mediterranea,
caratterizzata da clima temperato con estati siccitose,
prosperano specie arboree dalle caratteristiche uniche (xerofilia
ed eliofilia). Si tratta dalberi che non sono
tropicali, ma neppure riescono a sopportare il clima
continentale europeo, salvo le solite eccezioni.
Tutti glialberi e gli arbusti della cosiddetta
"macchia mediterranea" hanno delle
caratteristiche comuni costituite da fogliame duro e
persistente, portamento prostrato oppure folto, per
sopportare i venti che tolgono umidità al suolo.
Molte specie sono ricche di oli essenziali, sono insomma
molto profumate come nel caso del rosmarino, della
salvia, di vari tipi di timo e così via. Abbiamo, a
questo modo, delineato anche le caratteristiche del
lentisco che è fra i più diffusi componenti di
questassociazione vegetale.
Il Lentisco è presente in tutto il Bacino Mediterraneo e
si spinge fino alle Canarie. Predilige i terreni silicei
ed è comune sulle coste italiane. li lentisco assume
forma di cespuglio e più raramente di piccolo albero
alto sino a cinque metri.
La corteccia è bruna e squamosa: le foglie sono alterne,
composte da foglioline ovali-allungate, ottuse in punta.
I fiori sono piccoli, riuniti in racemi, di colore
rossastro. i frutti sono piccole drupe tonde, rosse e poi
quasi nere. E pianta dioica, fiorisce in marzo-giugno e
fruttifica in settembre-novembre.
Impieghi:
I frutti erano impiegati per estrarne un olio
usato come combustibile ed anche a scopo alimentare; sono
usufruibili quale aromatizzante per acquavite.
Il TEREBINTO, è simile nellaspetto, ma è più
diffuso e con foglie caduche; su di esso si innesta il
PISTACCHIO, i cui semi sono noti in cucina, specie in
Sicilia.
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LUPPOLO
Humulus
Iupulus
Fam.: Cannabaceae
Appartenenti ad una
famiglia benemerita (per la Canapa), ma anche vituperata
~ (per la Marjuana), il Luppolo è una pianta rampicante
che deve il nome alla sua attitudine a vegetare nei
luoghi umidi, ed anche ad una
"(fantasia" citata da Plinio, in cui si accusa
il luppolo di abbarbicarsi agli alberi di Salice sino a
farli morire (Iupus salicarius).
Secondo la tradizione, poi, il decotto di luppolo e
santoreggia toglierebbe le fatture amorose e le foglie di
luppolo seccate e poste nel cuscino terrebbero lontano i
diavoli. La storia del luppolo è strettamente legata a
quella della birra, inventata probabilmente dai Celti e
perfezionata poi nel Medioevo in epoca carolingia: da
allora il luppolo è diventato pianta coltivata anche al
di fuori dellEuropa.
Il luppolo è una pianta lianosa perenne, i suoi lunghi
ma esili fusti volubili compaiono in marzo-aprile,
prodotti da un grosso rizoma sotterraneo, e salgono
immediatamente a spirale verso il sostegno più vicino
oppure si attorcigliano fra loro. Le foglie hanno un
picciolo lungo e sono palmato-bobate con margine
seghettato.
Assai caratteristico è il frutto, una sorta di pigna
composta da brattee di consistenza cartacea, dapprima
verde-giallo, poi biancastra ed infine marrone quando
comincia ad infracidire; i semi sono posti
allascella di queste brattee. Il luppolo è pianta
dioica; i frutti si raccolgono in settembre.
Impieghi:
Il luppolo è elemento determinante nella
fabbricazione della birra, linconfondibile tono
amaro si deve ai suoi semi; essi entrano in molte altre
ricette di liquori (ad es. il Gin). Le cime di luppolo,
(foto in basso), appena spuntate dal terreno sono
consumate come verdura: si cuociono e si mangiano come
gli asparagi o gli spinaci (tale utilizzazione è
conosciuta anche in Russia).
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MIRTILLO NERO
Vaccinium
mirtiIIus
Fam.: Ericaceae
Ha vasto areale di
diffusione, in Europa ed in Asia. In Italia lo si trova
sulle Alpi e sullAppennino centro-settentrionale,
da 500 m sin oltre i 2200 m di altitudine, come pianta
tipica del sottobosco, ma anche nei pascoli poco
soleggiati. Preferisce i suoli acidi.
Il mirtillo nero, è un piccolo arbusto caducifoglio con
fusto sotterraneo strisciante da cui si originano rami
eretti, angolosi, di colore verde. Le foglie sono
alterne, ovate o ellittiche, acute, con margine
minutamente seghettato; in autunno ingialliscono.
I fiori sono piccoli, inseriti allascella delle
foglie, ed hanno la corolla tubolare di colore verdognolo
o rosata. Il frutto è una bacca globosa nero-bluastra a
maturazione, con polpa violacea; è caratterizzata da una
cicatrice circolare residuo del calice. Fruttifica da
luglio a settembre.
Impieghi:
I conosciutissimi frutti del Mirtillo nero
possono essere consumati freschi o sotto forma di
gelatine, sciroppi e marmellate; si possono anche
conservare sotto spirito o utilizzare per aromatizzare
acquaviti. Nei Vosgi e in altre località si ottiene un
liquore distillando il succo. I contadini austriaci
producevano un vino di mirtillo aromatizzato con radici
di genziana.
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MIRTO
MyrIus communis
Fam.: Myrtaceae
Pianta sacra a Venere, il
mirto, era considerato simbolo di autorità ed amore
presso i Greci ed i Romani. Questi ultimi usavano
comporre ghirlande di mirto dopo vittorie ottenute senza
spargimento di sangue. Durante le cerimonie religiose il
legno di questa pianta veniva bruciato come
lincenso.
Il famoso mirto è pianta diffusa nelle regioni
mediterranee. In Italia è presente su tutte le coste
della penisola fino alla Liguria ed allEmilia e
Romagna, e sulle isole.
È un arbusto sempreverde alto da 1 a 5 m, dalla
corteccia rosata fessurantesi longitudinalmente, e rami
inseriti opposti al fusto. Emana un aroma resinoso,
caratteristico. Le foglie sono sessili, opposte,
coriacee, a forma ovoidale o lanceolata con il margine
intero, i fiori, solitari od appaiati allascella
delle foglie, sono sorretti da un peduncolo, la corolla
è bianca; emanano un intenso profumo.
Appare specie ermafrodita; la fioritura avviene nei mesi
di maggio-luglio. I frutti sono bacche di forma globosa o
subsferica del diametro di circa 5-10 mm, presentano alla
sommità i residui del calice e sono azzurro-nerastri,
talora bianchi, a maturazione. Fruttifica nel mese di
novembre.
Impieghi:
I frutti del Mirto sono da sempre impiegati,
soprattutto in alcune regioni dellItalia
centro-meridionale, per aromatizzare le carni insaccate.
Le foglie sono adoperate per aromatizzare gli arrosti.
Dai fiori si ricava "lacqua
dangelo" utilizzata per la cura della pelle.
In farmacologia le foglie sono utilizzate per preparare
sciroppi e tinture con proprietà balsamiche ed
astringenti. Un «vino di mirto» si ottiene ponendo a
macerare i frutti nel vino ed aggiungendo un po di
miele. In Corsica, ancora oggi, si produce un liquore
digestivo facendo fermentare le bacche del Mìrto
nellacqua.
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RIBES ROSSO
Ribes rubrum
Fam.: Saxifragaceae
È pianta diffusa
nellEuropa centrale. In Italia si trova solo in
alcune zone delle Alpi e dellAppennino
settentrionale, specialmente in boschi umidi e in luoghi
dirupati freschi, sino a circa 2000 m di altitudine. Il
ribes rosso risulta specie abbastanza rara, le poche
piante spontanee, probabilmente cresciute in seguito alla
disseminazione operata dagli uccelli.
E un arbusto alto sino a 2 m, spesso si moltiplica
tramite ramificazioni striscianti che emettono radici. Le
foglie sono alterne, lobate con 3-5 lobi, a margine
dentato. i fiori sono raccolti in infiorescenze pendule,
in gruppi di 6-20; i petali, molto piccoli, hanno colore
giallo-verdastro con toni porpora. i sepali hanno
dimensioni maggiori di quelle dei petali, sono verdastri
e glabri.
E' pianta ermafrodita, fiorisce in giugno-agosto. i
frutti sono bacche globose, con diametro di circa 6-8 mm,
rosso brillante a maturazione. Lepoca di
fruttificazione è da luglio a settembre.
Impieghi;
Le bacche del Ribes rosso hanno sapore acidulo ma
gradevole; si possono mangiare fresche e sono indicate
altresì per marmellate, gelatine e sciroppi.
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ROSA CANINA
Rosa
canina
Fam.: Rosaceae
E difficile trovare un
fiore più famoso; dalla Bibbia ai poeti del nostro
Rinascimento e sino a quelli più moderni, la rosa è
celebrata e citata a similitudine di grazia e bellezza
femminili. Della rosa sono conosciute da tempo anche le
virtù medicinali ed il profumo, quasi certamente uno dei
primi ottenuti dopo linvenzione della
distillazione.
Tra le molte rose spontanee presenti in Italia, la rosa
canina, detta anche rosa selvatica, è la più nota e
facile a riconoscersi. E specie comune nelle
boscaglie e negli arbusteti, dalla pianura a circa 1500 m
di quota. È un arbusto caducifoglio a rami aculeati,
eretti e poi arcuati, alto sino a 3 m.
Le foglie sono composte da 5-9 foglioline ovoidali a
margine dentato. I fiori, ermafroditi, sono isolati o
riuniti in corimbi; la corolla è biancastra o rosea. I
frutti sono in realtà falsi frutti, derivanti dal
ricettacolo, di forma ovale allungata e con
un residuo del calice allestremità; rossi a
maturazione. La fruttificazione avviene in
settembre-ottobre.
Impieghi:
I frutti sono impiegati nella medicina popolare
da tempo immemorabile ed utilizzati per marmellate e per
sciroppi dal profumo particolare. Essiccati, ed in
seguito triturati, servono per preparare gradevoli
tisane. Possono anche essere utilizzati per aromatizzare
liquori.
La Rosa canina è impiegata quale portainnesti per
innumerevoli cultivar; è interessante come le
odierne tendenze dei floricoltori siano rivolte a creare
rose simili a quelle selvatiche, ovverosia con pochi ed
ampi petali.
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ROVO
Rubus ulmifolius
Fam.: Rosaceae
Il rovo è una pianta
diffusa soprattutto nellEuropa e nellAsia
mediterranee. in Italia è presente e comune su tutto il
territorio, isole comprese; cresce preferibilmente nelle
siepi, nei luoghi incolti e ruderali, sino ad
unaltitudine di circa 1300 m.
Il rovo comune è un arbusto cespuglioso con foglie
lungamente persistenti, alto sino a 3 m; fusti angolosi
spinosi e polloni ricoperti da una pruina glauca.
Le foglie sono composte da 3-5 foglioline, ellittiche od
obovate ed acuminate; la pagina inferiore è tomentosa e
biancastra; il margine è irregolarmente seghettato. i
fiori sono riuniti in racemi allestremità dei
rami, la corolla appare bianco-rosea; è pianta
ermafrodita, la fioritura avviene da maggio ad agosto, i
frutti (more), composti da parecchie (sino a 20) piccole
drupe, sono dapprima verdi, poi rossi ed infine neri
lucenti a maturazione. Fruttifica da agosto ad ottobre.
Impieghi
I frutti dal sapore gradevole, sono consumabili
freschi o confezionati in marmellata o gelatina; sono
inoltre utilizzati nella preparazione di sciroppi
astringenti. Proprietà analoghe ha il decotto di foglie,
utilizzabile per questo in cosmesi, o come anti
infiammatorio delle vie orali. Il succo ottenuto
spremendo le more si impiega per diluire il brandy o si
può Iasciar fermentare, come il mosto di uva, ottenendo
un leggero e gradevole vinello.
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SAMBUCO NERO
Sambucus nigra
Fam.: Caprifoliaceae
Il sambuco è pianta
conosciuta sin dallantichità, lo testimoniano la
quantità di semi rinvenuti presso insediamenti
preistorici. Il suo impiego in medicina risale a
Dioscoride che consigliava la radice cotta nel vino come
efficace contro i morsi delle vipere. Il nome deriva dal
greco "sambychè" voce indicante un particolare
strumento musicale.
È pianta diffusa nellEuropa centro-meridionale, in
Asia occidentale ed in Africa settentrionale, in Italia
è frequente dalla pianura sin verso i 1500 m di
altitudine. Vegeta nelle radure ed ai margini dei boschi,
lungo le strade, nelle siepi e nei luoghi ruderali;
predilige terreni fertili e freschi.
Il sambuco è un arbusto o un piccolo albero caducifoglio
alto sino a 7-9 metri, dallodore poco gradevole; i
rami presentano un abbondante midollo bianco. Le foglie
sono opposte, composte da 5-7 foglioline
ellittiche-lanceolate, seghettate al margine. I fiori,
piccoli, odorosi, bianco-giallognoli, sono raccolti in
ampie infiorescenze; è pianta ermafrodita, fiorisce da
maggio a luglio. i frutti sono drupe sferiche (diametro
6-8 mm) colore nero-violaceo a maturazione, producono un
abbondante succo violaceo. Lepoca di
fruttificazione è in agosto-settembre.
Impieghi:
I fiori contengono principi con proprietà
sudorifere e depurative, si impiegano contro raffreddori,
asma, reumatismi, affezioni renali. I boccioli florali
vengono anche utilizzati per aromatizzare vini ed aceto.
Con i frutti ben maturi (altrimenti contenenti sostanze
tossiche) si possono preparare sciroppi e marmellate. Il
succo ha applicazioni terapeutiche nel caso di tosse,
nevralgie e dolori reumatici. Il decotto di foglie e
midollo serve per allontanare parecchi insetti. Una
curiosità: le donne romane utilizzavano le sue ceneri
per schiarirsi i capelli.
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SORBO DEGLI UCCELLATORI
Sorbus aucuparia
Fam.: Rosaceae
Sia il nome italiano sia
quello scientifico di questo grazioso alberello indicano
che esso è «buono per prendere gli uccelli»: questa
fama gli deriva infatti dallabbondanza dei frutti
che sono tra i preferiti da un gran numero di uccelli
silvani, tanto che i cacciatori si appostano presso
alberi di questa specie per catturare tordi, merli e
cesene; gli uccellatori ne coglievano i frutti per farne
pasture per attirare i volatili; questi ultimi
contribuiscono alla disseminazione in quanto i semi non
vengono digeriti e quindi possono germinare una volta
evacuati.
Il sorbo degli uccellatori è poco esigente in fatto di
terreno e di clima, ma in pratica, Io si trova solo a
livello montano e subalpino sulle nostre dorsali
montagnose, Sicilia Compresa; manca in Sardegna. Questo
sorbo può raggiungere una discreta altezza (10 m) ed il
suo tronco un diametro di non trascurabili dimensioni,
sebbene la sua tendenza ad emettere polloni lo porti a
formare macchie anche dense.
Le foglie sono alterne, composte e le singole foglioline
sono lanceolate e seghettate tranne che alla base; i
fiori sono riuniti in corimbi ed i numerosi frutti
(pomi), dapprima verdi e poi gialli, a maturazione
(agosto-settembre) assumono un bel colore rosso vivo che
spicca da lontano.
Impieghi:
I frutti possono essere utilizzati per fare una
grappa ed anche, fermentati e distillati, per produrre un
raro «spirito» che vanta ancora qualche amatore nelle
valli delle Alpi orientali; se ne può anche ricavare un
aceto, oppure con i frutti ben maturi, gelatina da
tavola.
I frutti di sorbo sono anche indicati per fare marmellate
e, essiccati, si possono conservare e utilizzare per fare
un decotto con virtù medicinali (antiemorragico,
astringente, diuretico).
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SORBO DOMESTICO
Sorbus domestica
Fam.: Rosaceae
Questo sorbo deve il nome
al fatto che un tempo era coltivato, negli orti e nei
giardini, per motivi che ci sfuggono in quanto i suoi
frutti non sono certo una leccornia.
Ha distribuzione europea meridionale con areali disgiunti
in Crimea, Caucaso e Turchia. In Italia è presente nei
boschi misti su substrato calcareo. Essendo specie
meridionale non ama le quote elevate e non vegeta oltre i
900 m di altitudine; non è molto frequente.
Il sorbo domestico è un albero alto sino a 15 m,
piuttosto longevo (anche 500 anni). Le foglie sono
alterne, composte da parecchie foglioline lanceolate,
seghettate dallapice sino a circa metà fogliolina.
I fiori sono riuniti in corimbi. I frutti, a forma di
pena, sono relativamente grossi (lunghi da 2 a 4 cm), di
colore giallo che diviene rossiccio e parzialmente bruno
ad avanzata maturazione. La fruttificazione avviene in
ottobre.
Impieghi:
I frutti possono essere consumati freschi ma, al
pari delle nespole, debbono essere ammezziti a lungo;
inoltre si possono confezionare in marmellata. Fatti
macerare con laggiunta di poco zucchero e quindi
distillati, offrono uno squisito liquore simile per altro
a quello degli altri sorbi. Fermentati producono un vino
conosciuto già dagli antichi Romani, come citato da
Virgilio; questo è il motivo per cui si pensa che tale
albero sia stato introdotto in molte regioni, in seguito
rinselvatichendosi.
Il legno è pregiato in quanto resistente
allattrito; un tempo era usato in particolare per
fabbricare le viti dei torchi, che ora possiamo ammirare
nei musei della civiltà contadina.
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SORBO MONTANO
Sorbus aria
Fam.: Rosaceae
Quanto si è detto circa
le utilizzazioni del sorbo degli uccellatori potrebbe
essere valido anche per questo sorbo che
nellaspetto se ne discosta sensibilmente.
Dal punto di vista vegetazionale il sorbo montano, detto
anche FARINACCIO, appare specie con distribuzione
prevalentemente collinare e montana, con preferenza per i
terreni calcarei asciutti. Ha ampia diffusione europea,
raggiungendo anche lIrlanda, manca nellEuropa
settentrionale ove però vegetano alcune specie affini.
Il sorbo montano ha propensione a produrre arbusti ed
anche quando assume portamento arboreo non raggiunge mai
dimensioni notevoli. il suo aspetto è appariscente a
causa delle foglie, che sono intere, alterne, doppiamente
dentate, fortemente tomentose al di sotto, così da
apparire argentee.
I fiori sono bianchi, riuniti in corimbi, più radi di
quelli del sorbo degli uccellatori. i frutti sono più
grossi e allungati, di un bel tono rosso vivo a
maturazione; perdurano a lungo sulla pianta e per questo
motivo costituiscono cibo prediletto da merli e da cesene
in tempo di neve. Lepoca dì fruttificazione è in
settembre-ottobre.
Impieghi:
I pomi sono utilizzabili per fare grappe e,
frammisti ad altra frutta, per confezionare marmellate;
sono anche usufruibili allo stato fresco, ma risultano
piuttosto insipidi e farinosi. Le proprietà medicinali
sono identiche a quelle degli altri sorbi.
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UVA SPINA
Ribes uva-crispa
Fam.: Saxifragaceae
Il nome del genere deriva
da una antica parola scandinava ribs, che sta ad
indicare il ribes di cui luva spina è parente
stretto.
Luva spina ha avuto una certa diffusione per opera
delluomo, ma il suo areale originario è ancora
riscontrabile; essenzialmente europea, luva spina
si spinge piuttosto a nord, mentre è assente dalle rive
del Mediterraneo.
Lautentica stirpe selvatica di uva spina si può
ancora trovare da noi sulle Alpi e sullAppennino
centro-settentrionale. Questa specie vegeta nei luoghi
cespugliosi, ai margini dei boschi, nei luoghi pietrosi e
può raggiungere la quota di 1.700 m.
Laspetto delluva spina è inconfondibile: è
un piccolo cespuglio con esili rami dalla corteccia
grigio-bruno che si sfalda verticalmente. Le foglie sono
simili a quelle del ribes, palmate e lobate, ma più
dentellate, esse si dipartono a gruppi di tre
dallascella formata dalle spine che sono pure
riunite a tre a tre sullasse dei rami; queste spine
sono deboli, ma acutissime.
Il fiore è piccolo, gialliccio con tendenza al rosso nei
sepali, solitario o a gruppi di 2÷3. lI frutto (bacca)
è del tutto simile ad un acino duva, translucido,
coperto da una peluria spinosa e di colore verde che
tende poi al giallo od al rosso a maturazione avanzata.
La fruttificazione avviene in luglio-settembre.
Impieghi:
Luva spina ha conosciuto una certa
popolarità in tempi passati, ma ora è nettamente in
regresso come specie orticola. Un tempo era impiegata per
formare siepi che, utili in quanto spinose, fornivano in
autunno un frutto abbastanza apprezzabile. Nella
farmacopea galenica simpiegano le foglie, le radici
ed anche i frutti. Luva spina è ricchissima di
vitamine e sali minerali.
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