MONTE CORCHIA - RIFUGIO DEL FREO  [21/10/2001]

Relazione di Giovanni "Gion" Monti (con note varie (in verde) di Alfredo)

Come spesso accade da un po’ di tempo a questa parte il bel tempo non coincide con i nostri programmi.
Le previsioni mettono nuvoloso con qualche pioggia e questa volta ci hanno azzeccato in pieno, tanto più che come è noto, nel dubbio, sulle Apuane è più facile che piova anziché esserci il sole. Ma ormai ci siamo alzati, tanto vale fare una girata, poi quando arriviamo alle Apuane vediamo che aria tira. Alle brutte ripariamo "Al Calorino", a mangiare qualche piatto tipico.
Maddalena, Stefano, Alfredo ed io. Appuntamento alle 7,30 a Ponte a Elsa.
Partiamo per le strade ormai note, curiosi di vedere se ad Altopascio c'è qualche fiorentino che si unisce al gruppo. Ore 7,55. Non ve ne sono: saggia decisione?
Proseguiamo, prossima fermata alla pasticceria di Ponte a Moriano, che ci ha spinto a passare dalla Garfagnana per arrivare al Passo Croce (veri Merendoni) da dove inizierà e, nonostante tutto terminerà, l'odierna escursione che prevede la Vetta del Corchia, la discesa al Rifugio Del Freo e ritorno.
Alle ore 8,15 siamo a Ponte a Moriano. Giusto 20 minuti per dare un ritocchino alla colazione casalinga.
Attraversiamo Castelnuovo Garfagnana, prendiamo in direzione Arni - Forte dei Marmi; attraversiamo la Galleria del Cipollaio. Poco prima di Levigliani troviamo sulla sinistra la deviazione per Passo Croce. La strada inizia a salire, tornante dopo tornante. Dagli 800 mt entriamo in boschi di castagni, dove sono frequenti le auto parcheggiate dei cercatori di funghi, e nelle nuvole. Addio panorama.
Alle 9,55 arriviamo al Passo Croce (quota 1160), parcheggiamo l'auto alla sbarra della strada di cava, ci approntiamo con il necessario ed alle 10,10 iniziamo l'escursione.
Il tempo mantiene le promesse, decisamente brutto.
Da primo seguiamo la strada acciottolata di scaglie di marmo; dopo qualche centinaio di metri lasciamo la strada e deviamo sulla destra. Iniziamo a salire lungo le tracce di sentiero, non molto impegnativo, ma a tratti ripido, che ci portano ……. nuovamente alla strada della cava, in prossimità del ripetitore.
Forse la deviazione è stata un po’ precoce, ma comunque un utile riscaldamento. E la visibilità certo non ci aiuta.
Continuiamo a salire lungo la strada della cava. Poco prima di una galleria, sulla sinistra, è segnata in azzurro (sentiero di cresta) la direzione per il Canale del Pirosetto. Lo affrontiamo con attenzione, visto il suolo umido, che comunque non è particolarmente scivoloso.
Risaliamo il canale, tra il terzo e il quarto torrione del Corchia. Durante la salita la nuvola si apre improvvisamente e possiamo ammirare da molto vicino la roccia dei torrioni e il cielo azzurro che dubitavamo ormai poter scorgere. Purtroppo dura un attimo.
Qualche passaggio un po’ più difficoltoso (che superiamo con eleganza, da veri "escursionisti esperti") e alle 11,10 usciamo dal Canale del Pirosetto.
Saliamo il Corchia lungo la cresta N-O. La visibilità è scarsa, un vento gelido e bagnato che soffia da verso il mare perfora l'orecchio destro.
Ah, se avessi un berretto con i paraorecchi!! Vero Alfredo?! (Ndr. Alfredo ha pensato bene di portarsi un berretto con i paraorecchi (forse la prossima volta lo porterete anche voi!)).
Giungiamo all'anticima del Corchia (quota 1630), proseguiamo lungo la cresta. La cava è ai nostri piedi; raggiunge proprio la cresta del monte.
Alle 12,00 arriviamo sulla vetta del Corchia (quota 1676), individuabile da un cumulo di pietre con il contrassegno del CAI, che in questo caso ci è di vero aiuto (sarebbe difficile, data la visibilità, essere certi che è quella la vetta).
Iniziamo a scendere sempre lungo la cresta. Adesso il sentiero è segnato dal CAI. Incontriamo la carcassa del Bivacco Lusa che appare dalla nebbia come uno scheletro. Più in basso si fa vedere un muflone.
Alle 13,05 arriviamo al Rifugio Del Freo (quota 1180), puntuali: è ora di pranzo. Tortelli e incavolata (minestra di cavolo nero e farina di mais nel brodo di fagioli borlotti).
Scambiamo due chiacchiere con un avventore e con la vivandiera. Indugiamo un po’ troppo, ma dalla finestra possiamo vedere che il tempo non subisce quel miglioramento pomeridiano promesso dalle previsioni. Anzi!
Alle 14,15, principalmente per necessità, ripartiamo; il vapore acqueo delle nuvole si sta condensando: inizia a piovere piano piano, gocce pesanti e rade.
Seguiamo il segnavia 128 del CAI che si mantiene in quota, più a valle del 129 che invece sale per poi ridiscendere a Fociomboli. La nostra direzione è verso Puntato. Il sentiero serpeggia nel bosco. Dopo poco troviamo un torrente che penetra nel sottosuolo: è la Tana dell'Uomo Selvatico, uno degli accessi alle viscere del Corchia.
Lungo il sentiero ruderi di case abbandonate, dove chissà fino a quando ha vissuto qualche famiglia.
La nuvola si alza un po’ e ci lascia intravedere il Pizzo delle Saette. Ci fa pensare alla prossima escursione. Il sentiero non è perfettamente segnato, dobbiamo verificare più volte di essere sulla giusta via. Comunque arriviamo in prossimità di Puntato e incontriamo il segnavia 11 Apuane Trekking.
Si va avanti nel bosco di castagni, attraversiamo eroicamente un torrente che romba gonfio della pioggia da poco caduta. Il cielo si sta nuovamente oscurando. Inizia a tuonare.
Arriviamo in una località non meglio individuata, una chiesetta di campagna e qualche casa della gente del monte ancora tenuta in buone condizioni. Come iniziavamo ormai a temere inizia il temporale. Ci ripariamo dalla pioggia con le giacche, ma ci sono i tuoni vicino, per niente rassicuranti. Troviamo riparo in una cappellina, tranne Alfredo, che colto dal temporale in zona boscata, come da manuale si ripara nel bel mezzo di un prato di paleo (non becca il fulmine, ma si prende un’acquata memorabile!!)
L'acqua scroscia, non accenna a smettere. Stefano esperto meteorologo azzecca la previsione: dopo 10 minuti smette di piovere. Non prevede però che dopo altri 5 minuti riprenderà (d’altra parte gli avevamo chiesto quando avrebbe smesso, non quando avrebbe ricominciato!!).
Attendiamo in tutto circa un'oretta, poi si sta facendo tardi e dobbiamo partire assolutamente.
Alle 18.00 siamo di ritorno alla macchina, stanchi e bagnati. La pioggia ci ha accompagnato per tutta la parte finale. Indossiamo abiti asciutti. Il miglioramento meteo nel pomeriggio non c'è stato.
Prendiamo la strada di casa, un po’ delusi in quanto consci di essersi persi un bellissimo panorama: il mare e la Versilia, la Garfagnana e la Pania della Croce.
E' andata così, un'ottima ragione per tornarci, prima o poi.