Cresta di Capradossa - Vetta del Pizzo d'Uccello    [26/06/2001]

Trasferimento auto: Empoli - Ponte a Moriano (sosta colazione!) - Rifugio Donegani = 2h 25'
 

La sveglia mattutina (ore 6) non è mai troppo faticosa quando si sa di andare in un bel posto e fare una cosa piacevole.
dalla finestra vedo che nella valle c'è la nebbia, ma non mi preoccupo. Infatti si alzerà presto.
La partenza è fissata per le 7 in punto per raggiungere il Rifugio Donegani in Val Serenaia, alle pendici del Pizzo d'Uccello, meta della nostra escursione.
Il numero dei partecipanti a questa gita (due: io e Alfredo) indica determinazione e interesse minore per la scampagnata.
Così, ultimati i preparativi, alle 7 e 15 partiamo. Ci vorranno circa due ore e mezza, il Rifugio Donegani è forse la meta più lontana da raggiungere nelle Alpi Apuane.
Alle 8 e 10 siamo a Ponte a Moriano, sosta alla solita pasticceria dove con una sfoglia calda o un budino di riso (per i più delicati) e un caffè si dà un piccolo ma sostanziale ritocco alla colazione casalinga.
Alle 8 e 50 attraversiamo Castelnuovo Garfagnana, il traffico del sabato mattina non è scorrevole; c'è sempre qualche veicolo lento, un trattore o un furgone o il camioncino di un artigiano che ci fa rallentare.
Alle 9 e 15 attraversiamo Piazza al Serchio.
Alle 9 e 40 arriviamo al Rifugio Donegani, con una sorpresa che per un attimo ci turba: è appena arrivato prima di noi un intero autobus da 50 posti.
Le nostre preoccupazioni svaniranno presto in quanto la nostra strada e quella della comitiva si separeranno quasi subito.
Calziamo gli scarponi e mettiamo in spalla gli zaini da escursione con lo stretto necessario ed alle 9 e 50 partiamo.
Il tempo è bello, fin troppo, minaccia un gran caldo.
Dal Rifugio Donegani (q. 1.150) inizia il percorso che nel primo tratto è costituito dalla strada asfaltata delle cave. La percorriamo per poche curve, è un utile riscaldamento, prima di iniziare la salita vera e propria.
Dopo qualche centinaio di metri troviamo l'indicazione per Foce Siggioli, segnavia C.A.I. 187; lasciamo la strada asfaltata e prendiamo un sentiero ombroso che sale obliquamente, ma faticosamente, nel bosco.
L'aria fresca è piacevole, ma non dura molto. Presto usciamo allo scoperto, di verde c'è ancora l'erba, ma niente sopra le nostre teste ci ripara dal sole. Da li' alla vetta del Pizzo non ci sarà più alcun riparo. Per fortuna ancora non fa molto caldo. Continuiamo a salire con il Pisanino e la Val Serenaia alle nostre spalle.
Alle 10 e 35 arriviamo alla Foce Siggioli, luogo d'elezione per ammirare la maestosita' della parete Nord del Pizzo d'Uccello. Appena di lato vediamo l'arrivo della Ferrata Siggioli (futuro obbiettivo?). Scattiamo qualche foto di rito alla parete Nord, 10 minuti, giusto il tempo di riprendere un po’ fiato e di omaggiare doverosamente cotanto spettacolo, e ripartiamo alle 10 e 45: c'è da attraversare la Cresta di Capradossa.
Sappiamo (Alfredo per esperienza diretta, io no, ma Alfredo non me lo dice) che non sarà facile. La prima parte non sale molto, è come un lungo traverso. Un sentiero esposto, come scritto sul segnavia iniziale. In alcuni punti è particolarmente esposto, ma niente di preoccupante per i trekkisti più esperti. Qualche difficoltà invece per quelli meno esperti. Scoprire la sensibilità degli scarponi nel cercare un appoggio altrimenti non visibile, abbracciare la roccia come una amica che non si vede da anni, queste le sensazioni. Ma c'è sempre qualcosa che ti sostiene, anche nei passaggi più difficili, LA FEDE.
Alle 12 e 15 arriviamo al Ripiano di Capradossa, alle pendici della vetta, raggiungiamo la Focetta di Giovo e affrontiamo la via normale al Pizzo.
Ancora qualche passaggio lievemente impegnativo, e soprattutto una salita continua su rocce che creano una scalinata naturale, perfettamente (?) irregolare. Dalla cresta SSE che stiamo risalendo si vedono i tetti di Vinca e l'orizzonte ad Ovest, il mare.
Per nostra fortuna oggi abbiamo le nuvole amiche; ci coprono il sole e ci rinfrescano (ciò non eviterà di tornare a casa rossicci).
Alle 13 e 15 arriviamo alla vetta del Pizzo (q. 1.781), siamo soli. Prendiamo possesso della cima, godiamo il panorama e . . . . ci mettiamo un po’ a sedere!!! Dall'alto vediamo la Cresta di Capradossa appena percorsa e la Ferrata Siggioli, una gobba rocciosa che sale dritta dal basso per più di 500 metri di dislivello.
Forse la salita è stata faticosa, sforiamo di 10 minuti il tempo previsto per il pasto ed alle 13 e 55 iniziamo a scendere sempre per la via normale.
La discesa è meno impegnativa di quello che pensavo immaginandola durante la salita: i primi approcci sulla tecnica dell'arrampicata in discesa, altri momenti invece di utilizzo del quinto appoggio.
Torniamo sul segnavia C.A.I. 181, alle 15.00 siamo alla Foce di Giovo. Continuiamo a scendere sul segnavia C.A.I. 37, prima attraversiamo un boschetto, poi arriviamo a ridosso delle cave di marmo ed inizia la strada camionabile: bianca, fatta di briciole di montagna, ripida da scendere per due gambe stanche.
Alle 15 e 40 siamo di ritorno al Rifugio Donegani. Indossiamo vesti più comode, facciamo una breve sosta al nuovo Rifugio Val Serenaia ed alle 16 e 05 partiamo per Empoli, dove arriviamo alle 18 e 30 pronti per tagliare l'erba in giardino (CHE EROI!!!).
L'altimetro di Alfredo segna che il dislivello in salita è stato di 720 mt (uguale in discesa, visto che siamo tornati).
 

 

 indietro