Trasferimento auto: Empoli -
Ponte a Moriano (sosta colazione!) - Rifugio Donegani = 2h 25'
La sveglia mattutina (ore 6) non è mai
troppo faticosa quando si sa di andare in un bel posto e fare una cosa
piacevole.
dalla finestra vedo che nella valle c'è
la nebbia, ma non mi preoccupo. Infatti si alzerà presto.
La partenza è fissata per le 7 in punto
per raggiungere il Rifugio Donegani in Val Serenaia, alle pendici del Pizzo
d'Uccello, meta della nostra escursione.
Il numero dei partecipanti a questa gita (due:
io e Alfredo) indica determinazione e interesse minore per la scampagnata.
Così, ultimati i preparativi, alle 7 e
15 partiamo. Ci vorranno circa due ore e mezza, il Rifugio Donegani è
forse la meta più lontana da raggiungere nelle Alpi Apuane.
Alle 8 e 10 siamo a Ponte a Moriano, sosta alla
solita pasticceria dove con una sfoglia calda o un budino di riso (per
i più delicati) e un caffè si dà un piccolo ma sostanziale
ritocco alla colazione casalinga.
Alle 8 e 50 attraversiamo Castelnuovo Garfagnana,
il traffico del sabato mattina non è scorrevole; c'è sempre
qualche veicolo lento, un trattore o un furgone o il camioncino di un artigiano
che ci fa rallentare.
Alle 9 e 15 attraversiamo Piazza al Serchio.
Alle 9 e 40 arriviamo al Rifugio Donegani, con
una sorpresa che per un attimo ci turba: è appena arrivato prima
di noi un intero autobus da 50 posti.
Le nostre preoccupazioni svaniranno presto in
quanto la nostra strada e quella della comitiva si separeranno quasi subito.
Calziamo gli scarponi e mettiamo in spalla gli
zaini da escursione con lo stretto necessario ed alle 9 e 50 partiamo.
Il tempo è bello, fin troppo, minaccia
un gran caldo.
Dal Rifugio Donegani (q. 1.150) inizia il percorso
che nel primo tratto è costituito dalla strada asfaltata delle cave.
La percorriamo per poche curve, è un utile riscaldamento, prima
di iniziare la salita vera e propria.
Dopo qualche centinaio di metri troviamo l'indicazione
per Foce Siggioli, segnavia C.A.I. 187; lasciamo la strada asfaltata e
prendiamo un sentiero ombroso che sale obliquamente, ma faticosamente,
nel bosco.
L'aria fresca è piacevole, ma non dura
molto. Presto usciamo allo scoperto, di verde c'è ancora l'erba,
ma niente sopra le nostre teste ci ripara dal sole. Da li' alla vetta del
Pizzo non ci sarà più alcun riparo. Per fortuna ancora non
fa molto caldo. Continuiamo a salire con il Pisanino e la Val Serenaia
alle nostre spalle.
Alle 10 e 35 arriviamo alla Foce Siggioli, luogo
d'elezione per ammirare la maestosita' della parete Nord del Pizzo d'Uccello.
Appena di lato vediamo l'arrivo della Ferrata Siggioli (futuro obbiettivo?).
Scattiamo qualche foto di rito alla parete Nord, 10 minuti, giusto il tempo
di riprendere un po’ fiato e di omaggiare doverosamente cotanto spettacolo,
e ripartiamo alle 10 e 45: c'è da attraversare la Cresta di Capradossa.
Sappiamo (Alfredo per esperienza diretta, io
no, ma Alfredo non me lo dice) che non sarà facile. La prima parte
non sale molto, è come un lungo traverso. Un sentiero esposto, come
scritto sul segnavia iniziale. In alcuni punti è particolarmente
esposto, ma niente di preoccupante per i trekkisti più esperti.
Qualche difficoltà invece per quelli meno esperti. Scoprire la sensibilità
degli scarponi nel cercare un appoggio altrimenti non visibile, abbracciare
la roccia come una amica che non si vede da anni, queste le sensazioni.
Ma c'è sempre qualcosa che ti sostiene, anche nei passaggi più
difficili, LA FEDE.
Alle 12 e 15 arriviamo al Ripiano di Capradossa,
alle pendici della vetta, raggiungiamo la Focetta di Giovo e affrontiamo
la via normale al Pizzo.
Ancora qualche passaggio lievemente impegnativo,
e soprattutto una salita continua su rocce che creano una scalinata naturale,
perfettamente (?) irregolare. Dalla cresta SSE che stiamo risalendo si
vedono i tetti di Vinca e l'orizzonte ad Ovest, il mare.
Per nostra fortuna oggi abbiamo le nuvole amiche;
ci coprono il sole e ci rinfrescano (ciò non eviterà di tornare
a casa rossicci).
Alle 13 e 15 arriviamo alla vetta del Pizzo (q.
1.781), siamo soli. Prendiamo possesso della cima, godiamo il panorama
e . . . . ci mettiamo un po’ a sedere!!! Dall'alto vediamo la Cresta di
Capradossa appena percorsa e la Ferrata Siggioli, una gobba rocciosa che
sale dritta dal basso per più di 500 metri di dislivello.
Forse la salita è stata faticosa, sforiamo
di 10 minuti il tempo previsto per il pasto ed alle 13 e 55 iniziamo a
scendere sempre per la via normale.
La discesa è meno impegnativa di quello
che pensavo immaginandola durante la salita: i primi approcci sulla tecnica
dell'arrampicata in discesa, altri momenti invece di utilizzo del quinto
appoggio.
Torniamo sul segnavia C.A.I. 181, alle 15.00
siamo alla Foce di Giovo. Continuiamo a scendere sul segnavia C.A.I. 37,
prima attraversiamo un boschetto, poi arriviamo a ridosso delle cave di
marmo ed inizia la strada camionabile: bianca, fatta di briciole di montagna,
ripida da scendere per due gambe stanche.
Alle 15 e 40 siamo di ritorno al Rifugio Donegani.
Indossiamo vesti più comode, facciamo una breve sosta al nuovo Rifugio
Val Serenaia ed alle 16 e 05 partiamo per Empoli, dove arriviamo alle 18
e 30 pronti per tagliare l'erba in giardino (CHE EROI!!!).
L'altimetro di Alfredo segna che il dislivello
in salita è stato di 720 mt (uguale in discesa, visto che siamo
tornati).