Fociomboli - Rifugio Del Freo - Fociomoboli

18 Maggio 2003

Escursione o merenda? Questa uscita vuole essere un po’ tutte e due. Tant’è vero che partecipano intere famiglie di “Merendoni”, bambini in tenera età compresi. Ed anche questa è da annoverarsi in un sempre meno ipotetico capitolo chiamato “Le merende dei Merendoni”.
Il programma prevede infatti di arrivare al Rifugio Del Freo, presso la Foce di Mosceta, dove bambini, badanti e meno allenati potranno sostare per il pranzo, mentre, per chi la mette sul piano escursionistico,  sarebbe il punto di partenza per salire alla Pania della Croce. Ma andiamo con ordine.
Partiamo intorno alle 9.00 da Ponte a Elsa (Empoli), con circa 45 minuti di ritardo (il che la dice già lunga); alcuni genitori ne danno la colpa ai propri figli, ma occorrerebbero degli accertamenti per scoprire la verità.
La destinazione è Fociomboli, presso il Passo Croce; per paura di imbottigliarsi sull’autostrada con i marittimi della domenica, scegliamo la lunga e tortuosa strada della Garfagnana e di Arni.
Alcuni si attardano per strada, ma forse è solo una scusa per fermarsi indisturbati alla solita pasticceria di Ponte a Moriano (tanto è presto!!!).
Fra una cosa e un’altra, riusciamo ad arrivare a Fociomboli, cioè ad una piazzola poco prima della località, visto che la strada non è proprio agevole per una normale autovettura e che c’è già un discreto affollamento.
Ma diciamo che partiamo da Fociomboli (q. 1270).
Per arrivare al Rifugio Del Freo scegliamo di seguire il segnavia  CAI n. 129.
Il sentiero inizia con un breve tratto di strada di cava, acciottolata di scarti di marmo, poi, improvvisamente, con una deviazione a sinistra, lasciamo la strada ed entriamo nel bosco.
I bambini se la cavano, dopo qualche riluttanza iniziale (penso che loro non riescano a capire la vocazione al sacrificio dei grandi): Penelope va su bene, in groppa al babbo Alfredo, ed anche Chiara tiene il passo, in collo a babbo Antonio. Le altre, Zelinda e Sibilla, vanno da sole, sospinte da un briciolo di competizione.
L’ambiente è accogliente e rilassante, il bosco (di faggi?) è già vegetato di un giovane verde, che fa da cielo al letto di foglie rosse cadute in autunno.
Proseguiamo fino ad valicare la cresta nord del Monte Corchia, a quota 1400 circa.
Arriviamo ad un bivio, il segnavia n. 129 prosegue dritto, mentre una indicazione CAI propone una deviazione a sinistra  che punta alla Foce di Mosceta. Scegliamo questa seconda, non nuova per alcuni di noi. Adesso il sentiero scende ripido, ma comunque agevole, nel bosco.
Improvvisamente ne usciamo, ma non c’è il sole ad attenderci, bensì una nube bassa. Attraversando macchie di lamponi giungiamo al Rifugio Del Freo (q. 1180).
La nube staziona, a volte si apre un po’, ma la Pania non si vede.
In considerazione di questo e dell’ora che ora si è fatto, essendoci anche appetito in giro, decidiamo che la Pania sarà per un’altra volta e, chi dentro chi all’aperto, consumiamo il pranzo.
I bambini giocano nei dintorni del rifugio, mentre la nube incombe ancora, rovinandoci i (buoni) propositi di abbronzatura e di pennichella.
E’ il momento di intraprendere il ritorno. Varie le possibilità.
Il gruppo con i bambini decide di tornare per la strada fatta all’andata, altri (ed io fra loro) decidono di variare il percorso, cercando nel tempo rimasto di metter su un qualcosa che si possa chiamare escursione.
Optiamo di tornare a Fociomboli compiendo un anello che passa per Colle di Favilla e Puntato.
Dalla Foce di Mosceta seguiamo il segnavia n. 9, che per un tratto si sovrappone al n. 127.
Il sentiero scende gradualmente nel bosco; la neve accumulatasi in un canalone durante l’inverno e mantenutasi nonostante la primavera inoltrata, arriva con il margine inferiore fino al sentiero.
Dopo che i segnavia 9 e 127 si separano, andando il n. 127 ad aggirare il Pizzo delle Saette per arrivare poi alla Cappellina del Piglionico, il segnavia n. 9 compie un repentino cambio di pendenza e ci troviamo a scendere per andare ad attraversare il Canale delle Verghe. L’acqua gorgoglia, il fresco del bosco e l’infiltrazione dei raggi solari tra le fronde creano un’atmosfera di riguardo.
A breve incontriamo le prime tracce di civiltà, antichi cascinali ormai in rovina, e infine i caseggiati di Colle di Favilla (q. 940 circa). Ci aggiriamo nel piccolo borgo, pensando a quello che poteva essere quella piccola comunità.
Attraverso l’inferriata chiusa, a protezione del portone che invece è aperto, possiamo vedere l’interno della chiesa, mantenuta in buono stato.
Riprendiamo il cammino seguendo il segnavia n. 11 che, mantenendosi in quota, ci conduce all’alpeggio di Puntato (q. 1000 circa).
La conformazione di Puntato è diversa da quella di Colle di Favilla; mentre le poche case di Colle di Favilla sono raggruppate, quelle di Puntato sono sparse in un ampio pianoro.
La piccola chiesa di Puntato è molto carina, con il piccolo campanile a vela e la semplicità di un tetto a due falde. Anche di essa possiamo scorgere l’interno attraverso l’inferriata; l’altare è centrale e dietro ad esso si vede il coro, illuminato dalle piccole finestre.
Adesso il pomeriggio è luminoso, siamo fuori dal bosco ed il sole illumina la parete ovest del Pizzo delle Saette, la Pania invece è ancora avvolta dalle nuvole.
Ci gustiamo l’atmosfera con tranquillità, oggi i nostri ritmi sono rilassati e rilassanti.
Nei dintorni, lungo il sentiero, incontriamo alcune marginette, che in altra occasione ci hanno dato riparo dalla pioggia.
Ci attende l’ultimo sforzo, seguendo il segnavia n. 11 rientriamo nel bosco e saliamo gli ultimi 250 mt. circa per tornare a Fociomboli.
Quando arriviamo il cielo si è aperto ad est, mentre dal mare sembrano ancora salire le nuvole. Il gruppo della Pania della Croce ci appare ora imponente, illuminato dal sole.
Il suo profilo contrasta con il cielo azzurro, ma per oggi ormai, l’unica cosa che possiamo fare, è fargli una foto.