San Benedetto del Tronto - Arte | ||
. L'ABBAZIA DI S. BENEDETTO SUL TRONTO Antico centro di cultura, operosità, carità e spiritualità benedettina penetrata nella bassa valle del Tronto, il monastero di S. Benedetto conserva elementi architettonici che datano la sua fondazione all'Altomedioevo (VIII - IX secolo). La tradizione e i documenti vogliono questo antichissimo monumento opera dei cenobiti di Monte Cassino e, in effetti, la storia iniziale ci parla di forti legami con l'abbazia di Montecassino che lasciò un'impronta indelebile nella XIII formella della porta basilicale, fatta fondere nel secolo XI dall'abate Desiderio: S[anctus] BEN[edictus] I[n] TR[u]NTO CUM CELLA S[anctae] MARGHARITAE Le celle erano organismi religiosi formati da una chiesa e da alcune proprietà rurali dipendenti da un centro maggiore.
Estintasi la comunità monastica, il patrimonio fondiario dell'abbazia fu gestito da patroni, rettori e affittuari che nel 1484 vi fecero compiere importanti lavori di restauro nell'unica navata dell'antica chiesa abbaziale, la quale assunse il doppio titolo di SS. Benedetto e Mauro in relazione al culto che nel frattempo si era sviluppato nei confronti di S. Mauro, primo discepolo di S. Benedetto, venerato dai pellegrini come protettore dall'epilessia.
Unica manifestazione di religiosità e devozione popolare ancora praticata nel Santuario è il tradizionale triplice giro in cripta toccando le sacre pietre cenobitiche. |
. LA CHIESA I
vescovi aprutini, ogni volta che la visitavano, udivano
dalla viva voce degli astanti che questa chiesa è
stata de' monaci. Nell'abside del vano presbiterale, accessibile mediante due scale ai lati di pietra di sette gradini, l'unico decoro scultoreo si limita a un fregio di conchiglia entro una nicchia cuspidata che inscrive una monofora con archivolto listellato. Nel 1534 i patroni Astolfo Guiderocchi e Sigismondo Migliani di Ascoli commissionarono a Matteo Bonfini di Patrignone una tela riproducente la Vergine col Bambino, S. Paolo e S. Mauro, che fu collocata sopra l'altare maggiore situato dentro il muro ch'è scavato a guisa di un arco.
Una grande lapide apposta nel 1723 nella muraglia verso il fiume Tronto dalla parte di dentro della medesima Chiesa, proclama una concessione enfiteutica di 300 anni delle proprietà fondiarie di S. Benedetto al Tronto in favore delle famiglie più facoltose di Monsampolo (Carincola, Corradi, Iaconi, Pagliaroni, Tamburini, Tassetti, ecc.) con l'annuo canone di 106 scudi romani. LA CRIPTA I vescovi del Cinquecento la definivano grotta fatta a croce di una bella antichità. Le volte deformi hanno un sapore rude e arcaico, accentuato dall'uso irregolare dei ciottoli di fiume e dal reimpiego degli embrici romani.
Sopra
la mensa dell'altare si conserva un concio
scolpito con un intreccio di vimini tipico
dell'VIII-IX secolo, probabile avanzo del decoro della
primitiva chiesa rimaneggiata nel 1482. |
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