Nuovi obiettivi di guerra

 

Questa notte così lunga,
il buio ha annerito le ali dei pipistrelli sanguinari,
ha spento ogni luce con soffi imperiosi,
ha risucchiato nel ventre misantropico e impuro
i colori dell’innocenza.

Ridursi foglio di carta contro le pareti,
granello di cemento tra le rovine agli ultimi
palpiti,
stringere come propria difesa una stretta catena
di paura e di sangue, tutt’insieme: invisibili
ultrasuoni proiettano fuoco sottratto
ai vulcani
con i denti della scienza di morte.

Non fa differenza
che in cerchio vorticoso schizzi a pezzi
un fiore, un albero, un’opera necessaria,
un neonato, un giovane, un vecchio centenario.
Non fa differenza
che esploda il sangue di tutti,
il solo che pulsa nelle vene dei monti e delle acque.
La morte ha abbandonato l’antico arnese
non si sa dove
per più abbondantemente mietere
senza fatica, senza distinzione,
senza più patteggiare un conveniente scambio,
con maggiore intelligenza di morte.

Nei tempi di messa a punto,
i mostri rapaci si beccano in carezza le ali,
si scambiano doni di alleanza e di fuoco.

E poi fuoco, fuoco!
fuoco che non sgorga dall’ansia della terra,
inaspettatamente inesorabilmente,
essi infuriano
sui comuni nemici innocenti:
neonato virgulto assetato di sole
albero generoso di forza e d’amore
farfalla che veste l’arcobaleno
sorgente sonora sui monti.

In un attimo
si abbatte il temuto, l'irreversibile
dolore dell’esperienza non più cancellabile,
non hai tempo di sottrarre te o parte di te,
sfracellata decapitata smembrata disarticolata
carne di cespugli e di fiori spinosi,
nella solitudine delle porte unte dai crociferi,
nel silenzio delle colonne profughe,
nella fragilità affollata delle chiese e degli edifici,
nel buio di questa notte
così interminabile, così lunga,
nell’unico segno nero dell’odio dei mostri.

(Franco Santamaria, da "A radici perdute")

 

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