Un vecchio blues


" La strada che va in su è la stessa che va in giù. ", disse giustamente il filosofo.

Quest'affermazione ha sempre suscitato in me fantasiose ipotesi!

Il filosofo parla di una strada, una qualunque, che vista da un lato sale, ma guardata dal lato opposto, scende.

Concetto affascinante...bello, specialmente se riportato alla vita: per cambiare strada non bisogna  spostarsi su di un'altra via, ma basta girarsi e proseguire, tanto...la strada è la stessa.

A nostra discolpa va detto che al tempo dei filosofi (quelli che vivevano di concetti e basta) le strade erano poche. Presumibilmente per ogni centro abitato vi era una sola grande strada, un solo grande canale di comunicazione, ed era circondato da tanto verde, da tanto spazio. Quindi da una certa distanza si lasciava osservare, e una persona poteva essere ignorante dagli antenati agli eredi, ma dopo un po' doveva accorgersene per forza, doveva scoprire la pendenza, e lo scendere o il salire potevano dipendere solo dalla volontà.

Ho provato a trasportare  la stessa idea ai nostri giorni.....bella confusione!

Sia nelle città che nelle grandi periferie  ci sono  garbugli  di strade. Sono intrecciate tra di loro, nascono una dall'altra, formano ménage a trois come direbbero i francesi. Queste strade sono così vicine, adiacenti, parallele che è impossibile mettersi un centinaio di  metri più in là ed osservarle; e soprattutto sono così sconnesse da non riuscire a capire se effettivamente salgono o scendono!

In una di queste grandi periferie, in un imbroglio che forma un incrocio,  passa l'autobus per la città. L'incrocio è regolato da un semaforo che una macchina quando non va di fretta rispetta, quando va di fretta......

Al verde del semaforo le macchine schizzano via. Sulla fermata obbligatoria dell'autobus vi è una signora grassa con un bambino, una donna bionda, un uomo in divisa ed un giovane con gli occhiali ed i capelli folti e neri.

Di fronte alla fermata vi è una finestra, una delle tante windows spalancate sul mondo.....uno dei tanti mondi nel mondo.

In quella finestra, dopo un giorno intero di lavoro, si ritira un uomo. Un uomo bianco di calce e opaco di stanchezza.

 Un bambino gli circonda le gambe con le braccia, una donna lo bacia sulle labbra e poi comincia a preparare la cena.

L'uomo è stanco, ma si sforza ad ascoltare il bambino che nel suo non saper parlare ha tante cose da raccontare,  e nello stesso tempo cerca di dare ascolto alla moglie: donna del sud dalle curiosità grandi quanto le sue tette.

Lei nelle sere in cui aspetta il marito ama affacciarsi alla finestra e fra i tanti personaggi interpreti della fermata di fronte  casa sua, nota sempre il giovane dai capelli neri. Lei lo conosce, sa che si chiama Ludovico e che è un amico del marito.

Fra una cena abituale e la voglia di un futuro migliore, la donna si affaccia alla finestra e notando Ludovico chiede al  marito :" Ma dove va, tutti i giorni?".

Il marito sa benissimo cosa rispondere, anche se sa che non è la verità:" Va in città, a comprare dischi!".

La donna dalle grandi tette non chiede altro, per lei la risposta è più che sufficiente: in paese non ci sono grandi negozi di musica; di grande oltre la noia non c'è niente!

Le macchine al verde vanno ancora veloci, ma dell'autobus nemmeno l'ombra.

Per Ludovico sulla fermata il tempo che passa  al ritmo delle macchine allunga l'attesa e l'attesa rende cronico il desiderio, e al di là di tutti i dischi,  porta al limite l'eccitazione: fra l'uomo in divisa, la donna grassa con il bambino e la femmina bionda, lui pensa a quello che succederà,  vola via...........

Suonerà alla porta, lei lo aprirà. Sarà sorpresa di trovarlo così spesso lì, lei che lavora con tanti uomini, ma sarà felice o si fingerà tale. Gli spalancherà la porta,  lo lascerà entrare  e gli chiederà:" Come va?".

Lui risponderà:" Bene!", senza sapere se sta fingendo.

Bruceranno i preliminari, si lasceranno andare. Sembrerà amore fino  che lei, alla fine,  presenterà il conto. Ma già il presentarlo alla fine, per lei che agli altri lo chiede sempre in anticipo, e per lui che lo sa, è un gesto da grande personaggio, da libro cuore!

Ogni persona compra i suoi dischi ed ascolta la sua musica. Una musica fatta di suoni, di falò improvvisati ed occasionali. Uomini chiusi nelle loro macchine attraversano la notte scrutando i marciapiedi in balìa di pensieri che sanno di sesso. Sono gli stessi uomini che di giorno puntano il dito su Ludovico e con sorrisi melliflui giudicano i suoi dischi, solo perché lui è  sulla fermata ad aspettare un autobus che nella maggior parte dei casi non arriva....non arriva mai.

Lui lo sa che la gente lo guarda e qualcuno lo critica per la troppa musica, e conosce anche la signora dalle grandi tette affacciata alla finestra di fronte, ma sente il bisogno di andare.

Chi può dire di no ad un bisogno così naturale quando è da solo?

In mezzo agli altri è facile sentirsi grandi e puntare il dito, ma da soli, una cosa così si può davvero escludere senza avere neanche l'ombra di un dubbio?

Dopo la fugace cena l'uomo  bianco di calce e  opaco di stanchezza esce per strada per incontrare gli amici ed attraversare piacevolmente  un pezzettino di sera.

Con lo sguardo incrocia Ludovico e ipocritamente :"....Vai a comprare dischi?"

"Si!", sorride lui :"La vita è fatta per essere vissuta, no?".

L'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza non s'è mai chiesto se quello a cui allude Ludovico sia il modo giusto di vivere  la vita, o quanta vita vi fosse in una simile azione. A lui non è mai mancato un affetto o un amore e non sa cosa manca alla completezza di una vita quando vengono meno queste piccole cose, ed è troppo stanco perfino per puntare il dito contro l'amico o per esaltarlo e poi criticarlo qualche metro più in là. Accetta le cose come sono e gli chiede:" Com'è?"

"E' sempre la stessa!".

Sempre la stessa: alta, bruna, carnosa. Ha i capezzoli marroni ed  i capelli corvini ed un sorriso a trentasei denti come quello che la vita che deve essere vissuta non ha mai avuto per Ludovico.

"Andiamo a prendere un caffè?", chiede l'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza.

"No, se poi passa l'autobus.....", risponde Ludovico scrutando oltre l'amico.

 

 

Nella grande provincia italiana capita spesso di subire ragionamenti  composti da parole sempre uguali: se uno chiede alla signora dalle grandi tette il perché di quei lunghi momenti alla finestra, lei risponderà spavalda e sicura:" Per far passare il tempo in attesa che mio marito torni dal lavoro!".

Per far passare il tempo!

E così rispondono la maggior parte di quelli  che frequentano un circolo o una palestra, o un corso di danza, o che stanno imparando a suonare la chitarra....per far passare il tempo!

Come se il tempo avesse bisogno di un aiuto per passare! Bisognerebbe cominciare a far qualcosa per cercare di trattenere il tempo.....ma cerca di spiegarlo.

Da quando la signora è alla finestra,   al verde del semaforo, sono volate via parecchie macchine, e sono ripartiti dalla fermata molti autobus, ma  Ludovico non s'è visto più. Sarà stanco della solita musica?

L'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza è fermo sul marciapiede di fronte alla fermata dell'autobus a chiacchierare   del tempo che va, di calcio e di un mondo in continuo cambiamento. É in balìa delle parole a volte urlate, a volte pronunciate appena, e senza chiederselo si domanda e domanda di Ludovico. Non accenna neanche a capire cos'è che gli fa volare in testa certi pensieri o persone che non ha richiamato lui, che da lontano vede arrivare una figura d'uomo bassa e tarchiata,  con il braccio sulle spalle della ragazza che cammina con lui. L'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza non ha neanche il tempo di abituarsi mentalmente alla sorpresa che Ludovico oramai vicino gli dice:" Ti presento Maria, la mia ragazza!".

Poche parole e poi si allontana  tenendola stretta, forse per paura di perderla nel vento, anche se non c'è vento è una bella giornata.

E i dischi, la musica, la vita che deve essere vissuta? Si riduce tutto alla solita volpe che non raggiunge l'uva?

L'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza vorrebbe chiedergli tutte queste cose, ma dal profondo della sua semplicità non può altro che accettare la sequenza degli eventi, per la quale riesce anche ad essere felice, per un amico che per ascoltare musica non ha più bisogno di comprare dischi.

 

 

 

Dopo l'estate viene l'autunno, dopo l'autunno arriva l'inverno, poi la primavera ed ancora l'estate: in quest'angolo di periferia, tutti quelli che non fanno niente per far passare il tempo, lo trascorrono aspettando che passi.  Se per caso osservi la strada, la nostra strada, (quella che non abbiamo ancora capito se va in su o in giù) ti accorgi che ogni giorno negli stessi posti ed alla stessa ora, sono ferme a chiacchierare sempre le stesse facce. Tanti gruppi ognuno nel suo territorio, come tante tribù parlano sempre della stesse cose.

Anche l'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza scende sempre alla stessa ora, ed ogni volta che attraversa l'incrocio, quello della mitica fermata per la città, si ferma con i suoi soliti interlocutori, parcheggiati lì da sempre. Grazie all'esperienza accumulata in anni di marciapiede conosce tutte le storie ed i personaggi e tutte le persone che passano. Si è perfino abituato allo schiamazzo incredibile dei clacson delle auto ed alla confusione dei ragazzi che con i motorini saltano dai marciapiedi, il tutto gli sembra una cosa normale; come normale gli sembra il vuoto lasciato da Ludovico  sulla fermata. Sono  mesi che oramai non è più lì.

Come l'altra volta, non ha neanche il tempo di fare mente locale, di chiedersi come mai, d'improvviso, gli volano in mente persone a cui non stava pensando, che da lontano vede un'andatura conosciuta: un corpo tarchiato che appoggiandosi ad un ombrello, pesantemente, va ad occupare il suo vecchio posto sulla fermata. Gli è vicino, lo vede bene, è......Ludovico.

Senza quasi farsi notare  lascia il gruppetto di amici alle loro idee confuse  e raggiunge Ludovico.   Baldante gli chiede:" Vai a comprare dischi?".

Una frase fatta è sempre la stessa  e ripetuta migliaia di volte diventa scontata, ma l'umore di chi la subisce no. Ludovico non ride, non scherza, rimane deluso, muove le labbra senza dire niente:"..........".

L'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza è un uomo sensibile. Capisce di aver sbagliato frase, di essere capitato in un momento sbagliato ed affida a larghi sorrisi la parola  scusa, anche se tra amici non ce ne mai bisogno.

Ludovico lascia scappare dalla labbra :" Maria......"

Lui pensa che se ne andata, ma      il ragazzo dai capelli neri precisa:" L'ho cacciata via. Credeva che l'amore fosse un contratto da firmare, qualcosa di definito, un bisogno. No....l'amore non è questo, non è rinchiuso in questi parametri. Non sposerò mai una donna solamente per riparare le mie necessità o per soccorrere le mie urgenze.....l'ho cacciata via. Avevo bisogno di lei, ma l'ho mandata via, via!!!".

".....E adesso che farai?"

" Lo hai detto tu. Andrò a comprare dischi!".

L'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza, a causa della sua sensibilità sente dentro la sconfitta dell'amico. Con gli anni però, ci si abitua anche alle sconfitte, se non altro si nascondono bene. Si fotocopia sul viso un sorriso e....:" Qualcosa di nuovo?"

"No! Il solito vecchio blues. L'autobus che non arriva mai, questa confusione, queste macchine, questa strada.....il mondo non è altro che un vecchio blues, un vecchio ritornello che tante voci ripetono in coro. Ma lo sai, tu lo sai meglio di me: c'è qualche voce che canta fuori dal coro.  Degli altri non me ne frega niente, ma tu, lo so, anche se non condividi certe scelte, sai arrivare al cuore del problema e non sei tanto arrogante ed ipocrita da condannare gli altri con tanta facilità, tu le cose cerchi di capirle....io forse non ci ho mai provato, o forse ho dei preconcetti, ma.......la realtà è tutta un'altra cosa, può travolgermi. Non posso cedere, non posso lasciarmi fare questo io.......io devo vivere!!! Devo vivere .......".

L'uomo bianco di calce e opaco di stanchezza pur riuscendo a capire l'amico non ne condivide le ragioni, però crede che ogni parola potrebbe essere di troppo per un dolore così profondo. Gli da una pacca sulla spalla come saluto, e senza parole se ne va per la sua strada.

 

In una delle tante windows affacciate sul mondo c'è un uomo triste, bianco di calce e opaco di stanchezza che si ritira dopo una giornata balorda. Un bambino gli circonda le gambe con le braccia e nonostante non riesca ancora a parlare in modo corretto gli racconta tante cose che lui cerca di capire. Fra una cena abituale e la voglia di un futuro migliore la signora dalle grandi tette si affaccia alla finestra e notando Ludovico sulla fermata

chiede al marito: "Ma dove va? A comprare    i dischi ? e cosa compra, tutto quello che trova?"

"No. Stavolta cerca un blues.......Un vecchio blues!", dice l'uomo con gli occhi tristi stringendola a sé.

 

 

 

 

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