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SCOLIOSI - Valutazione e trattamento

 

In presenza di un’alterazione della curvatura del rachide sul piano frontale è importante innanzitutto stabilire se si è in presenza di un paramorfismo (atteggiamento scoliotico) o di un dimorfismo (scoliosi).

L'atteggiamento scoliotico si caratterizza per la presenza di una curvatura sul piano frontale in ortostasi che scompare completamente alla flessione anteriore del tronco (test di Adams) e quando si pone in leggera trazione il rachide, consentendo così alle curve non strutturate (senza deformità ossea) di svolgersi completamente.

La valutazione clinica è di fondamentale importanza per il paziente scoliotico. L'anamnesi e l'esame obiettivo consentono, in una prima fase dell'inquadramento diagnostico e prognostico, di svelare spesso una possibile causa secondaria della scoliosi. Dà inoltre la possibilità di cogliere quegli aspetti psicologici del ragazzo e della sua famiglia su cui si basa spesso il successo terapeutico.

E’ di fondamentale importanza che l'esame clinico sia effettuato sul paziente svestito e senza calzature. Ogni misurazione e valutazione devono essere riportate su una scheda clinica per poterli controllare nel tempo.

 

La valutazione clinica deve comprendere:

osservazione della simmetria di spalle, scapole e triangoli della taglia

determinazione dell'eventuale eterometrìa degli arti inferiori, esame eseguito sia in scarico (sul lettino) che in carico (ortostatismo)

misurazione dell'assetto frontale (strapiombo) e sagittale (frecce) del rachide, usando il filo a piombo

misurazione del gibbo: è la misurazione clinica della rotazione vertebrale. Dopo aver invitato il paziente a compiere una flessione anteriore del busto, mantenendo il capo chino, le braccia rilassate e le mani unite con le dita intrecciate (test di Adams) si evidenziano i gibbi, che sono misurati nel punto in cui il dislivello tra i due emilati è maggiore. Si pone la livella con lo zero sull'apofisi spinosa della vertebra che di norma è l'apicale della curva in esame e si misura l’altezza del dislivello tra concavità e convessità della curva, a una distanza uguale a quella tra la spinosa e l'apice del gibbo

misurazione dell'inclinazione del tronco tramite lo scoliometro di Bunnel, valido soprattutto per le scoliosi minori

verifica della rigidità: consente di comprendere la possibile evolutività di una scoliosi e di determinare se una scoliosi risponderà efficacemente ad una correzione

valutazione della deambulazione, dell'equilibrio e del controllo neuromotorio

valutazione dell'elasticità del rachide e di alcuni gruppi muscolari

valutazione dei segni di maturazione sessuale secondaria (Tanner).

 

Radiografia

La radiografia è l'esame ritenuto oggi standard di riferimento per la valutazione del paziente affetto da scoliosi. La scoliosi può essere schematicamente definita una curvatura radiografica che supera gli 11° Cobb.

 

Sono molte le informazioni ricavabili da una radiografia del rachide scoliotico:

le alterazioni di forma del corpo vertebrale, primitive (congenite), e quindi esse stesse causa della curvatura scoliotica, o secondarie, prodotto delle deformità che si sono sviluppate nel corpo, nelle apofisi e nei peduncoli vertebrali a causa della curvatura scoliotica

la misurazione del grado di curvatura secondo Cobb, data dall'angolo compreso fra la perpendicolare al piatto superiore della vertebra limite superiore e la perpendicolare al piatto inferiore della vertebra limite inferiore

la sede della curva: le curve sono denominate in base alla loro localizzazione; la localizzazione è definita considerando le vertebre limitanti e le vertebre apicali

il grado di maturazione ossea: si ricava dal test di Risserche che si basa sulla comparsa e lo sviluppo del nucleo di ossificazione della cresta iliaca; si possono distinguere cinque stadi di maturazione; l'innegabile vantaggio del test di Risser è di poter essere valutato su radiogrammi effettuati routinariamente per il controllo della scoliosi e quindi non è necessario effettuare radiografie mirate in altri distretti (polso); per contro non permette di stimare il momento reale della maturazione del soggetto e di assegnare una maturità biologica precisa

le eventuali eterometrie degli arti inferiori, da misurare a livello delle teste femorali.

 

Trattamento della scoliosi

Nachemson ha ipotizzato che la scoliosi sia solo il segno "ortopedico" di un processo patologico "neurologico".

Dalle conoscenze della biomeccanica tridimensionale del rachide scoliotico si evidenzia che, oltre un certo grado di rotazione della vertebra apicale, le forze muscolari agiscono in senso autodeformante: pertanto la cinesiterapia può essere benefica solo nelle scoliosi minori, giacché non superano ancora tale soglia.

La scoliosi si presenta come una deformità in inversione delle curve sagittali: a livello dorsale e dorsolombare in estensione, a livello lombare in flessione. Queste conoscenze ci devono indurre all'uso di posture ed esercizi che mantengano o recuperino le curve fisiologiche sul piano sagittale.

 

In età evolutiva la terapia della scoliosi è una terapia a gradini:

  1. semplice osservazione: deformità del tutto iniziale, che potrebbe ancora essere autorisolvente o stabile; si tratta di periodici check-up per individuare eventuali situazioni di rischio

  2. cinesiterapia: deformità a rischio d’evoluzione in cui si vuole evitare o ritardare un'eventuale ortesi; se la curva resta stabile, a fine crescita si ha una condizione che non crea problemi in età adulta

  3. ortesi e cinesiterapia: deformità da trattare senza indugio in quanto già di per se patologica e a rischio d’ulteriore evoluzione; l'ortesi è il presidio principale, ma la cinesiterapia ne è l'indispensabile complemento che consente di ottenere la completa efficacia sia durante (esercizi preparatori e in corsetto) sia dopo il trattamento (esercizi di stabilizzazione)

  4. gesso e cinesiterapia: per bloccare l'evolutività si rende a volte indispensabile una ortesi inamovibile, classicamente in gesso, da oltre dieci anni anche in vetroresina (più resistente, meno pesante e ingombrante)

  5. intervento chirurgico: è il vero fallimento della terapia della scoliosi, in quanto provoca una disabilità definitiva e irrevocabile, attraverso una fusione di tutti i metameri coinvolti dalla patologia, che certamente ne blocca l'evolutività, ma con un prezzo certamente alto.

 

Le principali modalità indicate nel trattamento della scoliosi minore sono:

rieducazione posturale, che comprende la presa di coscienza del corpo, dei difetti, e dell'autocorrezione sui tre piani dello spazio: deflessione sul piano frontale, derotazione sul piano orizzontale, recupero della cifosi dorsale e della lordosi lombare sul piano sagittale. L'autocorrezione è l'elemento fondamentale che deve essere associato a tutti gli esercizi eseguiti nel corso della seduta cinesiterapica

esercizi di rafforzamento muscolare, con la colonna in autocorrezione, che mirano a sviluppare le fibre toniche dei muscoli antigravitari del tronco, per costruire il cosiddetto "corsetto neuro-muscolare", indispensabile per stabilizzare la colonna

esercizi sui piani instabili, con la colonna in autocorrezione, che sviluppano le reazioni di equilibrio, e di riflesso, i muscoli stabilizzanti del rachide

attività motorie e sportive, che sviluppano le funzioni organiche e un'immagine positiva del corpo

 

Le principali modalità controindicate nel trattamento della scoliosi minore sono:

mobilizzazione, perché gli esercizi che aumentano la flessibilità del rachide, facilitano l'aggravamento delle curve scoliotiche

esercizi che riducono le curve sagittali, in particolare quelli in estensione dorsale (nelle scoliosi dorsali e dorso-lombari) e in delordosi (nelle scoliosi lombari)

 

 

Il numero delle sedute settimanali non deve essere inferiore o due e, se svolto in centri specializzati, deve essere fatto in piccolo gruppo. La durata delle sedute è di 40-50 minuti; a domicilio è anche possibile dedicare 10-15 minuti quotidianamente.

La scelta e il dosaggio degli esercizi variano in funzione delle fasi di trattamento (libero e con corsetto).

Periodicamente l'autocorrezione deve essere controllata e gli esercizi del piano di trattamento modificati, adattati e intensificati (ogni 2-3 mesi).

 

 

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