ONDE
D'URTO - Effetti
biologici
Dal
punto di vista fisico, l'onda d'urto può essere definita come un'onda acustica
sul cui fronte di avanzamento la pressione si eleva, in frazioni di nanosecondi (10-9
secondi), dal livello della
pressione atmosferica (1,01-1,02 bar) sino a valori compresi fra 10 e 100
MegaPascal (1 Mpa = 10 bar), ossia fino a 100-1000 volte la pressione
atmosferica. Nella pratica clinica vengono utilizzate onde d'urto con frequenza
1-4 Hz e pressione 500-1500 bar.
La
velocità di propagazione dell'onda d'urto è determinata dal mezzo in cui si
propaga e dall'intensità dell'onda stessa. Le pareti cellulari, che hanno uno
spessore di pochi strati molecolari, vengono così sottoposte a elevati
gradienti pressori al passaggio dell'onda d'urto.
Oltre
a questo effetto diretto, vi è un effetto indiretto che si esplica attraverso l'interazione
delle microscopiche bolle di gas che nascono al passaggio dell'onda. Il
sopraggiungere di una successiva onda d'urto a elevata pressione, colpendo la
bolla gassosa, la deforma e ne provoca il collasso, inducendo il cosiddetto effetto
cavitazionale.
A
livello del tessuto osseo, in presenza di un ritardo di consolidazione o
di una pseudoartrosi, l'effetto cavitazionale determina la rottura dei cristalli
di idrossiapatite con
liberazione di microcristalli. Questo fenomeno sarebbe responsabile di
un'espansione del numero dei nuclei di aggregazione calcica con riattivazione e
ampliamento della risposta osteogenica.
Studi
sperimentali hanno dimostrato un effetto antinfiammatorio nei tessuti molli
colpiti dall'onda d'urto, legato a una neocapillarogenesi, indotta da un aumento
dell'ESAF (Endothelial stimulating
angiogenetic factor), liberato
dalle cellule endoteliali danneggiate e dai fibroblasti, con incremento del
flusso ematico e conseguente eliminazione dei mediatori chimici
dell'infiammazione.
Riguardo
l'effetto analgesico delle onde d'urto sono state formulate diverse
ipotesi. Tra le più accreditate vi è la teoria dell'analgesia da
iperstimolazione. Secondo questa teoria, una stimolazione dolorosa
particolarmente intensa (e le onde d'urto sono dolorose), trasmessa al cervello
attraverso i cordoni posteriori del midollo spinale, può attivare un sistema
inibitorio discendente in grado di bloccare una successiva trasmissione di
stimoli nocicettivi nei cordoni posteriori del midollo spinale. L'analgesia così
ottenuta permette di migliorare la funzionalità articolare.
Studi
sperimentali più recenti hanno proposto un possibile collegamento tra l'azione
delle onde d'urto e la produzione di nitrossido d'azoto nei tessuti colpiti.
Dalla concentrazione di questo composto chimico deriverebbe una cascata di
reazioni, responsabili della risposta angiogenetica, citotossica e
neuromodulante.
Uno
studio istologico e ultrastrutturale, condotto su reperti bioptici di tessuti
umani (legamento e muscolo), affetti da patologia infiammatoria e trattati con
onde d'urto non focalizzate, ha evidenziato, tre mesi dopo il termine del
trattamento, l'assenza di aspetti infiammatori e lo sviluppo di processi
riparativi.
Indicazioni
e controindicazioni
Inizialmente
utilizzate nel trattamento delle pseudoartrosi e dei ritardi di consolidazione,
le onde d’urto hanno visto ampliarsi il loro campo di applicazione anche ad
altre patologie dell’osso, quali la necrosi asettica della testa femorale,
l’osteocondrosi, l’algodistrofia e le paraosteopatie.
Riguardo
i tessuti molli, la terapia con onde d’urto viene utilizzata ormai
diffusamente, con buoni risultati, nel trattamento delle tendiniti,
peritendiniti, entesopatie inserzionali, tendinopatie croniche della spalla, con
e senza calcificazioni, spine calcaneari.
Poche
le controindicazioni al trattamento: disturbi della coagulazione, polineuropatie
demielinizzanti, tenosinoviti infettive, presenza dei nuclei di ossificazione
(cartilagini in accrescimento) in
prossimità del campo di applicazione delle onde, gravidanza, neoplasie,
pseudoartrosi atrofiche, pseudoartrosi settiche in fase attive, pace-maker.
Non
sono riportati effetti collaterali significativi, anche se talora, localmente,
possono verificarsi petecchie emorragiche, microematomi e aumento transitorio
del dolore.