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GLI INTEGRATORI COME ANTIOSSIDANTI

Ester Vitacolonna, Fabio Capani, Leonardo Vecchiet

Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento

Centro Universitario di Medicina dello Sport

“Le Naiadi” - Università “G. D’Annunzio” – Chieti

 

In questi ultimi anni è stata proposta da vari Autori la possibilità di utilizzare sostanze antiossidanti nell’integrazione dell’alimentazione degli atleti. Il problema dello stress ossidativo fu evidenziato da Mc Cord e Fridovich nel 1969, con la scoperta dei radicali liberi dell’ossigeno e della loro tossicità e l’identificazione di una sostanza (superossidodismutasi - SOD) in grado di proteggere l’organismo dalla loro azione tossica. Numerosi studi, in seguito, hanno supportato le ipotesi di tali Autori.

Si è visto come i radicali liberi fossero coinvolti nella patogenesi di molte condizioni morbose di tipo generale (la semplice infiammazione, l’invecchiamento dei tessuti, la patologia tumorale) dovute ad agenti fisici e psichici; si è dimostrato anche come essi fossero coinvolti in condizioni morbose specifiche: le malattie cardiovascolari, il diabete, l’arterosclerosi, le malattie infettive. Tali studi dimostrano, inoltre, come esistano anche sistemi (detti “scavenger”) preposti, in condizioni fisiologiche e non, alla protezione dell’organismo nei confronti dei radicali liberi.

In condizioni ottimali un organismo sano si difende dallo stress ossidativo attraverso due meccanismi:

Meccanismi enzimatici (SOD, catalasi e glutatione perossidasi)

Meccanismi non enzimatici (vitamina E, Vitamina C, carotenoidi, aminoacidi solforati, Coenzima Q10, ecc); è chiaro quindi, come la produzione di radicali liberi dell’ossigeno sia una condizione ubiquitaria, che dipende da un fine equilibrio esistente tra la loro produzione e quella di sistemi antiossidanti protettivi.

Un aspetto del tutto particolare, a tal proposito, è rappresentato dall’esercizio fisico. È noto, infatti, che l’intensa attività fisica può produrre uno stress ossidativo, particolarmente in prestazioni aerobiche ad alta intensità. Inoltre l’allenamento da esercizio fisico di lunga durata ed alta intensità determinerebbe un effetto ossidativo diverso in relazione al tipo di enzimi coinvolti ed alle fibre muscolari implicate. Nell’atleta i danni da stress ossidativo potrebbero configurasi in un danneggiamento delle cellule muscolari con riduzione anche delle loro qualità contrattili. Ci sarebbero quindi implicazioni nella autoriparazione delle strutture cellulari sia per il danneggiamento chimico, ad opera dei radicali liberi, sia per il danno meccanico, sia per il mancato smaltimento di metaboliti prodotti nel corso dell’esercizio fisico. Si comprende quindi l’attenzione rivolta a tale problema al fine di proporre trattamenti e/o training preventivi mirati alla tutela del danno dello stress ossidativo.

A tal proposito esistono dati non precisamente concordanti in letteratura. Le cause di questa discrepanza possono essere imputate:

alla risposta differente all’esercizio in relazione all’allenamento

alle diverse metodiche utilizzate nella misura dello stress ossidativo

alla difficoltà di avere dati in vivo

alla variabile rappresentata dall’età.

 

Noi, allo scopo di trarre indicazioni valide per una supplementazione mirata, in tema di alimentazione degli atleti, abbiamo analizzato alcuni dati presenti in letteratura. Un interessante studio è stato condotto da Rokitzki L. e coll. per 5 mesi; esso era volto a studiare l’effetto della supplementazione di alpha-tocoferolo, una riduzione dei livelli serici della malondialdeide MDA, a dimostrazione dell’effetto protettivo dell’alpha-tocoferolo nei confronti dello stress ossidativo indotto dall’esercizio strenuo. Brites e coll., in un recente studio condotto su un gruppo di calciatori, hanno dimostrato come, rispetto ad un gruppo di controllo, allo stress ossidativo indotto dall’intenso esercizio fisico aerobico corrisponda un incremento statisticamente significativo dei livelli di antiossidanti naturali quali l’HDL-C HDL3-C, l’acido ascorbico e l’acido urico, l’alfa-tocoferolo, la SOD.

Gli Autori sottolineano, inoltre, come gli alti livelli di lipoproteine ad alta densità possono offrire una protezione aggiuntiva contro lo stress ossidativo. Al contrario Child RB e coll., studiando meccanismi ossidativi e di scavengers in maratoneti, concludono che le capacità antiossidanti risultano inadeguate nel prevenire la perossidazione lipidica indotta dall’esercizio fisico, durante il quale si verifica un costante aumento di MDA, sostanza utilizzata proprio come marcatore di tale perossidazione. Kaikkonnen J. e coll. hanno studiato l’effetto della supplementazione con Coenzima Q10 e alfa-tocoferil acetato come proiettori nei confronti della perossidazione lipidica e del danno muscolare in maratoneti. Gli Autori concludono affermando che tale integrazione, anche di piccole dosi, pur attenuando l’ossidazione delle lipoproteine, non protegge dal danno muscolare comunque indotto da un esercizio fisico estremo.

D’altra parte, la letteratura ci mostra come la relazione che intercorre tra la produzione di radicali liberi e l’azione preventiva degli antiossidanti sia associata al tipo di attività fisica, all’allenamento e all’alimentazione equilibrata. Marzatico et all., studiando atleti che praticano sport di lunga durata rispetto ad altri che svolgono una attività aerobica intensa, concludono suggerendo che un adeguato supporto con antiossidanti potrebbe essere appropriato. Alla luce di questi dati, non sempre concordanti, volti a valutare le variazioni dei markers della lipoperossidazione, la produzione di scavengers naturali ed il ruolo delle supplementazioni in seguito ad esercizio fisico, riteniamo di dover concludere che, data la povertà di dati sperimentali a disposizione, bisognerà programmare ulteriori studi in tema di alimentazione ed integrazione nello sportivo. Inoltre, riteniamo che l’integrazione con antiossidanti potrebbe risultare utile in alcuni casi ed in particolari condizioni (intensa attività aerobica, allenamento inadeguato, over training, alimentazione carente). Occorrerà la stretta collaborazione del team tutto (medici e tecnici) al fine di individualizzare ed ottimizzare l’intervento di integrazione anche in base alla tipologia dell’allenamento al tipo di sport e alle condizioni cliniche dell’atleta stesso.

 

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