BIEF
(Broncospasmo Indotto da Esercizio Fisico)
È
frequente utilizzare come sinonimi i termini “broncospasmo da sforzo”
e “asma da sforzo”. Ciò non è corretto in quanto il broncospasmo è
solo uno dei sintomi della malattia asmatica.
Il
BIEF non è presente in tutti i soggetti asmatici, mentre può manifestarsi
anche in soggetti con solo atopìa generica, o anche essere l’unica
manifestazione di un’asma asintomatica.
Lo
sforzo muscolare, per essere capace di provocare un broncospasmo deve rispondere
a requisiti fondamentali quali:
Prevenzione
del BIEF
A
seguito dell’incremento della ventilazione la mucosa bronchiale aumenta la
cessione di acqua per evaporazione. Se non si ripristina un sufficiente
reintegro dei liquidi, a partire dal versante ematico sottostante, aumenta la
concentrazione dei soluti nel liquido periciliare e le stesse cellule,
disidratandosi allentano le giunzioni intercellulari.
Sia
la iperosmolarità cellulare che l’esposizione delle terminazioni nervose
juxtaepiteliali sono stimoli sufficienti al rilascio di neuromediatori
vasoattivi e broncocostrittori.
Quanto
più fredda e secca è l’aria inalata tanto maggiore sarà lo scambio termico
a livello delle vie aeree e tanto maggiore quindi l’effetto broncocostrittore.
L’inalazione di aria più calda e con un tasso di umidità relativa intorno al
70% (come in piscina) ha un effetto protettivo.
Un
asmatico allergico agli acari della polvere risentirà sfavorevolmente dallo
svolgere l’attività fisica in ambienti chiusi ove sia presente l’acaro. Per
i pollinosici sarà un rischio svolgere la loro attività fisica in primavera in
luoghi con vegetazione rigogliosa.
Si
consideri inoltre che la reattività bronchiale è stimolata pure da agenti
inquinanti come l’anidride solforosa oggi così comune nelle strade cittadine.