FALASCA Dott. Giampaolo Specialista in psicologia Specialista in psicoterapia PSICOTERAPEUTA
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PRESENTAZIONE DELLA TERAPIA SOMATOPSICHICA IDEATA DAL PROF. FALASCA Secondo l’impostazione cognitivo – comportamentale Ansia, depressione, rabbia, colpa, vergogna, sono emozioni che proviamo quotidianamente. Quando le emozioni sono troppo intense o durature rispetto alla situazione nella quale ci troviamo, possiamo considerare l'eventualità di avere un problema emotivo. Per esempio, se una discussione con qualcuno ci fa star male per alcuni giorni, se piccoli difetti nelle cose che facciamo ci fanno sentire delle nullità, se compiere attività quotidiane, come fare la spesa o parlare con i colleghi di lavoro, genera un'ansia intollerabile, siamo probabilmente di fronte ad un disagio psicologico che può richiedere un intervento professionale. La Psicologia, fin dagli albori, si è occupata dei problemi
emotivi con risultati non sempre entusiasmanti. Soltanto in questi ultimi anni
possiamo realmente affermare di possedere una serie di procedure rigorose e
scientificamente valutabili (e valutate!) per il loro trattamento. Tale modello postula una complessa relazione tra emozioni, pensieri e
comportamenti, sottolineando come molti dei nostri problemi ( tra i quali quelli
emotivi) siano influenzati da ciò che facciamo e ciò che pensiamo nel presente,
qui ed ora. La psicoterapia cognitivo - comportamentale (PCC) sta quindi assumendo il ruolo di trattamento psicologico d’elezione per la stragrande maggioranza dei problemi emotivi e comportamentali. Si tratta di una disciplina scientificamente fondata, la cui validità è suffragata da centinaia di studi, principalmente, ma non solo, per la diagnosi e la cura in tempi brevi di: La psicoterapia cognitivo - comportamentale, come suggerisce il termine, combina due forme di terapia estremamente efficaci: Quando sono combinate nella PCC, queste due forme di trattamento diventano un potente strumento per risolvere in tempi brevi forti disagi psicologici. La psicoterapia cognitivo - comportamentale è: Qui di seguito sono elencate alcune tra le domande che più frequentemente ci vengono rivolte al fine di chiarire qualche dubbio che ovviamente insorge leggendo la definizione fondamentale della Psicoterapia cognitivo – comportamentale sono: Per chi è adatta la psicoterapia cognitivo – comportamentale? La PCC è fondamentalmente adatta a chiunque possa necessitare di una psicoterapia in generale. Età e sesso non sono assolutamente determinanti e sono esclusi forse soltanto i bambini troppo piccoli. E’ certamente utile che il paziente possieda una certa motivazione, poiché se egli si aspetta risposte magiche o miracolose o pretende che tutto il lavoro venga fatto dal terapeuta, resterà sicuramente deluso da questo approccio. Se il paziente non si impegna, i risultati che ottiene nel campo della psicoterapia cognitivo - comportamentale saranno gli stessi che ottiene in qualsiasi altro campo. Inoltre è importante che il paziente possieda una certa capacità di introspezione, perché buona parte del lavoro terapeutico consiste nell’analisi dei pensieri e delle emozioni che il paziente stesso vive. Infatti nel modello funzionale cognitivo - comportamentale il disagio psichico (come la depressione o l’ansia o le fobie) è prodotto da idee e pensieri disfunzionali e/o irrazionali: il lavoro terapeutico è centrato sulla scoperta e sulla correzione di queste idee. Per quali disturbi è indicata la psicoterapia cognitivo – comportamentale? La PCC ha storicamente le sue maggiori applicazioni nel trattamento della depressione, dei disturbi d’ansia, delle varie forme di fobie e in parte dei disturbi ossessivi compulsivi. Poi lo sviluppo delle teorie e il conseguente sviluppo di nuovi strumenti terapeutici ha permesso di affrontare efficacemente anche i disordini del comportamento alimentare come l’anoressia o la bulimia. Esiste infine una feconda tradizione di carattere maggiormente comportamentista sul trattamento e la riabilitazione dei pazienti psicotici. Quanto dura una psicoterapia cognitivo – comportamentale? La PCC ha sempre presentato due aspetti caratteristici: - la tendenza a lavorare su un problema definito Con che frequenza è necessario vedere il terapeuta? La risposta a questa domanda dipende dalle necessità individuali e dal modo in cui il terapeuta è solito lavorare. Generalmente, comunque, è lecito aspettarsi di iniziare il trattamento con una seduta a settimana per poi eventualmente diradarle nell’ultima fase della terapia. In pochi e particolari casi, solitamente in fase di crisi, è possibile iniziare con due o più sedute settimanali fino a che le condizioni del paziente non si stabilizzano ed è possibile ridurre a cadenza settimanale. Come è considerato l’uso degli psicofarmaci? Gli psicoterapeuti cognitivo - comportamentali sono spesso favorevoli all'uso integrato di farmaci e psicoterapia. Per alcune persone può essere necessario ottenere una parziale riduzione dei sintomi mediante farmaci prima di impostare una psicoterapia efficace; per altre, soprattutto nei casi più gravi, è consigliabile mantenere affiancate le due forme di terapia, avendo la ricerca ampiamente dimostrato la migliore efficacia dei trattamenti combinati, rispetto ad entrambi i trattamenti da soli. Quando è possibile, tuttavia, si preferisce provare con la sola psicoterapia prima di prescrivere medicine, per diversi motivi. Le benzodiazepine, i più comuni tranquillanti (es. Xanax, Transene, Valium, Tavor, Roipnol, ecc.), proprio perché hanno un effetto tangibile e quasi immediato, possono dare problemi di assuefazione (si deve aumentare sempre la dose per ottenere il medesimo effetto) e dipendenza se assunti per un periodo prolungato; complicazione che è bene evitare. Nonostante la loro fama i moderni antidepressivi (es. Prozac, Zoloft, Sereupin, ecc.) sono efficaci in un 60-70% dei casi ed è spesso necessario provarne più di uno per trovare quello adatto; essi inoltre richiedono dalle 2 alle 4 settimane di trattamento per poter cominciare a percepire qualche effetto (o per dichiararne l’inefficacia e cambiare prescrizione). Infine tali farmaci non sono esenti da effetti collaterali, come ad esempio perdita dell’appetito, nausea, insonnia. In ogni caso è stato dimostrato che la PCC è efficace almeno quanto tali farmaci, ma estremamente più efficace nel prevenire le ricadute, assai frequenti dopo la sospensione di un trattamento farmacologico. I farmaci IMAO presentano innumerevoli effetti collaterali (crisi ipertensive, infarti e anche morte) e sono quasi stati abbandonati. Il Litio, infine, noto stabilizzatore dell’umore, spesso usato per anni come terapia di mantenimento per la depressione, può essere estremamente tossico se la sua assunzione non è continuamente adattata ai livelli di litiemia dell’organismo, periodicamente controllati; è comunque un farmaco da usarsi in casi particolari e sotto stretta sorveglianza di un medico specialista. Dove posso trovare un terapeuta cognitivo – comportamentale? Ci sono due Associazioni in Italia che si occupano di formare e abilitare
psicologi o medici italiani alla pratica della psicoterapia cognitivo -
comportamentale. In che modo vengono valutati i pazienti? La terapia cognitivo - comportamentale inizia con una fase di valutazione che può occupare una o più sessioni. Il terapeuta richiederà la compilazione di una serie di questionari auto-redatti per rilevare la gamma dei possibili sintomi e problemi. Questi valutano principalmente depressione, ansia, rabbia ed ostilità, paure, disagi fisici, personalità e qualità delle relazioni. Il terapeuta analizzerà anche, con il paziente, le varie situazioni e tipi di relazioni che possono causare difficoltà. In particolar modo, il terapeuta si proporrà di conoscere quali tipi di pensieri e credenze possa avere il paziente, quali modalità di comportamento adotti ed il suo stile di comunicazione e di ascolto. Lo scopo di tale valutazione è quello di raccogliere una quantità sufficiente di informazioni in modo tale che il paziente ed il terapeuta possano conoscere in breve tempo il tipo di problemi che il paziente ha (o non ha) ed il loro grado di rilevanza, per formulare insieme un piano di trattamento adeguato. Come sono impostate le sedute? La terapia cognitiva cerca di lavorare in maniera efficiente durante i 50/60 minuti di seduta. Diversamente da altre modalità non strutturate, il paziente ed il terapeuta stendono generalmente un piano di lavoro per ogni seduta. Tale piano può includere osservazioni, commenti e prescrizioni sull'esperienza relativa alla seduta precedente, sul lavoro a casa, su uno o due problematiche del momento, su ciò che si è rilevato nella seduta, sul lavoro a casa relativo alla seduta successiva. Lo scopo è quello di provare ed imparare a risolvere problemi, non semplicemente di lamentarsene. E’ previsto del lavoro da fare a casa fra le sedute? Se vi affidate ad un istruttore personale in un centro di fitness, vi aspettate di ricevere istruzioni su come esercitarsi in assenza dell'istruttore. La stessa cosa vale per la terapia cognitivo - comportamentale. Quello che viene appreso in terapia è anche ciò che viene praticato al di fuori di essa. Vi sono ricerche che dimostrano come pazienti che svolgono compiti a casa migliorano prima e stanno meglio più a lungo. Il lavoro a casa può includere il prendere nota dei propri stati d'animo, pensieri e comportamenti, il pianificare le attività, il riconoscimento dei pensieri negativi, la raccolta di informazioni, la modifica del modo di comunicare con gli altri, ed altri compiti del genere. Cosa succede se non piace il terapeuta? Le differenze fra paziente e terapeuta possono insorgere così come in qualsiasi relazione umana significativa. È consigliabile avere con il proprio terapeuta un buono scambio comunicativo. Il terapeuta tenta in genere di assestare la modalità di approccio in modo da adeguarsi alle specifiche necessità ed alla sensibilità del paziente. Può tuttavia accadere che il terapeuta non riesca ad instaurare un buon rapporto con il paziente, nonostante stia facendo del suo meglio per comprendere il significato che i suoi problemi hanno. Comunque se si è provato a discutere di questo con il proprio terapeuta e nonostante tutto non ci si sente ancora a proprio agio, è possibile che si possa desiderare di cambiare terapeuta. Molti pazienti ritengono che il cambiamento li aiuti a risolvere i problemi in modo più veloce. I terapeuti onesti sono del resto consapevoli del fatto che la grande capacità tecnica può non essere di aiuto al paziente se non riesce ad instaurare con lui una buona relazione di fiducia e stima reciproca; in tal caso essi stessi potranno suggerire un collega che ritengono più adatto allo scopo. LINEAMENTI SCIENTIFICI DELLA MIA TERAPIA SOMATOPSICHICA Analizzando i risultati ottenuti dalla somministrazione ortodossa delle terapie cognitive –comportamentali, ho potuto osservare che il punto debole di questa impostazione è legato alla mancanza di un corretto sistema per l’insegnamento del rilassamento che, oltre ad avere una base fondamentale di partenza, dovrebbe prevedere una personalizzazione per ogni singolo caso. Analizzando i risultati relativi le mie ricerche sulla somministrazione di una terapia cognitivo – comportamentale, per un periodo di trattamento costituito da 15 – 30 sedute condotte su di un gruppo di 24 persone di entrambi i sessi, di età compresa tra i 35 e i 55 anni, tutti sofferenti di depressione da più di 1 anno, si osserva che: - nel 15% dei casi vi sono stati miglioramenti apprezzabili; - nel 25% dei casi i miglioramenti sono stati appena accettabili; - nel numero restante dei casi i miglioramenti sono stati nulli o non soddisfacenti L’insoddisfazione per questi risultati mi ha spinto ad integrare questa terapia, prima di tutto attraverso l’ideazione di un valido sistema di rilassamento che sostituisse l’azione svolta dagli psicofarmaci colpevoli secondo me, di impedire al paziente l’elaborazione della necessaria motivazione alla terapia. Ho integrato quindi la Terapia cognitivo - comportamentale con la mia Terapia Somatopsichica che ne è un completamento, pur assumendo, nel suo ambito di competenza, le caratteristiche di una vera e propria terapia a sé stante. La mia Terapia Somatopsichica insegna l’uso dell’autocontrollo, che avviene successivamente all’apprendimento delle appropriate tecniche di percezione psicocorporea, attraverso le quali si raggiunge il vero rilassamento, inteso come assenza di tensione. Rileva i blocchi emotivi, modifica la respirazione, individua e rilassa le parti contratte, migliora la capacità di autocontrollo, realizza un grado di tensione ottimale e così, ad esempio, diminuisce l’intensità dei riflessi rotulari fino a sopprimerli, attenua notevolmente la corrente elettrica prodotta dal lavoro muscolare, dilata i vasi provocando un aumento della temperatura della pelle e degli scambi calorici con l’esterno, aumenta la temperatura cutanea a livello delle dita di circa due gradi e quella interna di 1/3 di grado, aumenta il volume e il peso degli arti perché, di conseguenza, è aumentato anche il volume di vene e capillari: in soggetti ipertesi si rileva una diminuzione della tensione arteriosa del 10/20% nei soggetti tachicardici si assiste ad una notevole diminuzione del ritmo cardiaco. A livello del tubo digerente, l’andamento generale dei movimenti dello stomaco si modifica, con un passaggio senza contraccolpi e senza rotture di ritmo. Il cardias e il pirolo si dilatano al massimo e si chiudono completamente anche in soggetti che presentano disturbi funzionali. A livello biochimico si nota una diminuzione del colesterolo nel sangue e una tendenza alla normalizzazione della funzione tiroidea. A livello cerebrale si è osservato un rafforzamento del ritmo Alfa, cioè di quelle onde che il cervello emette quando è in stato di tranquillità, e di onde Theta che corrispondono ad un intenso senso di beatitudine. A livello psicologico la nostra tecnica produce uno stato di pace, di serenità, di disponibilità, stati che corrispondono ad un riposo più profondo durante il sonno. A livello respiratorio un’errata respirazione provoca la crisi spasmofiliaca, perché nel sangue arterioso si verifica un’intensa alcalosi con diminuzione del calcio plasmatico ionizzato, alterazione dei fenomeni elettrici a livello delle cellule, per fuga del potassio verso l’esterno, diminuzione della quantità di sangue che raggiunge il cervello e del suo volume, con una diminuzione della tensione arteriosa e di una accelerazione del polso, per cui le orecchie possono ronzare o fischiare, si possono avere impressioni visive di annebbiamento, sensazioni di pizzicore, formicolii, crampi alle mani, alla bocca, ai muscoli della nuca e, talvolta ai piedi e alle gambe mentre, attraverso la NOSTRA TECNICA, riusciamo a provocare una diminuzione della vigilanza, a diminuire l’attività psicomotoria, ad aumentare la tolleranza al dolore, a diminuire l’aggressività e l’ansia, a provocare euforia, a diminuire le sensazioni provenienti dagli organi, grazie a una diminuzione del numero delle respirazioni al minuto, ad un allungamento cioè della durata del ciclo respiratorio. Insomma, in conclusione, quello che ho realizzato è una TERAPIA che rieduca il corpo all’ascolto di sé stesso, che aumenta la presa di coscienza delle sensazioni, che ripristina l’equilibrio psicosomatico, portando gradatamente il paziente ad apprendere a trasformare il proprio corpo dalla rigidità alla docilità, dal dolore alla distensione, attraverso una lotta che, in molti casi, si rivela estenuante, laboriosa, talvolta faticosa e penosa ma che, quando giunge alla conclusione, mette sempre il malato in condizione di aver imparato ad avere fiducia nel proprio corpo che, da questo momento, sarà percepito in ogni sua più piccola sensazione e riconosciuto come strumento della gioia di vivere. Raggiunta questa condizione è possibile, sentirsi sufficientemente rilassati e contemporaneamente "pronti all’azione", senza che l’innesco della reattività sfoci nell’incontrollabilità né, tanto meno, che il controllo sia mantenuto attraverso fattori estranei al nostro corpo, bensì completamente esercitato dalla volontà. E’ una terapia che si discosta da quella cognitivo – comportamentale per ciò che concerne la diversa interpretazione della valutazione del paziente, della durata della terapia, dell’uso degli psicofarmaci, della frequenza degli incontri e dell’impostazione delle sedute. VALUTAZIONE DEL PAZIENTE La valutazione del paziente, per ciò che concerne la mia Terapia Somatopsichica, differentemente da quanto prescritto dalla Terapia cognitivo – comportamentale, è molto più complessa e articolata, in quanto vi sono una serie di dati dai quali non è assolutamente possibile prescindere prima di programmare l’intervento. L’iter di valutazione del paziente che viene identificato come "processo di ammissione" è basato, sulla compilazione di questionari e sulla rilevazione di dati psicofisiologici che hanno il compito di tracciare il profilo della reattività fisiologica. Il "processo di ammissione" prosegue poi con una simulazione di somministrazione della mia "Terapia Somatopsichica", volta alla classificazione della suscettibilità del paziente a questo tipo di impostazione terapeutica. DURATA Ritengo molto corretta la stesura di un programma di intervento iniziale, contenente la dichiarazione degli obbiettivi, anche se credo che per il raggiungimento di questi obbiettivi vi siano una serie di nodi da sciogliere, relativi alla patologia specifica, al tempo dal quale è in atto, all’età e al sesso del paziente, al suo grado di cultura, di capacità di apprendimento e alla motivazione alla terapia. PSICOFARMACI Secondo l’impostazione ortodossa della Terapia cognitivo - comportamentale gli psicoterapeuti cognitivo - comportamentali sono spesso favorevoli all'uso integrato di farmaci e psicoterapia. In alcuni casi può essere necessario ottenere una parziale riduzione dei sintomi mediante farmaci prima di impostare una psicoterapia efficace; in altri, soprattutto nei casi più gravi, è consigliabile mantenere affiancate le due forme di terapia, quella farmacologica e psicoterapica, dal momento che la ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato la migliore efficacia dei due trattamenti associati. Si farà un breve cenno alle classi farmacologiche
usate con maggior frequenza. I nomi commerciali riportati sono solo esempi dal
momento che esistono molti altri prodotti con efficacia paragonabile. Tutti gli antidepressivi, triciclici e non, richiedono dalle 2 alle 4 settimane di trattamento per iniziare a far percepire qualche miglioramento. In ogni caso è stato dimostrato che una buona psicoterapia cognitivo - comportamentale è estremamente efficace nel prevenire le ricadute, assai frequenti dopo la sospensione di un trattamento farmacologico. Gli stabilizzanti dell’umore (es. Carbolithium, Depakin, Tegretol, Neurontin ecc), sono farmaci che, come dice il termine, stabilizzano l’umore, in maniera tale che questo non sia particolarmente euforico o depresso. Il loro uso è esteso anche ad altri quadri psichiatrici. Secondo le mie valutazioni gli psicofarmaci svolgono un’azione sedativa, la quale è però realizzata con la sopportazione di effetti collaterali indesiderabili, i quali possono essere molto deleteri per la salute generale del paziente. La pericolosità di queste terapie è relativa alla creazione di dipendenza in quanto, non estirpando il problema dalle sue radici, non risultano essere un rimedio definitivo, per cui devono essere continuamente ripetute e integrate. FREQUENZA L’apprendimento delle tecniche sulle quali si basa la mia Terapia Somatopsichica per il raggiungimento del rilassamento e della successiva gestione dell’autocontrollo necessitano di esercitazioni continue, ripetute e intense, perché si tratta di un modo completamente diverso di re – agire alle stimolazioni e perché il nuovo comportamento appreso deve diventare ermetico e quindi sottocorticalizzato, fase raggiungibile soltanto attraverso il costante impegno, questo è il motivo per cui la frequenza è quotidiana, almeno all’inizio, durante la prima impostazione della terapia, per un tempo che sarà stabilito, naturalmente, per ogni singolo caso. IMPOSTAZIONE DELLA SEDUTA L’impostazione della seduta quindi, consequenzialmente ai presupposti appena sopra elencati, non potrà essere rigida in confronto ad una durata, ma sarà sempre elastica, in quanto il paziente, prima di tutto dovrà raggiungere un grado di concentrazione molto profondo, sul quale verranno costruiti gli schemi per la corretta identificazione dell’emozioni e tutto questo non è calcolabile esattamente, proprio perché si tratta di tanti piccoli, veri e propri interventi. LA SOMMINISTRAZIONE Nelle pagine di seguito sono raccolte alcune considerazioni scientifiche rilevate in relazione alla somministrazione della MIA terapia che ho definito SOMATOPSICHICA perché credo che i disturbi non abbiano un origine psicologica, ma somatica e quindi non debbano essere definiti psicosomatici, ma somatopsichici. In genere il paziente arriva al 1° incontro stressato, ansioso, a disagio, molte volte anche appesantito da un corpo dolorante ed affaticato, in stato di ipersimpaticotomia: cuore rapido, respirazione breve, costipazione. La maggior parte dei pazienti ha un atteggiamento di rassegnazione oltre che per la consuetudine alla sofferenza, soprattutto per le continue frustrazioni ricevute dalla ricerca della giusta terapia ma, nonostante questo, tutti sono disposti a fare un ultimo tentativo. Alcuni hanno ancora qualche speranza, altri sono completamente demotivati e, mentre certi si fidano immediatamente, tanti sono ancora scettici alla nostra Tecnica: in buona sostanza dunque ci sono i tranquilli, così come i nervosi e gli aggressivi, ma una cosa è certa, che tutti sono essere umani a pezzi perché i luoghi segreti della loro vita sono stati devastati. E poiché ho un ruolo terapeutico specifico nella somministrazione di questa Terapia, essendone l’ideatore, durante il procedimento di ammissione, nel quale viene tracciato un profilo psicologico e psicofisiologico approfondito e molto ben dettagliato, cerco sempre di incontrare tutti i miei pazienti, offrendo loro la possibilità di parlarmi delle cose che sono importanti nella loro vita e puntualmente essi mi comunicano cose di sé che non erano mai emerse prima, in quanto credo, in genere, di saper cogliere subito attraverso quali modalità sarà meglio somministrare il nostro intervento, affinché la probabilità di giovamento sia massima in ogni singolo caso. A questo punto può iniziare la somministrazione della Terapia, la quale, durante la seduta individuale di un’ora o più, molte volte fa registrare reazioni strane, determinate dalla particolarità del nostro intervento, ed ecco quindi comparire, a seconda dei casi, crisi di pianto, pazze risate, crampi, formicolii, sensazioni di forte calore che, subito dopo, si traducono in sensazione di fame, freddo, sonno, spossatezza, euforia, rilassatezza, in una parola, equilibrio vegetativo. Queste potrebbero essere alcune delle prime sensazioni percepite dal paziente, perché la mia Tecnica parte dal presupposto che non è possibile sentirsi nervosi, tesi e ansiosi se i muscoli restano rilassati. LE FASI DEL PROCEDIMENTO PSICOTERAPEUTICO ACCOGLIENZA 1) SVILUPPO DI INFORMAZIONI SIGNIFICATIVE: 2) DEFINIZIONE DEL PROBLEMA: VALUTAZIONE 3) CONCETTUALIZZAZIONE PROGRESSIVA DEL CASO: 4) FORMULAZIONE DI UN’IPOTESI DIAGNOSTICA: PIANO DI TRATTAMENTO 5) OBIETTIVI, STRATEGIE TERAPEUTICHE E PIANI DI TRATTAMENTO: 6) ASSUNZIONE DELLA PRESA IN CARICO E AVVIO DEL TRATTAMENTO FASE 1: FASE 2: VERIFICA 7) VALUTAZIONI E VERIFICHE IN ITINERE: 8) FOLLOW-UP:
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