INFANZIA

 

 

 

" In Australia vivevo con la mia famiglia. Mio padre aveva ricevuto delle offerte di lavoro, dopo che aveva abbandonato l'attività calcistica. Quando i miei genitori decisero di trasferirsi avevo soltanto quattro anni. Ricordo che nel giardino di casa io e mio padre giocavamo sempre a pallone. Si vedeva che era stato un grande campione. Un'estate venni in Italia con un mio amico, Okon, a fare due mesi di vacanza a casa di mio nonno. Chiesi al nonno dove si potesse giocare a pallone. E mio nonno mi accontentò portandomi nella squadra del S. Lucia a Prato. Mi accorsi subito che, in Italia, il modo di giocare a pallone era molto differente rispetto all'Australia. Sinceramente ero molto attratto dal pallone, ma io avevo altri ritmi di vita e poi quando andavo via da casa sentivo tantissimo la mancanza dei miei genitori. Tornai in Australia alla vita normale. Un giorno però, non so cosa abbia fatto scattare una molla, mi accorsi che se volevo giocare a pallone dovevo tornare in Italia, dove avevo l'appoggio di mio nonno. Così dissi ai miei genitori: "Voglio fare il calciatore e voglio tentare l'avventura italiana". Mia madre mi disse di no perché non era convinta: "Ma come, Christian, sei appena stato dal nonno e tutto sommato non ti sei trovato bene!". Però mio padre a distanza di giorni si convinse e parlò con mia madre e mi diede il permesso di partire. Mio padre mi disse: "Io non voglio ostacolare le tue scelte anche perché ti vedo deciso.". A quattordici anni iniziò così la mia avventura. Per me, ogni volta che mi allontanavo dalla famiglia era un dramma. All'inizio è stato molto difficile. Avevo spesso sbalzi d'umore, anche se vicino a me c'era mio nonno. Spesso mi veniva voglia di tornarmene a casa. Ma poi ricordavo l'obiettivo che mi ero prefissato. Non vedere i miei genitori per me era una sofferenza. Ma forse devo dire che, con la lontananza, il nostro rapporto si è rafforzato. Soprattutto quello con mio padre. Al mio terzo anno in Italia la mia famiglia mi ha raggiunto. Adesso sono i miei genitori i primi tifosi. Vedere mia madre orgogliosa di me mi dà coraggio e forza. La mia famiglia mi ha dato la possibilità di rimanere quello che sono. Per me, infatti, la vita è cambiata ma io sono sempre lo stesso."

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