Referendum comunali

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Il CCCP fin dal suo sorgere ha fatto sua la battaglia per un maggior grado di democrazia e di partecipazione. Uno degli strumenti più importanti di democrazia diretta (quella in cui decidono direttamente i cittadini) è il referendum.

La legge 265 del 1999 ha aperto nuove possibilità per i referendum comunali. All'articolo 3 dice, infatti, che nello Statuto Comunale "possono essere altresì previsti referendum anche su richiesta di un adeguato numero di cittadini". Dal che si deducono due cose:

1) Ora è possibile tenere tutti i tipi di referendum, anche quelli abrogativi (che cancellano o annullano alcune decisioni).
Prima della legge 265 era possibile svolgere un solo tipo di referendum, quello consultivo, con il quale si sente il parere dei cittadini, ma le decisioni spettano agli organi competenti. Il referendum consultivo, infatti, è già previsto dallo Statuto Comunale approvato nel 1991. Sfortunatamente, però, mai nessun referendum consultivo si è tenuto a Villadose. Il CCCP chiede, fin dalla sua fondazione, che lo Statuto sia adeguato alla legge 265 e che siano previsti tutti i tipi di referendum possibili.

2) La "richiesta di un adeguato numero di cittadini" è solo uno dei modi per fare dei referendum (questo è il senso della parola "anche").
Un altro modo può benissimo essere per iniziativa del Sindaco, della Giunta o del Consiglio Comunale. Il CCCP chiede che, anche qui, lo Statuto Comunale sia adeguato alla legge 265 e che sia previsto che i referendum possono essere promossi non solo da "almeno un quinto degli elettori" (come avviene ora), ma anche da parte del Sindaco, della Giunta e del Consiglio Comunale.

Digressione che si può anche saltare:
Si noti un fatto: per richiedere un referendum consultivo comunale servono le firme di un quinto degli elettori, cioè il 20%, pari a oltre 900 villadosani maggiorenni.
Per chiedere un referendum abrogativo (di gran lunga più importante di uno consultivo) a livello nazionale, bastano 500.000 mila firme secondo la Costituzione, pari a poco più dell'1 % dei circa 47 milioni di elettori italiani.
Una sproporzione così grande tra le due percentuali (l'una è quasi venti volte più grande dell'altra!) può far pensare che a Villadose si sia voluto togliere con una mano quello che si era concesso con l'altra. Fatto sta che forse anche per questo motivo, come si è già detto, nessun referendum comunale si è mai svolto.

Nel novembre 1999 il CCCP ha inviato una lettera al Sindaco Stocco, chiedendo anche come mai non si siano mai fatti referendum consultivi a Villadose. Si ricordava, inoltre, la possibilità di fare ora tutti i tipi di referendum, compresi quelli abrogativi.

Il Sindaco Stocco ha risposto con una lettera, per molti versi stupefacente, datata 18 gennaio 2000, in cui scriveva tra l'altro: "Ora se ad oggi non è stato utilizzato lo strumento del referendum non ritengo di poter dare in merito univoca, puntuale e circoscritta motivazione, potendo probabilmente ciò dipendere da diverse motivazioni. D'altro canto non ritengo sotto il profilo della opportunità sia corretto che a dare tale risposta sia lo scrivente. Lo strumento è a disposizione di chi lo vuole utilizzare."

Nel dicembre 1999 il CCCP ha inviato una lettera a tutti i consiglieri comunali in cui si chiedeva loro direttamente se intendevano impegnarsi per inserire nello Statuto tutti i referendum, compresi quelli abrogativi. Ha risposto il solo consigliere comunale di minoranza Angelo Negri, con una lettera in cui preannunciava il suo interessamento.

In effetti Negri, insieme ai consiglieri Vittorio Novo e Antonio Pavan, ha presentato il 21 gennaio 2000 una proposta al Consiglio Comunale che stava allora per scadere. Per tale motivo il Consiglio Comunale, con delibera n. 23 del 26 febbraio 2000, ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che, tra l'altro, esprime "l'interesse dell'attuale Consiglio comunale in merito alla necessità di potenziare gli istituti di partecipazione relativi ai referendum abrogativi".

Il nuovo Consiglio Comunale, eletto nel 2000, ha nominato una Commissione speciale per la revisione dello Statuto, che ha cominciato a riunirsi dal dicembre 2000.

Nell'ultima seduta della Commissione, tenutasi il 5 aprile 2001, è stato approvato un testo ancor più restrittivo: i promotori di referendum sarebbero stati obbligati ad indicare i mezzi finanziari con i quali fare fronte alle modifiche introdotte dal referendum (cosa che non avviene nemmeno per i referendum abrogativi nazionali e che è bene lasciare al dibattito durante la campagna elettorale).

Il 18 luglio 2001 il CCCP ha inviato una lettera all'Assessore alle Riforme Romagnoli e ai membri della Commissione che sta studiando la revisione dello Statuto Comunale. Ai punti n. 1 e 2 della lettera, il CCCP chiede che:
a) la proposta di indicare la copertura economica dei referendum sia cancellata;
b) che si abbassi dal 20% al 5% la percentuale di firme necessarie per fare un referendum;
c) che sia possibile fare referendum anche su iniziativa del Sindaco o del Consiglio Comunale;
d) che vengano introdotti anche i referendum abrogativo e propositivo.

Aggiornamento (dicembre 2001)

Il nuovo Statuto, approvato il 28 novembre 2001, ha introdotto i referendum abrogativi e propositivi, ma ha respinto la proposta del CCCP di dare l'iniziativa anche a Sindaco e Consiglio.

Il Consiglio ha abbassato dal 20 al 15% il numero di elettori necessari per richiedere un referendum. Però ha introdotto una discutibile Commissione che decide sull'ammissibilità o meno di una proposta di referendum.

La Commissione è formata dal Segretario Comunale e da due "esperti di disciplina giuridico-amministrativa" nominati dal Consiglio (articolo 74); dovrà stabilire se il referendum proposto è "conforme al principio di ragionevolezza" (articolo 75). Se non lo ritiene conforme, non si ammetterà il referendum.

Il CCCP valuta in modo estremamente negativo questo punto in particolare. La ragionevolezza non è, ovviamente, misurabile in alcun modo; una eventuale decisione di non ammettere un referendum perché "irragionevole" sarebbe del tutto arbitraria e soggettiva.

Il CCCP, considerando che a Villadose non si è mai tenuto alcun referendum comunale e che pertanto non ci sono ragioni per scoraggiarne l'abuso, è del tutto contrario a questa incredibile norma statutaria; ritiene che sia "ragionevolmente" prevedibile che non vi saranno referendum comunali nemmeno in avvenire.