Per accedere all'atlante senza passare nell'introduzione.
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Perché quest'iniziativa?
Gli Atlanti Stellari dei secoli XVII-XVIII sono tra i libri più ambiti per un bibliofilo, tanto più se appassionato astrofilo. Riconoscendomi come tale ed avendo la fortuna di possederne uno, penso che sia giusto metterlo a disposizione di tutti. Spero con ciò di stabilire un precedente; che a mettere on-line su WEB atlanti e testi storici di astronomia non siano solo le Organizzazioni Astronomiche e Culturali (tra le altre, in Italia la Biblioteca dell'Osservatorio di Brera - INAF, all'estero La Biblioteca Nazionale di Francia, o Smithsonian Institution Libraries, ecc.), ma anche privati (si veda ad esempio Robert Harry van Gent e Hech Bril.
Gli strumenti ci sono, le tecniche di scannerizzazione e i costi di memorizzazione su WEB sono ormai alla portata di tutti; come anche le linee telefoniche ad alta velocità (necessarie per trasferire rapidamente immagini).
Flamsteed e lo sviluppo degli
atlanti stellari nel 1700
L'atlante di Flamsteed è stato il primo atlante stellare basato su di un catalogo telescopico.
Primo astronomo di Greenwich, osservatore scrupoloso, morì nel 1719 lasciando inedite le sue opere, pubblicate successivamente dalla moglie. Il suo Stellarum inerrantium Catalogus Britannicus (comprendente 2919 stelle e pubblicato nel 1725) costituisce la base per l'Atlas Coelestis, che vide alla luce nel 1729. Ebbe un immediato successo e divenne per quasi un secolo lo standard per gli astronomi professionisti, che ne apprezzavano soprattutto la precisione e la facilità di lettura delle posizioni delle stelle. Messier, l'astronomo francese di fine settecento, scopritore di molte comete e autore di un fortunato catalogo di Nebulae, utilizzava questo atlante su cui riportava quelle via via scoperte.
Per conoscere i siti in cui, oltre al mio, è disponibile on-line l’Atlante vedi il mio Portale Atlanti Stellari Storici
Tre erano gli appunti che venivano mossi a questo atlante: le grosse dimensioni che ne rendevano scomodo l'utilizzo e il trasporto, il costo elevato, non alla portata di tutti gli astronomi, e la scarsa qualità artistica delle figure. Pur essendo opera di James Thornhill, l'autore degli affreschi in S.Paolo a Londra, molte rappresentazioni delle costellazioni lasciano parecchio a desiderare, se non sono addirittura grottesche (specialmente Aquario).
Il primo tentativo di ovviare a questi inconvenienti è dell'astronomo inglese John Bevis, lo scopritore di M1. Preparò intorno al 1750 un atlante in cui ritornava allo stile delle costellazioni del Bayer (Uranometria, 1603), molto più accattivante, aggiornato con le nuove scoperte telescopiche (molte dello stesso Bevis) e di dimensioni ridotte.
Per dettagli e sulle vicende della mancata pubblicazione ufficiale di questo atlante si veda il sito presso l'Osservatorio di Manchester
L'atlante di Fortin
Altro difetto, via via accentuato con il passare del tempo, era la data di riferimento per le posizioni stellari, ferma, ovviamente, al 1690.
Intorno al 1770, in un'epoca di grande sviluppo dell'astronomia, viene preparata una versione molto ridotta e maneggevole a cura di Fortin, ingegnere meccanico del Re per i Globi e le Sfere, e sotto la revisione di Le Monnier e di Messier, astronomi e membri dell'Accademia Reale delle Scienze.
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Comparazione
delle dimensioni dell'Atlante di FLAMSTEED (sulla destra) e la Versione di
FORTIN (sulla sinistra). |
L'atlante è presentato come la seconda versione del Flansteed, molto ridotto in dimensioni (1/3 dell'originale di Flamsteed, 16x23 cm chiuso, le tavole su due pagine, hanno dimensioni reali 22x17,5cm). La struttura delle tavole è la stessa del Flamsteed e anche le figure delle costellazioni sono sostanzialmente le stesse, anche se con ritocchi che le rendono più artisticamente gradevoli (in particolare Andormeda, Virgo ed Aquarius).
Le posizioni delle stelle sono riportate per il 1780 e la proiezione usata per tutte le carte, esclusa quella relativa al Polo Nord (proiezione di Tolomeo), è la stessa di Flamsteed, detta "sinusoidale". Provoca delle distorsioni ad alte latitudini (vedi figura dell'Orsa Maggiore), ma ha il vantaggio che aree equivalenti sulla carta lo sono anche nel cielo, cosa comoda per confrontare campi visivi del telescopio.
La griglia delle posizioni è duplice. La principale, a linee continue, rappresenta le coordinate Equatoriali, Ascensione retta (indicata sia in Ore e Minuti che in gradi) e Declinazione (misurata non dall'equatore celeste, ma dal Polo Nord). La secondaria, a linee tratteggiate, rappresenta le coordinate Eclittiche, Latitudine e Longitudine (misurata quest'ultima in segni zodiacali e gradi, 30 per segno). Ad esempio Mu Piscis ha come coordinate Eclittiche Longitudine: Longitudine = Ariete, 20° (Primo segno e 20°); Latitudine = -2°, mentre ha, come coordinate Equatoriali, A.R. = 1 ora e 25' (~ 20°) e Declinazione = +5° (85° di distanza dal Polo)
I nomi delle Costellazioni sono in Francese e non in latino e sono riportate alcune nebulose scoperte dopo Flansteed e alla portata di piccoli telescopi. Da notare che le tavole di quest'atlante furono ampiamente utilizzate da Messier per le carte delle comete da lui scoperte od osservate (carte riportate nelle Memorie di Messier nelle varie annate di Historie & Memories de l'Académie Royale des Sciences, Parigi).
Circa 20 anni dopo, nel 1795, viene preparata a cura di Mechain e Lalande una nuova versione, che riporta alcune nuove costellazioni e parecchie nebulose in più (reperibile in copia anastatica presso Hoepli, Milano).
Le nebulose riportate nelle carte
Ho identificato nelle varie carte 18 nebulae (tutte inserite nel catalogo di Messier). Chi volesse può cercare di identificarle e
trasmettermi il suo l'elenco con un e-mail (caglieris_gm@infinito.it). Non è
assolutamente detto che un attento esame delle carte non porti all'identificazione
di ulteriori nebulae.
La tavola 10 e il Toro di Poniatowski
Heck Brill ha trovato un Mistero nella tavola 10: Trascrivo (e traduco) le sue osservazioni: per maggiori dettagli si veda la sua pagina (in inglese).
Un mistero si trova nella tavola 10 dell'Atlante di Giangi
Caglieris e riguarda la presenza del Toro di Poniatowski.
Questa costellazione, creta dall'abate Poczobut
(polacco, da Vilna) in onore del re di Polonia Stanislaus Poniatowski
(1677-1766) , non può essere (ovviamente) nell'edizione 1776 (si veda
l'edizione alla Linda Hall Library).
La prima congettura che si può fare e che Giangi possiede un misto tra le edizioni 1776 e 1779, cosa
che sembra ragionevole, amche se Giangi
dice che non é così.
Marc Hoffeld (dal Lussemburgo) ha la stesssa edizione di Giangi (Nota
di Giangi: Ho visionato un altro esemplare uguale al
mio)
Io non sono uno specialista in questo campo, ma il senso comune porta alla
conclusione che Linda Hall Library possiede l'atlante
del 1776, io mappe dall'edizione 1795 e Giangi e Marc
un edizione intermedia forse tra il 1776 e il 1782 (in quanto la costellazione
"La gloria di Federico" - creata da Bode
nel 1782 - non é riportata).
La mia conclusione é stata confermata il 26
gennaio 2004 da Robert H. van Gent, dell'Università
di Utrecht. Egli ha stabilito che il Toro di Poniatowski
é stato aggiunto alle lastre di rame dell'Atlante di Fortin
nel 1778. Ma apparentemente nel 1778 e successivamente l'editore non sentì l
necessità di aggiornare la pagina del titolo. Questa informazione può essere
trovata nella Bibliograhie astronomique
di Lalande (pp. 555-556), online nel sito web ARIBIB
della Astronomisches Rechen-Institut
in Heidelberg, Germany.
Tutto ciò é stato confermato da Felice Stoppa che possiede l'atlante
del 1795 (con tavole uguali alle mie) Egli ha effettuato un profondo esame
degli atlanti 1776, 1795 e il "Vorstellung der Gestirne ... nach der Pariser Ausgabe
des Flamsteadschen Himmelatlas" di Bode (1782)e
ha concluso che l'atlante di Giangi e Marc e Marc
sono datati tra il 1778 e il 1782 Felice ha inoltre rintracciato un'altra copia
che é diversa da tutte, in quanto le stelle sono piazzate nella esatta stessa
posizione dell'atlante di Bode.
Nel dicembre 2004 ho ricevuto una e-mail da Shinobu Takesako, che vive in
Giappone. Egli possiede una copia dell'atlante datata 1776 che in effetti ha due
tavole n.10, una con e una senza il Toro di Poniatowski
Questo porta a formulare la seguente ipotesi
Apparentemente una nuova Versione della tavola 10 é stata fatta nel 1778 da Fortin (?). Lo testimonia Lalande sia nella Bibliographie Astronomique (sopra citata) sia nella ASTOROMIE (1° volume pag 233) del 1792.
Fin qui quanto dice Henk; di mio aggiungo:
Copie di questa nuova tavola furono aggiunte allo
stock di quelle invendute dell'edizione del 1776. Si ricordi che era pratica
comune a quel tempo di vendere al cliente i fogli non rilegati e lasciare al
cliente l'onere della rilegatura. Questo spiegherebbe tutto, anche la copia con
tavola ripetuta di Shinobu.
Dettagli tecnici di realizzazione della copia
on-line
Il libro è stato acquisito elettronicamente tramite scanner fotografico professionale presso il Servizio fotocopie della Biblioteca nazionale Braidense di Milano (It), in grigio (256 tonalità) e a 300 Dpi.
Per ragioni di occupazione e di velocità di trasferimento le immagini sono state così ridotte:
- Pagine di Testo: 120 Dpi
Tavole delle costellazioni: 150 Dpi
Ad ogni immagine è stato aggiunto il copyright (G.M.Caglieris@2002). Inoltre, per tutte le tavole delle singole costellazioni (tavole da 3 a 24) è stato aggiunto il riquadro delle magnitudine delle stelle (presente in originale solo sulla tavola n.2).
Chi fosse interessato a copie (cartacee o su CD) degli originali può contattarmi a caglieris_gm@infinito.it.
Struttura e sezioni dell'atlante
L'atlante è suddiviso nelle seguenti sezioni:
Accesso
all'atlante e strumenti di navigazione
Per accedere si dispone di:
Nei
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terzo caso per tornare alla cross-reference dalle
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