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De Revolutionibus
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PIERO DINI a GALILEO in Firenze.
Roma, 7 marzo 1615.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VII, car. 205-206. – Autografa.
Molto Ill.re S.r mio Oss.mo
Questi giorni di carnovale, e le molte rappresentationi e altre feste che si sono fatte m'impedirono il trovar le persone che bisognava; però, in quel cambio, feci fare molte copie della lettera di V. S. al P. Matematico(1), e l'ho poi data al P. Grembergero, con una lettura di quella che V. S. scrive a me(2): e così ho poi fatto con molt'altri e con l'Ill.mo Bellarmino, col quale parlai a lungo delle cose che V. S. scrive; delle quali mi assicurò non ne haver mai più sentito parlare in conto nessuno, da che ella ne trattò seco a bocca. E quanto al Copernico, dice S. S. Ill.ma non poter credere che si sia per proibire, ma il peggio che possa accaderli, quanto a lui, crede che potessi essere il mettervi qualche postilla, che la sua dottrina fusse introdotta per salvar l'apparenze, o simil cose, alla guisa di quelli che hanno introdotto gli epicicli e poi non gli credono; e con simil cautela potrebbe parlar V. S. in ogni occorrenza di queste cose, le quali se si fermano secondo la nuova constitutione, non pare per adesso che habbino maggior nimico nella Scrittura che Exultavit ut gigas ad currendam viam(3) con quel che segue, dove tutti gli espositori sino hora l'hanno inteso con attribuire il moto al sole: e se bene io replicai che anche questo si potrebbe dichiarare col nostro solito modo d'intendere, mi fu risposto non esser cosa da correrla, sì come non è per corrersi a furia nè anche a dannare qualsivoglia di queste opinioni. E se V. S. harà messo insieme in questa sua scrittura quelle interpretationi che vengono ad causam, saranno vedute da S. S. Ill.ma volentieri: e perchè so che V. S. si ricorderà di rimettersi alle determinationi di S. Chiesa, come ha fatto a me et ad altri, non li potrà se non giovare assai. E havendomi detto il S.r Cardinale che harebbe chiamato a sè il P. Grembergero per discorrer di queste materie, stamattina son ritornato da questo Padre per sentire se ci era novità alcuna; e non trovo altro di sustanza, oltre al detto, se non che harebbe hauto gusto che V. S. havesse prima fatto le sue dimostrationi, e poi entrato a parlare della Scrittura. Io li risposi, che se V. S. havesse fatto in questa maniera, harei creduto che ella si fusse portata male a far prima i fatti suoi e poi pensare alla Scrittura Sacra; e quanto agli argumenti che si fanno per la parte di V. S., dubita detto Padre non siano più plausibili che veri, poi che li fa paura qualch'altro luogo delle Sacre Carte.
Stamattina ho mandato una di dette copie al S.r Luca Valeri, col quale ancora non mi sono abboccato. Sono bene andato a trovare il S.r Card.le Del Monte(4) per informarlo; ma per havervi trovato gente che non mi piaceva, ho discorso seco d'ogn'altra cosa: ma vi tornerò, perchè è molto affezzionato a V. S., e sarò ancora col S.r Card.le Barberino, per lasciarli una di quelle copie, che di già sta aspettando, essendo in parte da me stato avvisato così alla sfuggita. Ma a quest'hora forse sarà stato del tutto informato dal S.r Ciampoli, che a tal fine da me era stato ragguagliato(5). E così andrò facendo simili ofizi dove vedrò poter giovare alla causa, della quale li parlo, come vede, confusamente, perchè per ancora ogniuno sta all'erta in negotio di tanta portata: ma i matematici non la sentono tanto dubbiosa come i professori d'altre scienze. Che è quanto per hora posso dirle: e senza più le bacio le mani, pregandole dal Signore Iddio quanto desidera.
Di Roma, li 7 di Marzo 1615.
Di V. S. molt'Ill.e |
Ser. Aff.mo P. Dini. |