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Copernico, la sorte del De Revolutionibus dopo la condanna della Chiesa e il ruolo di Galileo

Da Giangi Caglieris (Giovanni Maria Caglieris)


Le lettere scambiate tra il Cardinale Bellarmino e i Matematici del Collegio Romano sulle scoperte astronomiche di Galileo; Aprile 1611

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Lettera XI, 515 del 19 aprile 1611 e XI, 517 del 24 aprile 1611.
Il Cardinale Bellarmino chiede conferma ai Gesuiti del Collegio Romano circa le scoperte di Galileo; questi rispondono confermandole.

 

515.

ROBERTO BELLARMINO ai MATEMATICI DEL COLLEGIO ROMANO.

[Roma], 19 aprile 1611.

Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. III, car. 2. — Autografa la sottoscrizione.

Molto Rev.di Padri,

So che le RR. VV. hanno notitia delle nuove osservationi celesti di un valente mathematico per mezo d'un instrumento chiamato cannone overo ochiale; et ancor io ho visto, per mezo dell'istesso instrumento, alcune cose molto maravigliose intorno alla luna et a Venere. Però desidero mi facciano piacere di dirmi sinceramente il parer loro intorno alle cose sequenti:

Prima, se approvano la moltitudine delle stelle fisse, invisibili con il solo ochio naturale, et in particolare della Via Lattea et delle nebulose, che siano congerie di minutissime stelle;

2°, che Saturno non sia una semplice stella, ma tre stelle congionte insieme;

3°, che la stella di Venere habbia le mutationi di figure, crescendo e scemando come la luna;

4°, che la luna habbia la superficie aspera et ineguale;

5°, che intorno al pianeta di Giove discorrino quattro stelle mobili, et di movimenti fra loro differenti et velocissimi.

Questo desidero sapere, perchè ne sento parlare variamente; et le RR. VV., come essercitate nelle scienze mathematiche, facilmente mi sapranno dire se queste nuove inventioni siano ben fondate, o pure siano apparenti et non vere. Et se gli piace, potranno mettere la risposta in questo istesso foglio.

Di casa, li 19 d'Aprile 1611.

Delle RR. VV.

Fratello in Christo


I MATEMATICI DEL COLLEGIO ROMANO a ROBERTO BELLARMINO in Roma.

Roma, 24 aprile 1611.

Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. III, car. 2bis. — Autografe le firme. A tergo, di mano di Galileo, si legge: Attestazione de' PP.i Giesuiti al Rever.mo Card. Bellarmino.

Ill.mo et R.mo Sig.r et P.ron Col.mo

Responderemmo in questa carta conforme al commandamento di V. S. Ill.ma() intorno alle varie apparenze che si vedono nel cielo con l'occhiale, et con lo stesso ordine delle proposte che V. S. Ill.ma fa.

Alla prima, è vero cha appaiono moltissime stelle mirando con l'occhiale nelle nuvolose del Cancro e Pleiadi; ma nella Via Lattea non è così certo che tutta consti di minute stelle, et pare più presto che siano parti più dense continuate, benchè non si può negare che non ci siano ancora nella Via Lattea molte stelle minute. È vero che, per quel che si vede nelle nuvolose del Cancro et Pleiadi, si può congetturare probabilmente che ancora nella Via Lattea sia grandissima moltitudine di stelle, le quali non si ponno discernere per essere troppo minute.

Alla 2a, habbiamo osservato che Saturno non è tondo, come si vede Giove e Marte, ma di figura ovata et oblonga in questo modo ; se bene non habbiam visto le due stellette di qua et di là tanto staccate da quella di mezzo, che possiamo dire essere stelle distinte.

Alla 3a, è verissimo che Venere si scema et cresce come la luna: et havendola noi vista quasi piena, quando era vespertina, habbiamo osservato che a puoco a puoco andava mancando la parte illuminata, che sempre guardava il sole, diventando tutta via più cornicolata; et osservatala poi matutina, dopo la congiontione col sole, l'habbiamo veduta cornicolata con la parte illuminata verso il sole. Et hora va sempre crescendo secondo il lume, et mancando secondo il diametro visuale.

Alla 4a, non si può negare la grande inequità della luna; ma pare al P. Clavio più probabile che non sia la superficie inequale, ma più presto che il corpo lunare non sia denso uniformemente et che abbia parti più dense et più rare, come sono le macchie ordinarie, che si vedono con la vista naturale. Altri pensano, essere veramente inequale la superficie; ma infin hora noi non habbiamo intorno a questo tanta certezza, che lo possiamo affermare indubitamente.

Alla 5a, si veggono intorno a Giove quattro stelle, che velocissimamente si movono hora tutte verso levante, hora tutte verso ponente, et quando parte verso levante, et quando parte verso ponente, in linea quasi retta: le quali non possono essere stelle fisse, poichè hanno moto velocissimo et diversissimo dalle stelle fisse, et sempre mutano le distanze fra di loro et Giove.

Questo è quanto ci occorre in risposta alle domande di V. S. Ill.ma: alla quale facendo humilissima riverenza, preghiamo dal Signor compiuta felicità.

Dal Collegio Romano, li 24 d'Aprile 1611.

Di V. S. Ill.ma et R.ma