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De Revolutionibus
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NICCOLO LORINI AL CARD. PAOLO CAMILLO SFONDRATI
Firenze, [7] febbraio 1615
ff.
7r-12v. CopiaIllustrissimo e reverendissimo Signore
Per che, oltre al debito comune d'ogni buon christíano, infinito è l'obbligo che tengono tutti i frati di s. Domenico, come che dal Santo lor Padre furono instituití i cani bianchi e neri del Santo Offizio, et in particolare tutti i teologi e predicatori, ecco che per questo io, minimo di tutti, e devotissimo servo e particolare di V. S. illustrissima, essendomi capitato alle mani una scrittura, corrente qua nelle mani di tutti, fatta da questi che domandono
Galileisti, affermanti che la terra si muove et il cielo sta fermo, seguendo le posizioni di Copernico, dove, a giu[dizío] di tutti questi nostri Padri di questo religiosissimo convento di S. Marco, vi sono dentro molte proposizioni che ci paiono o sospette o temerarie, come dire che certi modi di favellare della Santa Scrittura síeno inconvenie[nti], e che nelle dispute delli effetti naturali la medesima Scrittura te[nga] l'ultimo luogo, e che i suoi espositori bene spesso errono nell'e[spo]sizioni di lei, e che la medesima Scrittura non si deva impacciar d'altra cosa che delli articoli concernenti la fede, e che nelle cose nat[urali] habbia più forza l'argumento filosofico o astronomico che il sacro et il divino, quali proposizioni vedrà V. S. íllustrissima lineate da me nel[la] sopradetta scrittura, di cui le mando la vera copia; e finalmente che quando Iosuè comandò al sole che si fermasse non si deve inten[de]re che il comandamento fussi fatto ad altro ch'al primo mobile, e non [all'] istesso sole; io pertanto, vedendo non solo che questa scrittura corre per le mani d'ogn'uno, senza che veruno la rattenga de' superiori, che vogliono esporre le Sante Scritture a lor modo e contra la comune esposizione de' Santi Padri, e difendere opinione appar[ente] (f. 7v) in tutto contraria alle Sacre Lettere, sentendo che si favella poco onorevolmente de' Santi Padri antichi e di s. Tommaso, e che si calpesta tutta la filosofia d'Aristotile (della quale tanto si serve la teologia scolastica), et in somma che per fare il bell'ingegno si dicono mille impertinenze e si seminano per tutta la città nostra, mantenuta tanto cattolica così dalla buona natura di lei come dalla vigilanza de' nostri Serenissimi Principi; per questo mi son risoluto io d'avviarla, come dicevo, a V. S. illustrissima, acciò che ella, come piena di santissimo zelo, e che per il grado che tiene le tocca, con li suoi illustrissimi colleghi, a tenere li ochi aperti in simil materie, possa, se le parrà che ci sia bisogno di correzione, metterci quei ripari che la giudicherà più necessarii, perché parvus error in principio non sit magnus in fine. E se bene forse havrei potuto mandarle copia di certe annotazioni fatte sopra detta scrittura in questo convento, tuttavia per modestia me ne sono astenuto, posciaché scrivevo a lei medesima, che sa tanto, e scrivevo a Roma, dove, come disse s. Bernardo, la santa fede linceos oculos babet. Mi protesto ch'io tengo tutti costoro, che si domandono galileisti, huomini da bene e buon christiani, ma un poco saccenti e durettí nelle loro opinioni; come ancho dico che in questo servizio non mi muovo se non da zelo, e supplico V. S. illustrissima che questa mia lettera (io non dico la scrittura) mi sia da lei tenuta, com'io son certo che la farà, segretj e non sia presa in modo di giudiciale deposizione, ma solo amorevole avviso tra me e Iel come tra servitore e padmn singolarissimo; e facendole di più sapere che l'occasione di questa scrittura è stata una o due lezioni pubbliche, fatte nella nostra chiesa di S. Maria Novella da un Padre Maestro fra Tommaso Caccíni, esponente il libro di Giosuè et il capitolo X di detto libro. Così finisco, domandandole la sacra sua benedizione e baciandole la veste, e domandole qualche particella delle '...........................f 12v
Al sig. cardinale Santa Cecilia.
e d'altra mano:
Con(tra) Galileum Galilei.
e di mano ancora diversa:
Die 26 februarii 1615. Illustríssimus et reverendissimus Dominus, Dominus cardinalis Mellinus mibi ordinavit ut scribatur Archiepiscopo et Inquisitori Pisarum, qui procurent habere litteras originales Galilei.