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By. Federico Cappello

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Territorio Monferrino.

Era primaria, allorchè le prime forme di vita incominciarono a trasferirsi dal mare alla terra, un'unica terra, considerando che solo 200-180 milioni di anni fa il supercontinente chiamato "Pangea" iniziò a dividersi.

La pianura padana "Rocce del mesozoico-eocene, 65-37 milioni di anni fa, ricoperte in parte da depositi dell'oligocene, 37-26 milioni, e miocene, 26-5 milioni. Si questo strato, nella parte collinare la situazione finisce di modificarsi da 5 a 3 milioni di anni or sono, dopo i grandi terremoti responsabili tra l'altro del sollevamento alpino. Modificazioni intervengono anche più avanti nella pianura, che in qualche misura sprofonda e sulla cui superficie si accumulano sedimenti per spessore di decine di metri.

L'estrema diversità tra morfologia di collina e di pianura è sancita da un netto confine nella cosiddetta "faglia di Balzola", una spaccatura sotterranea, parente piccola e lontana della temibile faglia di S. Francisco, non in grado di provocare apprezzabili eventi sismici (l'ultimo serio terremoto in zona risale al 1345, con epicentro ad Alessandria). Parte della Cascina Ghiaio -Popolo Cavallino, puntando verso nord-ovest per passare sul retro della cascina Nuova e sotto il cortile della cascina Morabina allontanandosi quasi rettilinea.

In quel punto, il declivio collinare si affossa sotto la pianura, lasciando in superficie, in qualche zona visibile sul fondo del Po, affioramenti calcareo-marnosi levigati dalle acque del fiume. Riturandosi le acque, si formano valli e vallette a corona dei colli, depositi di conchiglie fossili, una vegetazione fittissima grazie all'humus superficiale; a nord del Po, ancora uso cambiare sovente percorso formando ampie golene e meandri, la pianura è costellata di paludi, ghiaieti, boschi (fino al 4000-3000 a.C. disabitati perchè l'uomo li evitava salvo che per estrarre legno, frutti e cacciagione).

Tre le poche scoperte piemontesi, fondamentali per la preistoria una "stazione" a Trino, vera e propria officina paleolitica operante sull'altura a occidente dell'attuale cittadina. Una sorta di artigianato ante-litteram , con la lavorazione di scheggi di pietra, prevalentemente quarzite. Siamo nel Paleolitico inferiore, durante la penultima glaciazione "rissiana" da 200.000 a 120.000 anni fa. Anche a Conzano, sui colli monferrini, da dove proviene il cosiddetto "Chopping tool" una pietra scheggiata, di 700.000-400.000 anni fa, oggi l'oggetto è ospite d'onore nelle vetrine del Museo archeologico di Torino. Facciamo un salto in avanti di un centinaia di migliaia di anni ! per le terre del Monferrato la "storia" comincia dopo l'anno Mille a.C. quando i diversi mondi, montagna, collina, pianura allacciano fra di loro contatti abituali e iniziano a transitare uomini, merci, mode, cultura. 

Siamo tra il X e l'VIII secolo avanti Cristo. E' finita l'età del bronzo e l'uomo batte il ferro per utensili ma soprattutto armi, nel centro della nostra penisola fiorisce la civiltà etrusca, arrivano in Italia verso il 500-400 a.C. a nord del Po i "Galli" , si ha notizia di un gruppo insediato nell'antica Ceste, sulla riva sinistra del Po posto che abbandonerà intorno al 100 a.C. per fuggire sull'altra sponda e fondare sul colle il "monte dei Cestini" cioè Moncestino.

Facciamo però un passo indietro nel sito di Pobieto di Morano sul Po. Nel 1994 tra le risaie si scopre un terrazzo di terra compatta e scura, deposito palustre-alluvionale di tempi ancor più remoti si trova una lastra di pietra silicea grezza sotto la quale si rivelano reperti di urna ceramica e ceneri. Intorno alla buca della ceramica si scopre un ampio cerchio (4 metri di diametro) fatto di ciottoloni accostati, poco destante, altri due cerchi più piccoli, senza particolari reperti, si parla di presenza intorno alla fine del millennio prima di Cristo. Oppure si indietreggia fino all'età del bronzo, iniziato in Italia verso il 2300 per concludersi con il 900 avanti Cristo. Una terza ipotesi è indicata fra le due prime, comunque intorno al 500 a.C. con l'avanguardia celtica, specie se si considera la tipologia della sepoltura, con l'urna delle ceneri deposta in un pozzetto coperto di pietra.

Nel 218 a.C. è allarme per la discesa di Annibale che si dirige, probabilmente la piana tra Vercelli e Casale, sbaraglia i Romani al Ticino, anni più tardi i Romani riprendono la conquista della pianura padana verso la metà del II secolo a. C. . Ormai, l'influenza di Roma si estende a settentrione fino al territorio degli Orobi, il primo imperatore Ottaviano Augusto nell'8 a.C. definisce un chiaro assetto amministrativo in 11 regioni, che si manterrà sostanzialmente intatto fino alla trasformazione di Diocleziano nel 293. 

E' l'anno 967 esattamente il 23 marzo, l'imperatore Ottone I il Grande, sceso per la terza volta in Italia, conferna ad un certo Aleramo che gli si accosta varie terre fino ad Acqui e Vado Ligure, compreso il " comitato Montisferrati" che già possedeva da un quarto di secolo come vassallo dei re Ugo e Lotario, pur con qualche discussione con il vescovo di Asti. Abbiamo così l'atto di nascita del futuro Marchesato del Monferrato, atto che in dettaglio descrive Giusepe Barelli sul "Bollettino storico subalpino" LV-1957. Aleramo è probabilmente elevato al rango di marchese subito dopo il 950, ma bisogna andare fino al 1111 per trovare, accanto ad Enrico V inperatore riunito a Sutri, un "Raynerius" ufficialmente definito "de Monteferrato marchiò", cioè marchese a pieno titolo dal 1100 al 1135. Gli storici subalpini indicano Aleramo come figlio del conte Guglielmo, riconducibile a quel " Willelmus" che, secondo i "Gesta Berengarii imperatoris", discese  dal regno franco nel 888-889 con 300 amici in aiuto di Guido da Spoleto in lotta contro Berengario I .

Non altrettanto definita e quasi aneddottica la storia del nome "Monferrato".  " Mons ferax" dal latino monte ferace, ubertoso? "Mons fera" monte delle fiere, degli animali feroci? "Mons farrus" o "farratus" cioè monte dove si coltiva il farro, una granaglia che avrebbe avuto ampia diffusione nella zona? O "munfra", di mattone ferrato, come sarebbe stato uno zoccolo del cavallo di Aleramo. Un'ipotesi recente parla  infine di derivazione da "monte della fara", intendendo "fara" un'aggregazione di epoca longobarda, una sorta di carovana o comunque di ampia associazione in marcia fatta di uomini armati e non, donne schiavi.     

Nel dicembre 1154 scende in Italia Barbarossa le truppe tedesche prendono Asti e Chieri poi si ritira prendendo la strada del Gran san Bernardo passando tra Vercelli e Casale. Le scorrerie dell'imperatore non finiscono perchè  torna in Italia nel 1158  e nel 1159, dopo aver svernato in Monferrato con tappa ad Occimiano ospite di Guglielmo, Federico mette mano a Torino, quidi parte per l'assedio a Milano città che cade il 26 marzo grazie anche all'aiuto delle milizie monferrine. Sul finire del 1167, il Barbarossa pensa alla ritirata di fronte ai comuni padani della Lega Lombarda costituita con il giuramento di Pontida. Tratta con i Savoia il passaggio dal Moncenisio, qualcosa va storto e Federico deve fuggire, travestito da servo, lasciando in ostaggio la moglie Beatrice. Torna in Italia sette anni dopo e nel 1174 inizia l'assedio di Alessandria, il 29 maggio 1176 è sconfitto a Legnano a opera delle truppe della Lega condotte dal prode Alberto da Giussano. Con l'armistizio di Venezia del 1177 "tutte le partes Pedemontis si dichiarano comunque fedeli all'Imperatore" , quindi anche Monferrato e Casale. Vercelli però fa qualche passo avanti, verso il Sesia e il P, prendendo possesso  nel 1182 di Trino e Morano.

La pace è ufficialmente stipulata a Costanza nel 1183. Si conferma il riconoscimento della sovranità del Barbarossa me in cambio questi concede che le regalie restino alle singole comunità; che i comuni continuino ad eleggere i rispettivi consoli,  cui però incombe il dovere di giurare fedeltà all'Imperatore.

Intanto intorno a Casale nascono i cosiddetti borghifranchi, sorta di zone esenti da dazi o tasse, create per incentivare l'arrivo di coloni dall'esterno e, in molti casi, per fare la guardia di confine. Tra i borghifranchi abbiamo Villanova dal 1197; Trino dal 1170; Crescentino dal 1242; Tronzano eTricerro Caresana dal 1255; Borgo San Martino dal 1278.  Qualche parola in più merita "Borghetto del Po" del quale si ha notizia dal 1217 corrispondente ad una parte di Popolo, nei pressi  dell'attuale rione Cavallino, aggiungendo che lì passava da tempo una via diretta oltre il Po, noi ci limitiamo a trascrivere dalla narrazione del Dionisotti: " fu eretto Borghetto di Po" in data 4 agosto 1217. In realtà potrebbe trattarsi di un piccolo centro abitato, previsto dagli accordi successivi alla sconfitta di Casale del 1215.

E' il secolo XII quando le strade del Piemonte e del Monferrato vedono sfilare le pattuglie degli armati con la cappa bianca e croce rossa, diretti verso la Terrasanta al grido "Deus il vult" , Dio lo vuole. Legato alla vicenda crociata, è significativo che in alcuni centri fra Monferrato e Vercellese la cura delle anime sia affidata proprio all'Ordine Gerosolimitano ( detto anche dei Giovannei o dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme) che si sostituisce ai canonici di Vezzolano (Bolla del 1176 di Papa Alessandro III) ed al cui posto troviamo fino all'inizio del '300 i Templari (nella città di S. Evasio i cavalieri tenevano una loro precettoria esattamente individuata da Bianca Capone che ne tratta si "I Templari Regione Piemonte Torino, 1994; nel contado avevano cospicue proprietà, tra cui la chiesa di S. Matia del Tempio). Come pure la situazione di Morano del già citato ospedale  fondato nel 1167, come testimonierebbe la chiesetta campestre "Madonna del ceppo" sulla strada per Due Sture. La lapide murata sul portale d'ingresso testimonia l'anno di nascita " Anno domini MCCCLXXVII DIE XXII Augusti Venerabilis Vir Dominus Frater Guillelminus de Careto Morari Praeceptor o Praeceptor Loci Morani" . Dunque, nella data del 22 agosto 1377, si avviarono i lavori o si fece inaugurazione della chiesa per iniziativa del "signore fratel Gugliemino del Carretto, precettore di Morano". La casata dei Carretto è conosciuta, diramata dagli Aleramici del Monferrato nel secolo XII, e comunque un fratel Daniele del Carretto compare nella storia dell'Oriente quale delegato nel 1376 del gran maestro Fernandes de Heredia.

A cavallo fra XII e XIII secolo succedono altre discussioni con  Vercelli per le terre di Trino e Torcello, il contrasto si conclude  nel 1202 quando, Bonifacio vende a Vercelli per 7.000 lire pavesi tre terre  per le quali aveva a lungo litigato: Trino, Borgonuovo e Pobietto.

Il 5 agosto 1215 Casale comune dal 1186 per diploma imperiale del Barbarossa. Deve arrendersi ad una vasta coalizione di truppe guelfe che raccoglie Alessandrini, Vercellesi, Astigiani, Milanesi, Savoia e conti di Biandrate. Il borgo intorno al duomo è distrutto e le reliquie della santa triade Evasio - Natale - Proietto sono preda dei soldati di Alessandria. Solo nel 1220 il neoeletto Federico II, superando il divieto posto dai Vercellesi, può autorizzare la ricostruzione, che va ben oltre la vecchia struttura urbana ovoidale intorno al duomo; all'interno della nuova cinta si organizzano i quattro cantoni di Vaccaro, Lago, Brignano, Montarone. Nel 1370 Galeazzo Visconti occupava il borgo di S.Evasio restandone padrone per ben 34 anni. Fu in quel periodo che fu ordinata la sequenza di Statuti con tutte le norme civili e penali, già in vigore da secoli, ma codificate in modo disordinato. Si stava delineando un certo periodo di tranquillità e di pace; vennero ripresi i vecchi mestieri con maggior vitalità. Il fiume con le sue sponde, le sue isole, i suoi ghiaieti, le sabbie, i giuncheti, boschi, boschi, paludi e i suio fondali, creava un ambiente naturale di lavoro e di svago dove si esercitavano la caccia, la pesca, il pascolo, il taglio degli alberi, per dar vita a parecchi mestieri: muratori, stradini, costruttori, cestai, cordai, cercatori d'oro tra le sabbie aurifere, cavallanti per il traino dei barconi, mugnai, traghettatori; tutta gente che dal fiume e sul fiume traeva il proprio sostentamento; sebbene la Curia ne reclamesse il diritto di padronato. Oltre alla importanza economica, il fiume Po restò un valido difensore naturale della città, proprio davanti alle mura del castello.

Nel 1403 quando Facino Cane, distrutta Alessandria, riportò in Casale le reliquie del Santo patrono il borgo aveva una popolazione di ' 700 anime, era omai cinto da mura fortificate e diviso in cantoni. Era una città di frontiera, molto importante; un cuneo tra il Savoia, il Ducato di Milano, e i liberi comuni; il transito, imponeva quei balzelli, tanto per sosta, e carico delle merci. Tra il 1418 e il 1435 si fermava a predicare sulla piazza Grande San Bernardino da Siena, in ricordo gli amministratori della città posero al centro dell'emblema cittadino l'ostia col monogramma di Cristo. Con la perdita di Chivasso nel 1474 Casale venne eretta città con sede vescovile e quindi capitale del Monferrato.

Nel 1468 Benvenuto Sangiorgio fu il primo presidente del Senato Casalese, (composto di quattro giureconsulti e presieduto dal dotto Percivalle S.Giorgio il Senato teneva le sue udienze nel palazzo detto dei Criminali, un vasto edificio ora demolito per l'apertura di via Cavour (attuale sede pellicceria Canepa e Spinoglio) in esso erano pure le carceri Senatoriali, e vi alloggiava il Bargello ). Le sezioni del Senato erano ordinariamente di due giudici, e nei processi lunghi erano tre. Sotto i Ganzaga uno dei Senatori aveva il titolo di Capitano di giustizia: istruiva i processi e spiccava i mandati di comparizione e di arresto. Vi era pure  un Avvocato del Fisco, e una competente Cancelleria. Il Presidente del Senato era membro nominato dal Consiglio di Stato, e in assenza del Governatore generale controfirmava i Decreti del Sovrano per il monferrato. Questo Senato venne sopresso nel 1730 dal Re Carlo Emanuele III, ed il suo distretto fu aggregato a quello del senato di Piemonte. Ebbe la durata di 262 anni. Ristabilito dal re Carlo Alberto nel 1838 col titolo di Senato di Casale ( Corte d'Appello di Casale ordinamento principalissimo di antica Capitale del Monferrato).  Guglielmo VIII (il Magnifico) e la sua corte, fecero del castello la residenza marchionale, abbellito all'interno con affreschi e stupende sale, con i suoi quattro ponti levatoi, cervi in libertà nei suoi fossati (il cervo era l'animale araldico dei marchesi, ereditato dagli Aleramidi) il maniero con la sua imponenza divenne degna dimora.      

           

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Ricerche a cura di Federico Cappello

 

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