RECENSIONI
DANTE rivista internazionale di studi su Dante Alighieri (anno II, 2005)
[...] Il grande merito di Raffi è quello di riuscire a restituire con estrema chiarezza, nonostante la complessità e la ricchezza dei temi trattati, l'unità del pensiero in movimento di Dante, seguendo quasi una linea imitativa dell'oggetto dei suoi studi facendo sua la metodologia dantesca, tenendosi alla regola "formae sunt consequentia rerum" e divenendo profondamente un interprete ispirato.
Florinda Nardi
ANNALI DI ITALIANISTICA (volume 24, 2006)[...] partendo dalle apparenti contraddizioni del Convivio e del De vulgari eloquentia, Raffi intesse una trama fittissima di allusioni e deduzioni volte a mostrare lo sforzo riuscito di Dante volto a esaltare la nobiltà dell'uomo, la sua lingua e la vocazione demiurgica e redentrice del poeta chiamato "a tenere desta la memoria dell'evento da cui il linguaggio ha tratto origine". Raffinato esegeta dei due trattati, Raffi riconduce i tasselli del complesso intarsio dantesco ad un disegno unico consegnandoci l'immagine del grande vate dell'umanità e di ciò che nobilita l'uomo fino a renderlo unico e divino:la filosofia, la lingua, e la poesia.
Roberta MorosiniITALIANISTICA (anno XXXV, 1)
Il saggio di Raffi si muove allo stesso modo in cui Guglielmo Gorni - relativamente alla Beatrice, alfa e omega del percorso dantesco - invitava recentemente a rileggere l'opera di Dante come una perfetta continuità di "rubriche" capaci di riprese, metamorfosi, rimozioni: il Convivio e il De vulgari eloquentia stanno come momenti di una riflessione che si consuma nel momento stesso in cui la si compie, all'interno di una speculazione che nondimeno conosce già il proprio fine - e che è l'atto stesso dell'intelletto pensante nel momento in cui si cimenta con la scrittura.
Fabio Camilletti